Calcio: i club italiani (quasi tutti) e le coppe europee continuano a “litigare”
Per il secondo anno consecutivo addio all’Europa che conta, a cominciare dalla Champions League. Atalanta (Europe League) e Roma (Conference League) ultime speranze dell’Italia calcistica.
LA FINE DI UN’ERA
Sembra solo ieri quando i nostri club dominavano in lungo e in largo l’Europa. Grandi squadre, grandi investimenti e anche grandi risultati. Beh oggi non è più così. Dobbiamo rassegnarci al fatto – cari amici lettori – che il calcio nostrano ha perso non solo il suo appeal, ma anche e soprattutto il livello di competitività agonistica nell’ambito delle varie competizioni continentali: Champions League (UCL), Europa League (UEL) e Conference League (UCL).
Chi mai se lo sarebbe aspettato? La generazione degli sportivi italiani ha vissuto momenti di gloria tra gli anni ’90 e 2000, sino a toccare l’apice con l’epoca delle “sette sorelle” (potremmo dire il periodo delle “vacche grasse”). Un periodo in cui le squadre italiane erano capaci di recitare un ruolo da protagonista fino in fondo in ogni torneo internazionale. Oggi, le cose sono cambiate. Risulta veramente difficile convivere nell’epoca in cui le squadre italiane sono costrette al massimo, per chiari demeriti tecnici e finanziari, a limitarsi a recitare il ruolo di semplice comparsa (periodo delle “vacche magre”).
I segni di questo graduale e sempre più visibile decadimento del calcio italiano – principalmente causato da una scarsa competitività dei nostri club a livello economico – sono sotto gli occhi di tutti: per il secondo anno consecutivo nessuna squadra italiana accederà ai quarti di finale della Champions League. Se non invertiamo la rotta a livello di sistema calcistico, ci aspetteranno tempi sempre più cupi e spaventosi. Il dato diventa ancora più allarmante in vista degli spareggi validi per l’accesso ai mondiali Qatar 2022, che vedranno impegnata l’Italia dal 24 al 29 marzo. SOS Europa! DECLINO ITALIA!
INTER
Il Liverpool era un osso troppo duro anche per i nerazzurri. Il gap tecnico-tattico e finanziario con gli inglesi è ancora troppo ampio. Serviva l’impresa eroica e perfetta…ma forse c’è stata solo in parte. Il grande José Mourinho (attuale tecnico della Roma dei Friedkin) ha sempre detto che la Champions League «è la competizione dei dettagli». E il tecnico di Setúbal aveva e continua ad avere ragione! Nella doppia sfida con i Reds, gli Inzaghi boys hanno mostrato un calcio a tratti scintillante, propositivo ed europeo, ma tutto questo non è stato sufficiente.
L’Inter, soprattutto, nella gara d’andata avrebbe forse meritato la vittoria, ma ha dissipato numerose azioni da gol (grida ancora vendetta la traversa di Çalhanoğlu, nel primo tempo); tuttavia, alla prima disattenzione su calcio piazzato il Liverpool si è portato in vantaggio a San Siro con Firmino. Poi come se non bastasse, oltre al danno anche la beffa: un tiro deviato e Salah ha chiuso la partita sul risultato finale di 0-2. Ad Anfield, invece, sono i padroni di casa a inveire contro la cattiva sorte (tre legni), mentre l’Inter – orfana di Barella per squalifica in entrambe le gare – ha trovato nel secondo tempo il vantaggio con un eurogol di L. Martínez.
Peccato che subito dopo il gol – quando si doveva tentare l’arrembaggio finale – Sánchez ha rimediato un cartellino rosso per doppia ammonizione. E qui si è infranto definitivamente il sogno Champions dell’Inter di Inzaghi, che si è consolata – se così si può dire – battendo il Liverpool per 1-0, con ciò violando così l’imbattibilità casalinga dei Reds dopo ben 366 giorni. La Beneamata è uscita a testa alta dalla Champions, con più certezze che incertezze; ora, è necessario però che la Società aumenti il valore tecnico della rosa e che la squadra non si conceda più quelle disattenzioni e imprecisioni che in Coppa ha pagato a carissimo prezzo. VOTO: 6. La strada intrapresa del bel gioco offensivo è quella giusta, ora però bisogna proseguire il cammino in questa direzione. PROSSIMA STAGIONE: CERCASI CONFERMA DEFINITIVA DA PROTAGONISTA.
JUVENTUS
Dopo l’eliminazione ai quarti subita con l’Ajax (16 aprile 2019) e quelle rimediate agli ottavi con il Lione (7 agosto 2020) e con il Porto (9 marzo 2021), ecco che anche quest’anno è giunta inesorabile per mano del Villarreal (16 marzo 2022) la quarta eliminazione negli ultimi quattro anni dalla Coppa dalle grandi orecchie (la terza consecutiva agli ottavi). Tralasciando ogni minima considerazione legata al risultato, la cosa che più ha sorpreso negativamente è stato l’atteggiamento della Vecchia Signora nella competizione continentale più prestigiosa. Sebbene nel primo tempo del match di ritorno, i bianconeri hanno provato a creare alcune occasioni (confezionando anche una traversa con Vlahovic), nell’economia complessiva dei 180’ la performance dei torinesi è stata a dir poco timida o, in alcuni tratti, del tutto anonima.
Troppo poco per sperare di superare il turno; soprattutto considerando che in termini di blasone e di caratura tecnico-finanziaria la bilancia pendeva nettamente a sfavore de El Submarino Amarillo (“Il Sottomarino Giallo”). Gli spagnoli, però, si sono rivelati più compatti, organizzati e dotati di una trama di gioco di stampo europeo, in cui il collettivo, le idee e la vocazione offensiva hanno saputo fare la differenza. Qualità che per l’ennesima volta sono mancate alla squadra di Allegri. Il risultato dell’andata lasciava nutrire grandi speranze: 1-1 all’Estadio de la Cerámica (Stadio della Ceramica). Il ritorno, invece, è stata una doccia gelida: sconfitta in casa per 0-3. Ora è arrivato il tempo dei bilanci e occorre ripartire equamente le responsabilità tra: proprietà, dirigenza, staff tecnico e rosa. Intanto, ai tifosi della Juventus non resta altro che chiedersi quanto tempo ancora dovranno attendere per alzare al cielo l’ambita Champions. Ancora una volta, è emersa l’assenza in casa Juve di un DNA europeo. VOTO: 4. La maledizione della Champions League colpisce ancora. INCUBO INFINITO.
ATALANTA
La Dea, anche se non nella sua migliore stagione per continuità di rendimento, riesce ad andare avanti in Europa League. Il marchio di Gasperini è ormai noto: spettacolo, gol e risultati. Dopo la “retrocessione” dalla Champions all’Europa League (3ª nel girone di Champions con 6 punti, dietro a Villarreal classificatosi 2° con 10 punti ed al Manchester United che aveva chiuso al 1° posto con 11 punti), i bergamaschi liquidano l’Olympiakos nello spareggio per l’accesso agli ottavi di Europa League. Qui, la Dea vince e convince superando i temibili tedeschi del Bayer Leverkusen. All’andata i nerazzurri vincono con uno spettacolare 3-2; al ritorno, i Gasp boys blindano la qualificazione vincendo di misura. Ormai, il modello Atalanta è studiato in tutta Europa perché è un modello che piace e che funziona. Speriamo per il calcio italiano che possa funzionare il più a lungo possibile e che magari possa regalarci una inaspettata ed eroica vittoria in Europa League. Certo che con un Duván Zapata a disposizione, il tecnico di Grugliasco avrebbe maggiori chance di puntare alla finale. Per il momento, godiamo delle giocate brillanti dei vari Malinovsky, Muriel, Freuler e De Roon, in attesa della sfida a un’altra compagine tedesca, il Lipsia, nei quarti. VOTO: 6,5. L’Europa League è il vestito su misura per questa Atalanta. IL SOGNO CONTINUA.
NAPOLI
I partenopei cominciano bene e finiscono male in Europa League. Dopo un buon cammino in un girone di qualificazione abbordabile (2° solo per classifica avulsa, dietro allo Spartak Mosca), i campani hanno ceduto di schianto al primo vero ostacolo. Nello spareggio, la sorte è stata davvero avara con il club azzurro che ha pescato il Barcellona. Al Camp Nou, la squadra di Spalletti non ha sfigurato affatto riuscendo a conquistare un pareggio (1-1) molto incoraggiante. Allo Stadio Diego Armando Maradona, però, il “rinato” Barça domina in lungo e in largo. Il match si chiude con il risultato finale di 4-2 a favore dei blaugrana. Gli uomini del mago Xavi (recente gloria del calcio catalano e iberico) hanno impartito ai napoletani una lectio magistralis di calcio champagne.
Sebbene in Italia i partenopei sono tra le compagini che esprimono il miglior calcio, in Europa la situazione si rovescia in modo incredibile. Il Napoli – al pari della maggior parte delle squadre italiane – manca di una identità calcistica internazionale. Uscire con il Barcellona ci sta, ma non in questo modo. Essere presi “a pallonate” in casa, perdendo ogni confronto tecnico e tattico rappresenta una sconfitta che può togliere molta fiducia ed autostima a tutto l’ambiente. VOTO: 5. Troppo piccola per un Barcellona così grande. GAME OVER.
LAZIO
La Roma biancazzurra si scopre fragile e timida a livello europeo. Il cammino in Italia, finora, non particolarmente esaltante viene “ripetuto” in Europa. Nel girone di competenza, la Lazio si piazza al 2° con 9 punti (a tre lunghezze dal Galatasaray). Negli accoppiamenti per gli spareggi validi per l’accesso agli ottavi di finale, alla squadra di Sarri è toccato il Porto di Sérgio Conceição (protagonista della Lazio di Sven-Göran Eriksson). Non certo un avversario facile. Anche per i biancocelesti il doppio confronto con i portoghesi ha lasciato trasparire una situazione di scarsa competitività sul piano dell’interpretazione calcistica della gara. All’andata, i capitolini hanno perso per 2-1 offrendo una performance di dubbia qualità. Nel match di ritorno, i laziali hanno osato di più rispetto a quanto visto nei primi 90’, ma i lusitani hanno sempre mantenuto il controllo del gioco e degli avversari maturando un risultato finale di pareggio (2-2).
Da un maestro del calcio spettacolo come Maurizio Sarri, i tifosi biancocelesti si aspettano molto di più in termini di qualità offensiva e di conseguenti risultati. Sicuramente, il confronto europeo ci dice che la Lazio è ancora in fase di confusione tattica e che, soprattutto, nella prossima sessione estiva di calciomercato il club di Lotito dovrà lavorare molto e bene per consegnare al tecnico toscano una rosa più adeguata al suo credo tattico. VOTO: 5. Ripianificare la rosa e sviluppare un gioco più efficace e offensivo. CANTIERE APERTO.
ROMA
I giallorossi, seppur con qualche singhiozzo di troppo, strappano l’accesso ai quarti di finale di Conference League. L’accesso ai quarti candida così la Roma come una delle principali pretendenti alla vittoria finale. Malgrado gli entusiasmi, occorre analizzare le prestazioni in Coppa della Roma. Al di là della sonora débâcle con i norvegesi del Bodø/Glimt (sconfitta in Norvegia per 6-1), nei 180’ con il Vitesse la squadra capitolina ha faticato – più di quanto previsto – per ottenere il pass ai quarti di finale. La Magica sembra difettare sul piano dell’atteggiamento di squadra: ossia i rendimenti della sono troppo altalenanti. Inoltre, spesso pare avvertirsi la mancanza di un vero leader in campo. Il profeta di Setúbal sta cercando di migliorare anche questo aspetto, ma occorre individuare sul mercato dei profili di giocatori più “europei” e maggiormente capaci di gestire determinate “pressioni”. Infatti, forte della vittoria maturata all’andata in Olanda (1-0), la Roma nel match casalingo di ritorno ha subito troppo l’intraprendente manovra del Vitesse, che si era portato in vantaggio con merito. Fortunatamente, ci ha pensato il giovane Sir Tammy Abraham a scacciare via lo spauracchio dei tempi supplementari, con un colpo di testa al 90’, sotto la curva Sud che vale il pareggio finale (1-1) e l’attesa qualificazione. Prossima sfida, di nuovo contro il Bodø/Glimt nei quarti. VOTO: 6. Da qui in poi, occorre avere più carattere in campo cercando di rischiare meno, anche attraverso un gioco più gradevole ed offensivo. QUALIFICAZIONE DA BRIVIDI.
Francesco Ciavarella
Immagine di copertina via calciomercatonews.com