Aggressione in carcere di Yvan Colonna: perché la situazione dei detenuti corsi sta generando tensioni

Tempo di lettura 6 minuti
In Corsica scontri tra polizia e manifestanti da quando Yvan Colonna, membro del commando che ha assassinato il prefetto Erignac, è in coma.

Jean Castex ha rimosso, venerdì 11 marzo, la condizione di “détenu particulièrement signalé” (DPS) (traduzione in italiano non letterale: “detenuto da tenere particolarmente sotto osservazione”, NdT). ad Alain Ferrandi e a Pierre Alessandri, due membri del commando che ha assassinato il prefetto Erignac, scrive Franceinfo sabato 12 marzo. Il Primo ministro aveva già preso una decisione simile martedì per Yvan Colonna l’aggressione del quale ha scatenato una serie di manifestazioni in Corsica. Questa decisione che si applica “immediatamente” apre dunque la strada a un avvicinamento all’isola della Bellezza di questi detenuti condannati all’ergastolo per l’assassinio del prefetto Claude Erignac nel 1998. La redazione di Franceinfo spiegherà in questo articolo perché la situazione di questi detenuti corsi sta provocando così tanti dissensi, alla vigilia di una nuova manifestazione prevista per domenica a Bastia alle 15.

Perché le rivendicazioni non risalgono solo ai giorni precedenti

La situazione dei detenuti corsi cristallizza le tensioni che vanno avanti da molti anni fra gli isolani e lo stato francese. Incarcerati per atti terroristici, vengono indicati come “prigionieri politici” da parte dei nazionalisti. Tra il 1981 e il 1989 vengono votate due leggi di amnistia per una quarantina di questi. Nel corso dei decenni successivi il problema è stato regolarmente riproposto. Nel 2004, il governo allora in carica si è adoperato per fare in modo che i detenuti corsi si avvicinassero alle prigioni isolane, ma non tutti sono stati coinvolti dalla cosa. Così nel maggio del 2015 l’Assemblea della Corsica si è pronunciata, con un gran numero di consensi, per l’amnistia di tutti i “prigionieri politici”. Tuttavia, i progressi sono stati pochi.

Attualmente questa rivendicazione si trova al centro delle manifestazioni organizzate dopo il tentato assassinio di Yvan Colonna, che ha provocato commozione e collera nell’isola. Molti studenti liceali e alcuni delle scuole medie sono scesi per le strade per protestare. L’università della Corsica nella città di Corte ha subito dei blocchi. Dopo questo avvenimento, i membri del consiglio d’amministrazione dello stabile hanno presentato all’unanimità, martedì 8 marzo, una mozione a favore di Yvan Colonna e hanno scritto in un comunicato:

La comunità universitaria chiede ufficialmente la liberazione di tutti i detenuti politici corsi, atto fondatore di una nuova pagina della storia della Corsica”.

L’università ha deciso di compiere un atto politico per far sì che si entrasse in una diversa fase di discussione e di dialogo. Dal 2015 le nostre rivendicazioni si scontrano con la freddezza dello stato. Quello che è accaduto con Yvan Colonna è stata la scintilla che ha fatto scattare tutto”, dettaglio fornito a Franceinfo da Alain Di Meglio, vicepresidente del Consiglio d’amministrazione dell’Università della Corsica.

Le rivendicazioni riguardo ai detenuti corsi si focalizzano sui tre membri del commando che ha assassinato Erignac: Pierre Alessandri, 63 anni, e Alain Ferrandi, 62 anni, sono stati condannati nel 2003 all’ergastolo come Yvan Colonna, 61 anni, condannato nel 2007. I primi due stanno scontando la loro pena alla Maison Centrale di Poissy (Yvelines) e il terzo ad Arles (Bouches-du-Rhône). Da diversi anni, militanti nazionalisti e collettivi per la liberazione dei “prigionieri politici” corsi reclamano il loro riavvicinamento al centro penitenziario di Borgo (Alta Corsica).

Perché viene vista come un’ingiustizia

I tre prigionieri devono beneficiare dell’applicazione della legge francese, né più né meno”, insiste Michel Castellani rivolgendosi alla redazione di Franceinfo. Deputato dell’Alta Corsica, firmatario, come altri tredici eletti, di un dibattito pubblicato a fine 2021 su Le Monde per reclamare l’avvicinamento del commando Erignac “in nome della legge”. Per far sì che sia effettivamente efficace, questi deputati appartenenti a tutte le sponde politiche chiedevano l’eliminazione della condizione di “détenu particulièrement signalé”.

Mantenere questa condizione è l’unico ostacolo giuridico al loro avvicinamento al centro penitenziario di Borgo, dato che quest’ultimo non è abilitato ad accogliere questa tipologia di detenuto”.

Nessun DPS (“détenu particulièrement signalé”, NdT) è assegnato a un centro di indentificazione: va privilegiata una collocazione in carcere ad alta sicurezza, dato che questa condizione può comportare una sorveglianza maggiore sulla corrispondenza scritta e telefonica, rapporti più regolari sul comportamento del detenuto e perquisizioni specifiche.

Secondo una circolare del procuratore generale, garante della decisione, l’inserimento di un detenuto nel registro dei DPS si basa su sei criteri, tra cui l’appartenenza alla criminalità organizzata o a movimenti terroristici, il rischio di evasione o ancora lo stato di pericolosità in detenzione. Alcuni loro sostenitori ritengono che altrettanti elementi non vengono applicati a Pierre Alessandri, Alain Ferrandi e Yvan Colonna, la cui detenzione si è svolta senza gravi incidenti. Tutto ciò spiega, dopo la decisione annunciata venerdì 11, il motivo per cui è presente “un sentimento di soddisfazione” ma non pienamente completo. “Viene solamente applicata la legge, e dico ‘finalmente’”, ha replicato Gilles Simeoni, presidente autonomista del Consiglio esecutivo della Corsica rivolgendosi all’AFP (Acronimo di “Agence France-Presse”, NdT).

Questa decisione era necessaria, giustificata e fa parte della normale applicazione della legge” sottolinea rallegrandosi Françoise Davideau, avvocatessa di Alain Ferrandi, contattata da Franceinfo. “Questa disposizione avrebbe dovuto essere presa molto tempo fa. La condizione di DPS non ha ragione di esistere”, sostiene l’avvocatessa, “speriamo che sia il primo passo verso un dialogo costruttivo”. Per l’avvocatessa la prossima fase è quella di preparare l’udienza, prevista per il 21 aprile, nel corso della quale verrà esaminato il ricorso al “parquet national antiterrorisme (Pnat)” (Traduzione in italiano: Procuratore Nazionale Antiterrorismo, NdT) per pianificare una pena con un regime di semi-libertà per Alain Ferrandi. Sulla scia di Pierre Alessandri, Ferrandi può beneficiare di una libertà condizionata da maggio 2017. La pianificazione richiesta prevede che Alain Ferrandi lavori durante il giorno e dorma la sera nella prigione di Borgo (Alta Corsica). “Il riavvicinamento alla Corsica non avrebbe senso senza l’adeguamento della pena”, insiste Françoise Davideau.

Perché si sta dimostrando come una crisi di fiducia nei confronti dello stato

La revoca della condizione di DPS apre finalmente le porte, ma bisogna rispettare tutte le fasi del processo per il riavvicinamento, che si spera si svolgano in un arco di tempo il più breve possibile”, specifica Thierry Casanova, militante nazionalista e amico di Pierre Alessandri e Alain Ferrandi intervistato per Franceinfo. Il riavvicinamento resta, dunque, una delle parole d’ordine della manifestazione di domenica. Un altro motivo che ha dato inizio alla manifestazione riguarda il tentato assassinio di Yvan Colonna, ancora in lotta tra la vita e la morte. “Vogliamo che si abbia la più completa trasparenza durante lo svolgimento delle indagini e degli interrogatori ora in corso. Abbiamo il diritto di sapere cosa è veramente successo”, ribatte Thierry Casanova che ha progettato la manifestazione. “Nessuno crede alle spiegazioni fornite dal procuratore. Se non facessimo pressione, non otterremmo mai la verità”.

Molti dei manifestanti sostengono che Yvan Colonna non si troverebbe in coma ora se l’avessero incarcerato in Corsica e vedono questa situazione come “un sistema di vendetta architettato dallo stato” dopo anni dall’assassinio del prefetto Erignac. “Lo stato ha una responsabilità inconfutabile in questa faccenda e a diversi livelli” ha dichiarato Gilles Simeoni dopo l’aggressione.

Lo slogan “Statu francese assassinu” (stato francese assassino) è stato largamente usato fin dall’inizio della contestazione, soprattutto dai più giovani che non smettono di protestare. Il caso di Yvan Colonna ha nutrito il loro immaginario: la figura del militante è diventata una “leggenda” per i liceali e gli studenti, spiega su BFMTV (Canale d’informazione francese, NdT) Thierry Dominici, professore di scienze politiche presso l’università di Bordeaux. “Lo stato francese non è un assassino. Sostenere il contrario è in contraddizione con la verità” ha risposto Amaury de Saint-Quentin, nuovo prefetto della Corsica.

C’è un lavoro di memoria e di resilienza da compiere dietro l’assassinio del prefetto Erignac” riconosce Thierry Casanova, il quale sostiene inoltre che le rivendicazioni vanno al di là, vertono “sul riconoscimento del popolo corso nella sua interezza”. Un “problema” che giudica “profondo” e “radicato da molti anni”. “Bisogna partire da nuove basi e stabilire dei legami di fiducia: questa sarà la parte più dura”, afferma.

Traduzione di Daniela D’Andrea via francetvinfo.fr

Immagine di copertina via twitter.com/radiondadurto

Potrebbero interessarti anche...

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, scrivi a ghigliottina.it@gmail.com. Cookie Law

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, scrivi a ghigliottina.it@gmail.com.

Chiudi