UkraineHelp, progetto di civic hacking a supporto dell’Ucraina
Condividere informazioni utili e verificate a supporto della popolazione dell’Ucraina: un nuovo progetto di civic hacking nato dopo Covid19Italia e TerremotocentroItalia. Intervista a Cristina Galasso, attivista del Gruppo Editor e Gruppo Media di UkraineHelp.
Il conflitto tra Ucraina e Russia, iniziato ormai oltre un mese fa, ha visto un numero enorme di persone coinvolte nel nostro paese per aiutare chi sta scappando dalla guerra. In questo contesto si inserisce UkraineHelp, progetto di CivicHacking nato dopo l’esperienza di CovidHelp di due anni fa. Quanto è importante questo tipo di attivismo digitale, anche alla luce di così tante fake news che girano online?
In realtà il nostro gruppo di attiviste e attivisti nasce nel 2016 con il terremoto in centro italiana e la piattaforma Terremotocentroitalia.info. Gran parte dell’infrastruttura (open data e open source), del nostro modo di lavorare e intervenire sulle emergenze nasce allora. Poi quel progetto lo abbiamo ulteriormente sviluppato nel 2020 con Covid19Italia.info e oggi, ahinoi, siamo tornati online con UkraineHelp. Tuttavia, mai avremmo pensato alla necessità di attivarci per un’emergenza prodotta da una guerra nel cuore dell’Europa.
Ma venendo alla tua domanda, quella delle fake news è una questione che ci siamo sempre posti perché là dove c’è un’emergenza c’è sempre diffusione di false notizie. Lo dimostrano le tante fake news che abbiamo raccolto sia nel 2016 in occasione del terremoto in centro Italia che nel 2020 con la pandemia.
Anche per UkraineHelp abbiamo quindi attivato un monitoraggio di false notizie, bufale, truffe, ma non registriamo molte segnalazioni a riguardo. Credo sia dovuto al fatto che, per scelta, non ci occupiamo dell’aspetto militare di questa guerra ma di supportare la popolazione che subisce il conflitto, in particolare quanti sono costretti a fuggire e a trovare rifugio nel nostro paese. Ed è, invece, lo scontro militare, il teatro di guerra che sta producendo più fake news, perché qui l’informazione è fortemente viziata dalla propaganda bellica, dalla cosiddetta “cyber war”. Ciò che riceviamo e pubblichiamo sul sito sono quindi soprattutto notizie di truffe che riguardano le donazioni che poi è ciò che spesso accade quando c’è un’impennata di raccolte fondi.
Nel monitorare i social e la rete più che fake news stiamo semmai registrando un fenomeno molto pericoloso che spesso si genera quando a fuggire sono soprattutto donne e bambini: il pericolo di truffe, adescamenti, abusi e violenze, addirittura tratta sessuale e traffico di esseri umani. Questo è un tema che abbiamo ben presente, grazie alla presenza nel nostro team di attiviste di ActionAid, organizzazione che in Italia è stata tra le prime a denunciare questo pericolo e che supporta i nostri progetti fin dal 2016.
Per questo motivo abbiamo deciso di non aprire la piattaforma alle offerte di alloggio da parte di privati: non possiamo garantire una segnalazione sicura e verificata – così come sono tutte le nostre segnalazioni – ed evitare di pubblicare, nostro malgrado, anche offerte “esca” che possono quindi esporre soggetti particolarmente vulnerabili, come sono appunto le donne e i bambini in fuga dall’Ucraina, a chissà quali pericoli.
Un aspetto fondamentale di UkraineHelp riguarda l’approccio “do not harm”, cioè portare avanti il concetto di non nuocere, di non fare del male. Puoi spiegarci come si traduce a livello operativo nell’utilizzo della piattaforma?
L’approccio “do not harm” a livello operativo si traduce in due aspetti del nostro progetto. Da una parte, ciò a cui ho accennato sopra, ovvero il tipo di uso e scopo della nostra piattaforma: raccogliere e diffondere informazioni e servizi utili alla popolazione civile colpita dalla guerra e in particolare a chi è costretto a fuggire e a trovare rifugio nel nostro Paese. Dal supporto legale e psicologico ai servizi di accoglienza e assistenza promossi da enti pubblici e terzo settore, dalla ricerca di volontari e mediatori linguistici alle raccolte di beni e raccolte fondi, dai servizi a supporto dei bambini e dell’integrazione scolastica ai contatti utili sul web e sul territorio per ricevere un primo aiuto appena si arriva in Italia. E poi indicazioni per trovare lavoro, ricevere cure mediche, frequentare corsi di lingua italiana e molto altro (sono tutte a questo link, divise per tipologia).
Il secondo aspetto dell’approccio “do not harm” riguarda proprio le raccolte fondi: non accettiamo e diffondiamo raccolte fondi che hanno come scopo l’acquisto di armi e il supporto militare, che in qualche modo sostengono e alimentano la guerra in corso. Il nostro progetto si fonda sulla collaborazione e sulla solidarietà, su un attivismo non violento.
Lo scenario del conflitto ucraino-russo cambia di ora in ora, mentre sempre più persone necessitano di aiuto. Che risposta c’è stata da parte delle associazioni e delle organizzazioni che grazie a UkraineHelp trovano un luogo “sicuro” per essere davvero presenti con le persone che arrivano in Italia a volte senza nulla?
Il progetto UkraineHelp, così come TerremotoCentroItalia e Covid19Italia, nasce proprio dal desiderio di dare visibilità alle comunità locale, ai cittadini che possono e vogliono dare una mano. Fin dal terremoto in centro Italia crediamo che per affrontare un’emergenza o un evento di crisi sia necessario “aprire” il sistema di aiuto (anche nel senso di “aprire” le informazioni), rendere partecipi i territori e dunque le persone e chi, anche “in tempo di pace”, coinvolge, aggrega e spinge le persone a fare, a prendersi cura.
Ecco che il contributo che offrono le associazioni e tutto il terzo settore è, secondo noi, molto importante e quindi molto presente sulla nostra piattaforma. Ma sono molto presenti anche le istituzioni soprattutto locali, come i Comuni che sono i primi soggetti sul territorio che devono affrontare i bisogni dei cittadini, anche di chi arriva da un altro paese, come appunto sta accadendo in queste settimane con i profughi ucraini.
Così, oltre a tante segnalazioni di servizi e iniziative offerte da associazioni, parrocchie, comitati cittadini (anche creati dagli stessi ucraini residenti in Italia), sulla piattaforma sono pubblicate numerose segnalazioni di servizi attivati da Regioni, Comuni, aziende sanitarie e non mancano iniziative di solidarietà promosse da aziende, imprese, esercizi commerciali. In tutto ad oggi abbiamo processato e pubblicato oltre 400 segnalazioni (verificate e georeferenziate) e la gran parte sono proprio servizi e iniziative a sostegno dell’emergenza Ucraina promosse da enti pubblici e terzo settore.
L’importanza di questo tipo di attivismo e dell’uso di piattaforme aperte e partecipate come UkraineHelp sta proprio qui: creare sinergie tra cittadini e enti pubblici, mettere in rete – grazie a tecnologie aperte – le risorse e le capacità di tutti, così da rispondere meglio a bisogni e difficoltà, tanto più in un momento di emergenza.
Del resto ci pare che di fronte alla crisi ucraina anche la stessa Protezione civile e il governo abbiano colto questa necessità. Con l’ultima ordinanza sull’emergenza Ucraina, infatti, si apre l’assistenza dei profughi ad un’accoglienza più diffusa sul territorio, che coinvolge la società civile e il terzo settore. Ci auguriamo che questo importante cambio di prospettiva si possa attuare per tutto il sistema di accoglienza e non soltanto per chi fugge dall’Ucraina.
Intervista a cura di Graziano Rossi
Immagine di copertina via facebook.com/groups/ukrainehelpit/media