Il World Press Photo 2022 per la prima volta diviso anche per aree geografiche

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Scatti da 23 paesi, con immagini che sono una preselezione per il premio finale. Il 7 aprile verrà annunciata la foto dell’anno.

Il concorso World Press Photo ha annunciato lo scorso 24 marzo i premi assegnati per la prima volta per regioni geografiche e non solo per categoria, come scrive El País. I vincitori sono 24 autori di 23 paesi dalle “sei regioni” così come definite dalla giuria. Si tratta di Asia, Africa, Europa, Sud Est Asiatico e Oceania, America del Nord e Centrale, Sudamerica. È il nuovo modello di selezione dell’omonima fondazione olandese, che assegna anche la Foto dell’Anno. Questa, la più famosa del concorso, sarà scelta giovedì 7 aprile tra i lavori degli attuali vincitori. I temi presentati vanno dalla crisi climatica ai movimenti per i diritti civili; dall’accesso all’educazione scolastica alla tutela dell’identità delle comunità indigene. 19 dei 24 vincitori provengono dal paese o dalla comunità ritratti nelle loro immagini.

I vincitori sono divisi in quattro categorie identiche per tutte le aree geografiche: Singole (Singles, in inglese), Storie (Stories), Progetti a lungo termine (Long-term Projects) e Formato aperto (Open Format). Tra i vincitori della Foto Singola, quella dell’Africa ritrae le proteste, registrate nelle città in Sudan lo scorso 30 dicembre, che chiedevano la fine del regime militare. È stata scattata da Faiz Abubakr Mohamed, un fotografo che vive nella città sudanese di Jartum. Nella categoria Storie, sempre per l’Africa, appare la foto di una madre in Nigeria che piange in casa il giorno dopo il sequestro delle sue due figlie. È accaduto nel febbraio del 2021 e, nello stesso attacco, un gruppo armato ha portato via altre 279 minori dai dormitori della scuola. La firma Sodik Adelakun Adekola per l’agenzia France-Press.

Secondo quanto dichiarato dalla giuria del World Press Photo, in questa prima edizione per aree geografiche sono state presentate 64.823 foto firmate da 4.066 autori per un totale di 130 paesi. “Questo nuovo modello di concorso ci ha spinto a uscire dalla nostra comfort zone. Ne è derivata una selezione di vincitori che riflette sullo stato del mondo da un punto di vista più profondo e più ricco di sfumature”, ha spiegato lo scorso 24 marzo Rena Effendi, presidente della giuria globale che ha selezionato le foto. Sei giurie regionali hanno operato la prima scrematura. La scelta finale è stata affidata a un’altra giuria, definita globale. Di questa facevano parte i direttori regionali e la stessa Effendi.

In Asia, la Foto Singola selezionata è di Fatima Shbair, e ritrae alcuni bambini palestinesi riuniti il 25 maggio 2021 nel loro quartiere, a Gaza. Si fanno luce con l’aiuto di alcune candele e protestano contro gli attacchi avvenuti durante un cessate il fuoco stabilito tra Hamas e Israele dopo 11 giorni di conflitto. La foto è dell’agenzia Getty Images e l’autrice è nata e cresciuta a Gaza. Aveva nove anni quando è iniziato l’embargo della città – la principale della Striscia – nel 2006. Nei Progetti a lungo termine ha vinto un lavoro incentrato sullo sforzo dei contadini del villaggio di Ghosri, in India, per proteggere i raccolti e il bestiame dalle tigri. I grandi felini vivono in una riserva naturale lì vicino, e Senthil Kumaran ha ritratto una situazione caratterizzata dall’esodo forzato degli abitanti dei villaggi colpiti. E dal trasferimento di alcune tigri in un altro luogo.

 

In Europa, la Foto Singola vincitrice ha catturato gli incendi che hanno avuto luogo in Grecia nell’agosto 2021. È una foto dell’isola di Evia, e una donna, Panayiota Kritsiopi, piange e grida spaventata quando le fiamme si avvicinano alla sua abitazione. Il fotografo è Konstantinos Tsakalidis, per Bloomberg News. La donna ritratta nella foto ha affermato che era disperata in quel momento e non solo per lei ma per l’intera città. Alla fine, il fuoco non ha raggiunto la sua casa. La giuria spiega che la composizione fotografica riflette il dolore “per sé e per l’ambiente, oltre che la crisi climatica”. La crisi Ucraina, prima della guerra in corso, appare nei Progetti a lungo termine. Nella serie è inclusa la statua decapitata di Lenin. Eretta nel parco di Cheminots, nella città di Kotovs’k (dal 2016 denominata Podil’s’k), è stata distrutta da gruppi ultranazionalisti nel dicembre 2013. Il lavoro è del francese Guillaume Herbaut, per l’agenzia VU, e la giuria indica che “non è violento o crudo, ma invita a riflettere”.

Tra i vincitori in America del Nord e Centrale, la Foto Singola mostra una fila di croci piantate lungo un sentiero in memoria di bambini e bambine indigeni morti in uno degli istituti aperti a Kamloops, nella Columbia Britannica (Canada). Alle croci sono appesi alcuni vestiti sui toni del rosso, che ricordano i martiri di epoca romana, e rappresentano la sofferenza dei circa 5.000 bambini (su circa 150.000) separati dalle loro famiglie e maltrattati in centri statali. In quei luoghi hanno perduto la loro identità in nome dell’assimilazione imposta da diversi governi canadesi a partire dal XIX secolo. La foto è firmata da Amber Bracken per il New York Times.

Nel Sudest Asiatico e Oceania, la sezione Formato aperto raccoglie immagini del massacro degli studenti dell’Università di Thammasat, a Bangkok, capitale della Thailandia, avvenuto nel 1976. Le immagini dell’epoca sono combinate con quelle realizzate dalla fotografa Charinthorn Rachurutchata tra 2020 e 2021. Quasi cinquant’anni fa la polizia e i paramilitari aprirono il fuoco contro gli studenti, e lei ha strappato le foto per ripararle poi con lacca liquida e polvere d’oro. Si tratta di una tecnica che ricorda il kintsugi giapponese con il quale la porcellana rotta viene riparata con lacca di resina e polvere d’oro. “È un processo che rappresenta il trauma e la speranza in un futuro migliore”, afferma la giuria.

In Sudamerica, nella categoria Storie, compare Antonella, un’adolescente di 12 anni che vive a Buenos Aires (Argentina). Quando le lezioni in presenza sono state sospese a causa del coronavirus, ha deciso che avrebbe tagliato i suoi lunghissimi capelli solo quando avesse potuto tornare in classe. “Al ritorno sarò un’altra persona”, racconta. La fotografa, Irina Werning, vive nella capitale argentina e l’ha presa ad esempio della crisi dell’istruzione e della vita degli studenti durante il lockdown. Pubblicata da Pulitzer Center, la giuria ha ritenuto che le immagini restituiscano una forma di resistenza e si connettano al valore che nel mondo viene dato ai capelli.

 

Traduzione di Valentina Cicinelli via elpais.com

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