“Si figuri!”: l’immaginazione di Elisa Puglielli restituisce colore alla lingua
Con “Si figuri!” Clichy offre una breve guida alle figure retoriche dove le definizioni si accompagnano a illustrazioni vivaci e ingegnose.
Si figuri! Guida illustrata alle figure retoriche e al loro utilizzo, spesso inconsapevole, nel linguaggio quotidiano. Il sottotitolo del libro è eloquente. Spesso della lingua che quotidianamente usiamo non abbiamo grande consapevolezza. Né padronanza. A meno che non sia strumento di indagine per motivi professionali o di studio, ci si interroga poco sulle parole e sulle espressioni che si usano. C’è un programma interessante che va in onda da un paio di anni sulla Rai, Le parole per dirlo, che si propone di viaggiare attraverso la lingua italiana scandagliandone vari aspetti. Ma è pur sempre un programma trasmesso la domenica mattina.
Non ci rendiamo conto però che le figure retoriche costituiscono l’anima del nostro parlare e che pervadono i nostri discorsi, tanto da passare spesso inosservate. Sappiamo bene che con il fenomeno della lessicalizzazione certe figure retoriche sono passate nell’uso e hanno perso la loro aura figurata. Nessuno si stupisce di parlare del collo di una bottiglia o dei piedi di un albero. Nessuno si chiede perché il sole possa tramontare nel mare. Catacresi è una parola che sembra oscura, eppure descrive esattamente cosa c’è dietro espressioni così familiari.
Forse il punto è proprio questo: comprendere che le figure retoriche non sono solo quelle cose che si studiano sui banchi di scuola quando si parla di poesia, ma sono la linfa del nostro parlare quotidiano. Nella prefazione al libro di Elisa Puglielli, Giorgio Biferali allude alla paura suscitata dalle figure retoriche incontrate nello spazio un po’ asettico della classe di scuola media, dove a un certo punto qualcuno entra e inizia a categorizzare queste modalità espressive vivacissime ma che in quel momento hanno la pesantezza dei manuali scolastici. Decidere di affrontare le figure retoriche partendo da espressioni e modi di dire comuni è quindi una scelta efficace. E affiancare alle definizioni delle illustrazioni va nel medesimo senso: restituire vivacità e vita a meccanismi espressivi che ci ricordano quanto la creatività sia sempre al lavoro sul tessuto della lingua. Le immagini aiutano peraltro a imprimere e a fissare nella mente un concetto, quindi a ricordarlo meglio. E quelle di Elisa Puglielli sono immagini d’impatto, con colori intensi, linee morbide e decise, vivaci e vive. Il titolo del libro, poi, è un guizzo d’ingegno. Probabilmente il titolo perfetto.
Le definizioni sono inoltre corredate di etimologia: un ulteriore passo verso la consapevolezza del parlante. I nomi delle figure retoriche suonano “difficili”, ma l’etimologia è lì per darci la possibilità di comprendere e penetrare la difficoltà. Scorrendo la lista delle 44 figure presentate, incontriamo procedimenti retorici che usiamo abitualmente senza farci più troppo caso, come l’epanalessi o l’anadiplosi. Incontriamo quelle “infrazioni” o omissioni frequentissime nel parlato, come l’anacoluto o aposiopesi. Incontriamo, poi, forme tipiche del linguaggio pubblicitario, che di retorica ne fa sempre grande uso.
Se ci pensassimo un attimo, estirpare le figure retoriche dal nostro parlare sarebbe impossibile. I discorsi che facciamo sono infarciti di procedimenti espressivi volti a colorare l’eloquio, a dare una certa sfumatura agli enunciati. Senza le figure retoriche, la lingua mancherebbe di colore. Ed è proprio con tanto colore che Elisa Puglielli ce le presenta.
Elisa Puglielli
Si figuri! Guida illustrata alle figure retoriche e al loro utilizzo, spesso inconsapevole, nel linguaggio quotidiano
Edizioni Clichy
104 pagine
19 euro
Sara Concato