In Costa Rica è iniziata l’era del conservatore Rodrigo Chaves, contrario all’aborto e all’eutanasia
In un ballottaggio con astensionismo record, vince il candidato del Partito per il Progresso Social Democratico: ripresa economica, stop alla corruzione e lotta alle diseguaglianze le sue sfide più urgenti.
I costaricani scelgono il cambiamento ed eleggono Rodrigo Chaves Robles come nuovo Presidente della Repubblica. Recessione e corruzione hanno spinto verso la massima carica il 60enne economista, già ministro delle Finanze nel governo dell’uscente Quesada. Chaves ha ottenuto un milione di voti, superando con il 52,9% delle preferenze José Maria Figueres, già presidente nel quadriennio 1994-98. L’era Chaves inizierà ufficialmente il prossimo 8 Maggio.
Paradossalmente, il neopresidente Chaves ha solamente 10 deputati dei 57 disponibili in Parlamento. Ciò significa che dovrà negoziare molto con le altre realtà politiche e soprattutto con il Partito di Liberazione Nazionale dello sfidante Figueres, che ha ben 19 seggi.
La vittoria è arrivata con il ballottaggio dello scorso 3 Aprile, in un turno elettorale segnato da un astensionismo record: il 43,1% dei costaricani, infatti, non ha votato. Lontananza dalla classe politica, sfiducia verso un politico di vecchia data come Figueres e, al tempo stesso, sentimenti tiepidi verso il volto più fresco di Chaves: questo ha tenuto lontana la popolazione centroamericana dalle urne come mai.
Perché se Figueres incarna continuità e tradizione da cui si intende prendere le distanze per rilanciare il Paese, c’è da dire che Chaves è un conservatore contrario all’aborto e all’eutanasia. Tra l’altro, nel 2019 ha dovuto lasciare la Banca Mondiale dopo trent’anni di carriera per denunce di molestie sessuali. La sua campagna elettorale, inoltre, è stata oggetto di discussione per dubbi rispetto alla liceità dei finanziamenti. Non stupisce, dunque, che a molti elettori la scelta sarà parsa impossibile.
Nonostante tutto, la novità della sua figura e la speranza di una strategia economica vincente – data la sua esperienza in materia – lo hanno visto vincitore. “Ricevo con la più profonda umiltà questa sacra decisione del popolo costaricano”, ha detto Chaves nelle sue prime dichiarazioni da presidente eletto. “Questo risultato per me non è una medaglia o un trofeo, ma una grande responsabilità. Mi sono impegnato – ha assicurato – e mi adopererò per promuovere cambiamenti profondi e positivi per governare Costa Rica in democrazia”.
In campagna elettorale, gli argomenti chiave sono stati riorganizzazione e maggiore controllo della spesa pubblica. Inoltre, il neopresidente ha promesso un aumento degli investimenti nell’energia rinnovabile, pensione minima universale e forti stimoli agli investimenti stranieri.
L’elettorato si aspetta che Chaves riporti in alto il Paese: istituzioni solide, alto indice di sviluppo umano e una forte sanità pubblica sono stati il vanto del Costa Rica nel secolo scorso. Già nel nuovo millennio, però, la situazione socio-economico non era stata più tanto florida e la pandemia ha dato il colpo finale. Uno dei settori trainanti del Paese, infatti, era il turismo.
Da economista, Chaves dovrà far rifiorire il settore: l’indice di disoccupazione ha raggiunto il 10% e quello di povertà il 23%, mentre il debito pubblico è oltre il 70% del PIL. Chaves eredita una sfida importante e urgente: far fronte al debito di 778 milioni di dollari contratto con il FMI durante la pandemia senza premere sulla popolazione con riforme di austerità.
Strettamente connessa alla precedente, la sfida legata alla riduzione delle diseguaglianze nel Paese. In Costa Rica c’è un enorme divario tra costa ed entroterra rispetto alle attività di sviluppo economico, che comportano una forte differenza di indice salariale. Negli ultimi mesi, la forbice ha raggiunto il valore più alto mai registrato dal 2010.
Un altro argomento che ha finito per spostare l’ago della bilancia a favore del candidato del Partito per il Progresso Social Democratico è stato la corruzione. Negli ultimi anni, infatti, tale fenomeno ha coinvolto un numero preoccupante di sindaci, assessori locali ma anche presidenziali. Questi scandali a sfondo corruzione hanno certamente contribuito a screditare la vecchia guardia politica.
Mentre un tema sul quale ha taciuto nella corsa alla Presidenza, e sui cui invece dovrà presto esprimersi, è la politica estera. A breve sarà chiamato a scegliere se entrare nell’Alleanza del Pacifico e unirsi a Messico, Colombia, Cile e Perù, già alleati dal 2011. I governi precedenti hanno declinato per possibili svantaggi che avrebbe potuto subire il commercio agricolo nazionale.
Benché non si sia esposto in campagna elettorale, le prime uscite rispetto alle relazioni diplomatiche hanno suscitato perplessità. Chaves è intenzionato a riprendere i rapporti con il Nicaragua, ripristinandovi un’Ambasciata che è stata ritirata dal 2018. In seguito alla denuncia di brogli elettorali nel 2021, il governo di Ortega non è riconosciuto né dall’Organizzazione degli Stati Americani né dall’Unione europea e lo stesso Ortega è equiparato a figura dittatoriale.
Dovrà usare cautela, Chaves: la sua l’intenzione di riavvicinarsi a Ortega scuote l’opinione internazionale ma anche i suoi futuri alleati in Parlamento. Il consenso di questi ultimi gli è indispensabile, se vuole governare il suo Paese.
Immagine di copertina via twitter.com/DireLegislativo