Crisi climatica: Scientist Rebellion tinge di rosso il Congresso spagnolo
Il 6 aprile decine di scienziati e attivisti hanno gettato vernice rossa davanti alla sede del Congresso in Spagna per denunciare come l’inazione dei governi stia mettendo in pericolo l’umanità e la vita del pianeta che conosciamo.
Nel corso del terzo giorno le proteste per il clima organizzate da Scientist Rebellion, azioni di “disobbedienza non violenta” di un ampio collettivo di scienziati impegnati con la complessa crisi che interessa il pianeta, hanno alzato il livello.
Lo scorso 6 aprile a Madrid decine di attivisti e scienziati hanno gettato vernice all’entrata del Congresso tingendo di rosso le scalinate e le colonne del portico. Con questa azione, il collettivo denuncia come l’inazione dei governi in materia di clima stia mettendo in pericolo l’umanità. “Reagire in ritardo alla crisi climatica si traduce in morti”, ha sottolineato il gruppo di scienziati delle Nazioni Unite incaricato di studiare la crisi climatica.
Attraverso la campagna Scientist Rebellion migliaia di persone che si dedicano professionalmente alla scienza nei suoi diversi ambiti richiamano l’attenzione sull’inazione dei governi di fronte alla sconcertante quantità di informazioni che confermano una crisi climatica irreversibile, estinzioni di massa delle specie, inquinamento generalizzato di aria, fiumi e terreni e una deforestazione che negli ultimi decenni ha portato conseguenze devastanti alla fauna e alla flora e anche all’essere umano, come dimostrato dalla recente pandemia da coronavirus.
“Ho partecipato alla redazione di diversi report informativi dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC). Sento la necessità di passare all’azione. Sono 12 anni che ripeto sempre le stesse cose, sono stanca. È necessario che il sistema socioeconomico inverta la direzione” ha detto Marta Rivera Ferre, ricercatrice di INGENIO (centro di ricerca dell’Istituto Superiore di Ricerca Scientifica CSIC e dell’Università Politecnica di Valencia UPV) nel corso della conferenza stampa dello scorso 5 aprile.
La settimana di Scientist Rebellion, con azioni decentralizzate in 25 paesi, coincide con la pubblicazione del terzo capitolo del sesto report informativo dell’IPCC, lo studio delle Nazioni Unite sull’emergenza climatica. Ciò che accomuna tutte queste azioni è la conferma che conoscere cosa accadrà non è sufficiente, c’è bisogno di passare al livello successivo. Rinomati scienziati come Rivera Ferre, Fernando Valladares (CSIC), Agnès Delage (professoressa dell’Università di Aix-Marsiglia), tra i più di mille firmatari del manifesto, difendono la necessità di “ricorrere alla disobbedienza civile non violenta davanti al panorama desolante” che espone la terza e ultima parte del report informativo IPCC.
La conferenza stampa è terminata con due scienziati che hanno gettato vernice rossa sulla facciata del Ministero dell’Educazione, un’azione volta, secondo Scientist Rebellion, a esigere a tutti i livelli impegni trasversali sulla crisi climatica e socioeconomica e a sostenere le azioni e gli scioperi universitari in corso.
Il movimento internazionale di Scientist Rebellion è riuscito a intercettare ad agosto una versione preliminare dell’ultimo report informativo dell’IPCC per aumentare la pressione sull’inazione dei governi. “L’obiettivo 1.5ºC è fallito, rivoluzione climatica adesso!” è il suo slogan. Il collettivo chiede ai governi misure reali, convertendo i consensi scientifici in “obiettivi vincolanti di trasformazione profonda del sistema produttivo e sociale, per garantire così la sopravvivenza dell’umanità”.
Traduzione di Valentina Cicinelli da elsaltodiario.com
Foto di copertina di Alvaro Minguito via elsaltodiario.com