Brillare nascondendosi in piena luce: la storia di Belle Greene
Alexandra Lapierre ricostruisce la vita di Belle Greene e ci regala la storia di questa donna coraggiosa e appassionata, tra ambizioni, determinazione e fragilità.
C’è poco da fare: è indiscutibile il fascino di quelle persone che riescono a prendere il timone della propria vita e a condurla verso destinazioni fortemente volute. Tanto più quando il mare è in burrasca o, più prosaicamente, quando la vita mette sulla loro strada tutta una serie di difficoltà o di oggettivi ostacoli. Per non parlare di quando, superati con coraggio i venti contrari, si raggiungono successi e risultati strabilianti.
Una figura come quella di Belle Greene non avrebbe potuto, dunque, rimanere nascosta tra le pagine della storia ancora a lungo.
A portarla in Italia (grazie a Edizioni E/O e alla traduzione di Alberto Bracci Testasecca) è Alexandra Lapierre, scrittrice e autrice di romanzi spesso incentrati su figure di donne straordinarie come Fanny Stevenson, Artemisia Gentileschi, Moura, Isabella Barreto.
Belle Greene è un romanzo ma, come precisato dall’autrice nella pagina di apertura rivolta al lettore, “anche le scene più romantiche e le vicende più aneddotiche sono frutto di una ricerca condotta in archivi italiani, inglesi e americani, e che ogni minimo episodio si basa su tracce documentate”. Le vicende narrate, tutte storicamente avvenute dunque, ricostruiscono la vita straordinaria di Belle Greene. E molti sono gli elementi che rendono straordinaria la sua vita.
Nasce donna e nera nell’America di fine Ottocento.
Negli Stati Uniti la schiavitù era stata abolita nel 1865 e il diritto di voto e l’uguaglianza civica riconosciuti agli ex schiavi. Ma una manciata di anni prima della nascita di Belle Greene, la legge si era rimangiata tutte le sue buone intenzioni: la popolazione era divisa in white e colored, e in questa seconda categoria confluivano tutte le persone di sangue misto, frutto in prima istanza degli abusi dei padroni nei confronti delle schiave nere. Con il passare delle generazioni e delle unioni molte persone apparivano in tutto e per tutto bianche ma la loro discendenza le marchiava e le avrebbe marchiate ancora per molti anni. Valeva infatti la regola dell’unica goccia di sangue per cui anche un solo antenato di colore determinava che tutta la discendenza fosse considerata “di colore”.
Sulla base di questa regola, ovviamente, essere di sangue misto e farsi passare per bianchi (la pratica è definita The Passing) era una trasgressione della legge foriera di punizioni e linciaggi.
Belle Greene e la sua famiglia (la madre, il fratello e le sorelle) decidono di osare. Per farlo tagliano i ponti con la famiglia d’origine. Cominciano a vivere come persone bianche, a frequentare scuole per bianchi e ad accedere a lavori per bianchi.
Belle Greene diventa una bibliotecaria, ma non una bibliotecaria qualsiasi.
Grazie alla sua tenacia e al suo profondo amore per i libri diventa la direttrice dalla biblioteca della collezione privata del famosissimo e ricchissimo banchiere J.P. Morgan. La Morgan Library sotto la sua guida e gestione si trasforma in un luogo importantissimo per la cultura internazionale e lei diviene un punto di riferimento per l’aristocrazia internazionale e tutto il circuito culturale sui due lati dell’Oceano. Infatti, nonostante fosse giovane, senza soldi e senza marito, ai primi del Novecento è famosa negli ambienti culturali ed eruditi americani ma anche in Europa, dove si reca per comprare libri rari per conto di Morgan. Belle Greene riuscirà a vedere anche la trasformazione del fondo in istituzione pubblica e quindi aperta a tutti e tutte come aveva sempre desiderato.
La scelta di Belle e della sua famiglia non è tutta rosa e fiori. L’incubo di essere scoperti è sempre dietro l’angolo e più si sale in alto più aumenta il rischio di schiantarsi in maniera rovinosa. Ma Belle decide di non voler avere paura e affronta la vita in maniera sfrontata nascondendosi in piena luce. E non solo senza conformarsi ai limiti che le sarebbero imposti per questioni razziali ma anche a quelli che le sarebbero imposti in quanto donna. Frequenta il jet set, fuma e beve in pubblico, guida una coupé rosso fuoco, veste alla moda con completi ispirati alla collezione dello stilista parigino Paul Poiret, tanto particolari e dal sapore esotico che solo una bianca potrebbe indossare.
Il romanzo segue le vicende della vita di questa donna così coraggiosa e appassionata, le sue ambizioni, la sua determinazione e anche le sue fragilità e timori, i suoi amori. Centrale la sua relazione con Bernard Berenson, rinomato storico d’arte, di cui rimangono oltre 600 lettere scritte da Belle Greene nel corso degli anni. Sullo sfondo la società bene degli Stati Uniti e delle capitali europee.
La ricca ricerca storica e bibliografica condotta dall’autrice e la sua volontà di ricostruire la vita di Belle Greene – di cui si sono scoperte le origini relativamente di recente – è il suo punto di forza ma al contempo rappresenta anche un po’ un freno: in alcune parti la ricercatrice e studiosa sembra prevalere sulla romanziera. Fatto salvo questo, il romanzo si fa apprezzare proprio per la dovizia di particolari quasi pari alla cura della stessa Belle nella gestione e conservazione delle opere e nella ricerca di pezzi rari, oltre che per il fatto di aver condiviso con noi lettrici e lettori la storia di un personaggio che non sarebbe stato giusto dimenticare.