Rainbow Europe Map 2022: Italia ultima tra i paesi dell’Europa occidentale con un misero 25%
Il commento di Gianmarco Capogna, portavoce nazionale LGBTIQ+ di Possibile, sui dati allarmanti di ILGA Europe.
Ogni anno, a ridosso del 17 maggio, giornata internazionale contro la LGBTIfobia, ILGA Europe, associazione ombrello del continente europeo – da intendersi allargato all’area geografica e non solo politica – pubblica una Rainbow Europe Map frutto di un lavoro annuale sulla base di indicatori precisi che determina una classifica percentuale dei 49 Paesi presi in esame.
Il dato dell’Italia nella Rainbow Europe Map 2022 è decisamente preoccupante e allarmante.
Seppure registriamo un passaggio dal 22% dello scorso anno al 25% del 2022, in 33esima posizione sui 49 Stati in esame, il nostro Paese è fanalino di coda di tutto il blocco degli Stati europei occidentali, superato non solo da quasi tutta la penisola balcanica ma anche da nazioni come Repubblica Ceca e Ungheria che nonostante le politiche di Viktor Orbán si attesta ancora ad un 30%.
Paga in maniera netta e incontrovertibile l’assenza di una legge contro l’odio come il DDL Zan, un ritardo che non trova alcuna giustificazione se non quella della propaganda della destra radicale e conservatrice, di quelle forze politiche che intendono negare la nostra esistenza e ogni forma di tutela alla comunità LGBTIQ+. Mancano totalmente politiche di parità e di educazione nelle scuole e nessun passo avanti si registra sulle battaglie storiche del movimento come ad esempio la messa al bando delle terapie di conversione.
Solo Possibile con tantissime associazioni e realtà del movimento stiamo ponendo la questione in maniera netta da due anni senza che la classe politica stia minimamente prendendo in considerazione questo tema che è, invece, fondamentale e anche largamente diffuso in Italia, seppur molto sotto traccia. Una mobilitazione che supera le 18mila sottoscrizioni su All Out con una campagna di adesione ancora aperta.
È un quadro davvero desolante soprattutto in alcuni ambiti presi in considerazione dall’indagine di ILGA, in particolare in riferimento a hate crimes e tutela delle persone intersex, dove siamo fermi ad un inaccettabile 0%. Significa, ma lo sapevamo già, che in Italia le persone intersex e la tutela della loro integrità fisica non è minimamente presa in considerazione dallo Stato. Nonostante l’Italia abbia sottoscritto impegni precisi su tali questioni a livello internazionale. Impegni che chiaramente sono carta straccia.
In riferimento alle politiche uguaglianza siamo su un misero 9%, grazie solo ad alcune tutele nel mondo del lavoro, derivanti dalla trasposizione nazionale delle direttive comunitarie del 2000, e dalla possibilità di donare il sangue senza discriminazione per orientamento sessuale, pur sapendo quante difficoltà si trovano comunque nella realtà effettiva.
Per quanto riguarda Matrimonio Egualitario, Famiglie e Procreazione, siamo fermi al 2016 e alle Unioni Civili a riprova che la nostra classe politica è stata incapace di andare avanti in nessun modo per riconoscere i nostri diritti di famiglie LGBTIQ+. Esistiamo ma senza tutele e soprattutto senza diritti in termini di procreazione, autodeterminazione dei corpi e diritti sessuali e riproduttivi.
Tra qualche giorno celebreremo un nuovo 17 Maggio senza alcun passo avanti per la nostra comunità. È triste e fa male, perché segna l’inadeguatezza di una classe politica incapace di rappresentare nelle istituzioni le battaglie del movimento e della comunità LGBTIQ+.
Ma noi non ci arrendiamo. Ribadiremo che la nostra è una rivoluzione fatta di lotta e coraggio, prontǝ al mese dei Pride.
Vogliamo essere liberǝ, vogliamo diritti, vogliamo uguaglianza.