Spagna: approvata riforma che consolida il diritto all’aborto e amplia i diritti sessuali delle donne

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Luce verde in Consiglio dei Ministri per il progetto di legge che mira a portare l’interruzione volontaria di gravidanza nelle strutture sanitarie pubbliche, reintegra l’aborto a partire dai 16 anni di età senza il permesso dei genitori e per la prima volta riconosce il diritto alla salute mestruale.

Il Consiglio dei Ministri ha approvato martedì 17 maggio la riforma della legge sull’aborto che proverà a eliminare gli ostacoli per accedervi identificati finora e amplia i diritti sessuali e riproduttivi. La norma, una legge organica che modifica la vigente legge del 2010, cancella i passi indietro voluti dal PP reintegrando il diritto per le giovani donne di 16 e 17 anni e mira a portare le interruzioni volontarie di gravidanza nelle strutture sanitarie pubbliche.

Non si tratta però solo di una legge sull’aborto, va molto oltre riconoscendo il diritto alla salute mestruale o rafforzando l’accesso alla contraccezione.

La ministra di Igualdad, Irene Montero, che ha portato in consiglio il testo insieme al Ministero della Salute, nella conferenza stampa successiva ha assicurato che si tratta di una norma “che amplia i diritti” e “opera in maniera decisa per garantire” l’accesso all’aborto e ai diritti sessuali e riproduttivi delle donne. “Le istituzioni si assumono la responsabilità di eliminare stigmi e pregiudizi sui corpi delle donne”, ha aggiunto la ministra.

Il testo inizia così il suo iter formale, che il Governo vuole portare avanti come misura urgente affinché entri in vigore prima della fine della legislatura. Anche così, tuttavia, dovrà ottenere i pareri degli organi consultivi prima di tornare in Consiglio dei Ministri e iniziare l’iter in Congresso e in Senato, dove potrebbe subire modifiche.

Accesso all’aborto

La legge ammette che la Spagna “ha fatto enormi progressi in questo campo” in particolare grazie alla legge approvata da Zapatero nel 2010 che ha regolamentato il numero di settimane entro cui si può interrompere la gravidanza, e che ha consentito l’aborto fino alla 14esima settimana di gestazione. Tuttavia, a distanza di dodici anni, l’esercizio di questo diritto è ostacolato da fattori che si vogliono sanare, tra cui il divario territoriale che fa sì che migliaia di donne ogni anno debbano viaggiare dalle province in cui vivono per potersi sottoporre all’intervento o il fatto che la maggioranza degli aborti, l’85% degli interventi, vengano realizzati in cliniche private convenzionate.

L’idea è di modificare il modello in maniera progressiva e che le strutture sanitarie pubbliche si facciano carico del servizio direttamente. A questo fine, ogni Comunità autonoma dovrà predisporre un registro degli obiettori di coscienza, le strutture sanitarie sono obbligate a “garantire sempre” personale sanitario sufficiente per praticare aborti e si stabilisce che solo “eccezionalmente” gli interventi possono avere luogo in strutture private convenzionate. In riferimento all’aborto, la legge inoltre reintegra il diritto a interrompere la gravidanza a partire dai 16 anni senza che sia necessario il consenso dei genitori. “La maggior parte [delle giovani donne] ne parlerà con i propri genitori, ma la decisione spetterà a loro”, ha assicurato Montero.

Inoltre, si elimina l’obbligo di ricevere informazioni sulla maternità e di ritardare la decisione di tre giorni a mo’ di “periodo di riflessione” come requisiti. “Le donne possono pensarci il tempo necessario, ma lo Stato non pone obblighi e non mette in dubbio la loro decisione”, nelle parole della ministra.

I ministri del Governo hanno visto martedì il testo dopo che la settimana scorsa le negoziazioni sono diventate di pubblico dominio essendo trapelata una bozza dal Ministero di Igualdad. Al centro della discussione alcune misure come i congedi per mestruazioni debilitanti, che la coalizione è riuscita ad ottenere, o la riduzione dell’IVA per i prodotti mestruali, che alla fine è stata eliminata a causa dell’opposizione del Ministero del tesoro. Il permesso pre-parto, che il ministero di Irene Montero proponeva a partire dalla 36esima settimana, è stato incluso dalla 39esima, l’ultima di gravidanza.

Il diritto alla salute mestruale

La legge riconosce per la prima volta la salute mestruale come “parte integrante” dei diritti sessuali e riproduttivi e obbliga i poteri dello Stato a “contrastare” gli stereotipi sulle mestruazioni“ che impattano negativamente sull’accesso e l’esercizio dei diritti umani di donne, adolescenti e bambine”. In tale ambito, il Ministero della Salute dovrà stabilire standard di attenzione alla salute mestruale e i congedi per mestruazioni dolorose vengono regolamentati come congedi speciali di malattia pagati dalla Previdenza Sociale sin dal primo giorno. Inoltre, è prevista la distribuzione di prodotti mestruali in scuole, servizi sociali e prigioni.

La legge mira a far entrare una volta per tutte nelle aule il tema dei diritti sessuali e riproduttivi, con una prospettiva basata “sul consenso” e la promozione di relazioni basate sul rispetto. In questo quadro, dovrà essere affrontata in maniera specifica l’educazione mestruale e farlo in modo “integrale” nelle scuole per provare a combattere “miti, pregiudizi e stereotipi di genere che danno vita allo stigma mestruale”.

La legge prevede anche il rafforzamento del diritto alla contraccezione, e non come una questione che riguarda solo le donne. Per questo le amministrazioni dovranno mettere in campo politiche pubbliche volte alla “corresponsabilità nella contraccezione” e impegnarsi a studiare e commercializzare contraccettivi maschili. Inoltre, le strutture sanitarie metteranno a disposizione gratuitamente la pillola del giorno dopo e servizi sociali, prigioni e centri educativi potranno distribuire preservativi nell’ambito di campagne di educazione sessuale.

Traduzione di Valentina Cicinelli via eldiario.es

Immagine di copertina via twitter.com/equalitat

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