Colombia, l’inferno dei bambini migranti nel Darién
Cresce il numero di minori che intraprendono il viaggio della speranza verso il Darién, nel nord del paese. Viaggiatori senza famiglia, che rischiano morte e sfruttamento.
È un dramma nel dramma quello che si consuma sulle rotte migratorie colombiane, dove la fuga da fame e miseria non riguarda solamente adulti e intere famiglie ma anche minori costretti ad attraversare i confini non accompagnati. Da soli.
A lanciare l’allarme su questo nuovo tipo di migrazione è l’UNICEF, che monitora da vicino la situazione: secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite, infatti, nell’ultimo anno c’è stato un forte aumento di bambini e adolescenti non accompagnati in marcia verso nord – Stati Uniti e Canada – attraverso la Colombia, per lo più provenienti dal Venezuela.
Da gennaio a maggio 2022, 19.000 persone sono transitate dal “Tappo del Darién”, la giungla al confine tra Panama e Colombia, di cui il 25% erano, appunto, minori. Nello stesso periodo, inoltre, altri 168 senza accompagnamento hanno attraversato il confine con Panama.
Nel 2021, invece, erano stati “solamente” 202 i bambini migranti durante l’intero anno perché, fino a quel momento, a migrare erano principalmente adulti uomini per lo più provenienti da Haiti. Il fatto che adesso si spostino intere famiglie aumenta il rischio che bambini e ragazzi si perdano o vengano separati. La separazione può avvenire per mano delle autorità e, successivamente, la famiglia non riesce a ricomporsi o, molto spesso, a causa di agguati, rapimenti o altre situazioni di rischio cui sono soggetti i migranti di percorsi impervi come le selve e le giungle sudamericane. Grande preoccupazione, infatti, desta la selva del Darién.
Medici Senza Frontiere richiama l’attenzione sui rischi sanitari che i più piccoli corrono all’attraversare per giorni e senza protezione luoghi tanto insalubri come la giungla centroamericana: infezioni cutanee, diarrea, disidratazione e malattie respiratorie sono le patologie più spesso riscontrate. Nel 2021, secondo dati UNICEF, almeno 5 bambini sono stati trovati morti nella giungla – e rispetto all’anno precedente c’era già stato un aumento di quasi 20 volte di piccoli non accompagnati.
“Ogni bambino che attraversa il tappo del Darién a piedi è un sopravvissuto“, ha dichiarato Jean Gough, Direttore regionale dell’UNICEF per l’America Latina e i Caraibi. Gough ha poi spiegato come “nel profondo della giungla, la rapina, lo stupro e la tratta di esseri umani sono pericolosi quanto gli animali selvatici, gli insetti e l’assoluta mancanza di acqua potabile. Settimana dopo settimana, altri bambini muoiono, perdono i loro genitori o vengono separati dai loro parenti durante questo pericoloso viaggio. È spaventoso che gruppi criminali si approfittino di questi bambini quando sono più vulnerabili“.
E infatti Il Difensore Civico, Commissione Parlamentare della Spagna che difende le libertà ed i diritti civili, segnala pericoli maggiormente contestuali come i rapimenti da parte di bande criminali che poi sfruttano i minori per traffico di stupefacenti o riducendoli alla mendicità quando non alla prostituzione.
Sempre secondo l’UNICEF, tra Gennaio e Settembre 2021, si sono registrate 29 segnalazioni di abusi sessuali su ragazze adolescenti durante il viaggio: nella zona del Darién, lontani da ogni protezione, la violenza sessuale è sempre più spesso e intenzionalmente usata dalle gang criminali come strumento di terrore.
Per quanto la Colombia sia terra abituata al transito di intere carovane migratorie, tutte dirette a nord e, spesso, provenienti anche dall’Africa e dall’Asia Minore, la gestione dei minori richiede una preparazione differente. Il territorio avrebbe necessità di risorse che, al momento, mancano. Moniti come quello dell’UNICEF che “Il Governo deve impegnarsi per trovare soluzioni efficaci per la sicurezza di famiglie e bambini” trovano la condivisione sia della politica interna che dell’opinione internazionale, ma difficilmente vedranno la situazione risolta a stretto giro perché le lacune sono endemiche e strutturali.
Intanto, ci sarebbe necessità di rivedere i criteri di allocazione delle risorse visto che molto spesso la pressione migratoria si concentra su piccoli centri e villaggi che, proprio a causa delle modeste dimensioni, scarseggiano di mezzi mentre è proprio qui, in questa zona di frontiera tra Colombia e Panama, che lo Stato dovrebbe essere più presente con le proprie istituzioni. Un altro problema, sentito soprattutto al confine con il Venezuela, è dato dalla forte criminalità nel territorio: lotte intestine e tra bande criminali che generano una sensazione di rischio e tensione tra i migranti rendendo necessaria la militarizzazione del luogo.
In assenza di una risposta istituzionale, è tutto demandato alle Organizzazioni. ONG come UNICEF e MSF si fanno carico di problemi come l’assistenza igienico-sanitaria e psico-sociale, la protezione, l’orientamento ma anche la fornitura di acqua e cibo. In queste missioni cruciali sono coadiuvati da uffici predisposti alle migrazioni del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, mentre la Commissione Europea ha avviato operazioni di aiuto sul luogo a supportare la Protezione Civile. Frattanto, si attende lo Stato.
Immagine di copertina via twitter.com/uniceflac