La crisi del cibo che squassa il mondo

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Gli ultimi rapporti di Oxfam raccontano due tragedie parallele causate dall’inflazione alimentare: in Yemen le scorte di cibo rischiano di esaurirsi nel giro di pochi mesi, mentre in Africa Orientale milioni di persone si trovano già in una situazione di carestia.

Un paese dilaniato da 7 anni di guerra, con l’incubo della mancanza di cibo. Stiamo parlando della situazione dello Yemen, dove l’aumento del costo dei beni alimentari e delle importazioni, che raggiungono il 90% del fabbisogno, stanno causando una crescente mancanza di cibo, con 7,5 milioni di persone che a breve potrebbero ritrovarsi in una situazione di carestia. L’allarme è stato lanciato da Oxfam, che denuncia lo sconsiderato aumento dei prezzi di grano, farina, olio, uova e zucchero con una media del 30%.

Francesco Petrelli, policy advisor per la sicurezza alimentare di Oxfam Italia, sottolinea: “Non si erano mai raggiunti questi aumenti, forse solo durante l’embargo imposto al Paese dalla coalizione saudita, ma mai per un periodo così prolungato. Mentre silos e magazzini sono ormai quasi vuoti, le aziende importatrici non sono in grado di garantire l’acquisto dei beni alimentari di base da cui dipende la sopravvivenza di 30 milioni di yemeniti. E tragicamente qualsiasi calo dei prezzi globali di grano e cereali potrebbe non incidere sulla effettiva disponibilità di cibo a prezzi più bassi sui mercati locali“. Già a maggio 2022 Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie della Ong, parlava di oltre 17 milioni di persone che “soffrono la fame, mentre 3,5 milioni sono colpite da malnutrizione acuta“.

 

La scarsità di cibo, al di là del Mar Rosso, sta coinvolgendo anche l’Africa Orientale: in Etiopia, Somalia, Kenya e Sud Sudan la situazione è già fuori controllo, sempre a causa dell’inflazione alimentare. Ancora Francesco Petrelli: “Siamo di fronte a un sistema in cui chi è al vertice e controlla le catene globali di approvvigionamento alimentare accumula fortune enormi, mentre milioni di persone muoiono di fame. Basti pensare che l’aumento dei patrimoni dei miliardari del settore alimentare, in sole 2 settimane, è equivalente alla cifra necessaria a finanziare interamente l’appello delle Nazioni Unite per la risposta alla fame in Africa orientale”.

Anche i dati della FAO sono disastrosi: secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, nel 2021 sono oltre 800 milioni le persone che nel mondo soffrono la fame, 46 milioni in più rispetto al 2020 e 150 milioni in più del 2019. Le stime parlano anche di 45 milioni di bambine e bambini con meno di 5 anni che hanno sofferto di deperimento, la forma più letale di malnutrizione. Per QU Dongyu, Direttore Generale della FAO: “i paesi a basso reddito, in cui l’agricoltura è fondamentale per l’economia, i posti di lavoro e i mezzi di sussistenza rurali, hanno poche risorse pubbliche da riallocare. La FAO si impegna a continuare a lavorare con questi paesi per esplorare opportunità per aumentare la fornitura di servizi pubblici a sostegno di tutti gli attori dei sistemi agroalimentari”.

Immagine di copertina via wfp.org

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