Regno Unito, tutte le sfide di Liz Truss

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La Prima ministra inglese Liz Truss è chiamata a rispondere nell’immediato a crisi energetica, riassetto sanitario e costo della vita.

Il 6 settembre scorso, Liz Truss è stata nominata Prima Ministra del Regno Unito. La nuova inquilina di Downing Street ha battuto il rivale Rishi Sunak con il 57,4% delle preferenze, succedendo al dimissionario Boris Johnson –  che ha abbandonato lo scorso Luglio a seguito dello scandalo “Partygate”.

Il momento storico in cui Liz Truss ha assunto l’incarico, non potrebbe essere più delicato e la stessa premier lo ha dichiarato nel suo discorso d’insediamento. “Sono onorata di assumere questo ruolo in un momento tanto cruciale per il paese”.

Ciononostante, la Prima Ministra si è dimostrata fiduciosa: “Per quanto possa essere impervia la tempesta, i britannici ne usciranno perché hanno la grinta e la determinazione giusta per superare le intemperie”. Energia e Sanità saranno al centro delle future strategie di abbassamento di tasse e riforme, attraverso le quali assicurerà “Prosperità per tutti”.

La nomina è giunta pochi giorni prima della fine del Regno di Elisabetta II, deceduta l’8 settembre. “Siamo tutti devastati dalla morte della Regina, che è stata la roccia su cui si è formata la moderna Gran Bretagna”: con queste parole, la Prima Ministra inglese ha dato l’estremo saluto alla sovrana. Il governo Truss, dunque, ha preso subito il via con uno spartiacque che definire storico sarebbe riduttivo. Truss è chiamata a fronteggiare molteplici criticità come lei stessa ha riconosciuto

La 47enne vincitrice delle primarie Tories, dopo una giovinezza da liberal democratica, dal 2006 milita tra le fila dei Conservatori. Ha avuto incarichi nei governi di David Cameron, Theresa May e Boris Johnson, assumendo i ministeri di Istruzione, Ambiente, Giustizia, Commercio internazionale, Pari opportunità e, ultimamente, Esteri. Proprio in quest’ultimo ruolo è stata tra le principali sostenitrici della Brexit.

Composizione del governo Truss

Il nuovo esecutivo ha premiato i ministri più vicini a Liz Truss ma anche quelli prossimi al dimissionario Boris Johnson. Jacob Rees-Mogg guiderà le Attività produttive e spetterà a lui l’onere del cruciale dossier energetico, mentre Kwasi Kwarteng è stato nominato cancelliere. James Cleverly diventa ministro degli Esteri e Therese Coffey, molto vicina a Liz Truss anche personalmente, è stata nominata Segretaria alla Salute e Vice Premier.

Riconoscimento e spazio, comunque, anche a 5 degli ex rivali nella corsa alla leadership Tory: gli Interni andranno a Suella Braverman, mentre Nadhim Zahawi sarà responsabile dell’Ufficio di Gabinetto e ministro per la lotta alle diseguaglianze. Penny Mordaunt è incaricata per l’agenda della Camera dei Comuni, Kemi Badenoch ministra per il Commercio internazionale. Tom Tugendhat sarà viceministro degli Interni, con delega alla sicurezza pubblica. Non sono state incluse, invece, le figure vicine allo sfidante Sunak – eccezion fatta per il procuratore generale Michael Ellis.

Energia, sanità e costo della vita: ecco le sfide di Liz Truss

La Prima Ministra britannica, dicevamo, dovrà fare fronte a diverse urgenze. In primis il costo della vita, dovuto principalmente ai rincari energetici, che spaventa la popolazione per il prossimo inverno. Su questo argomento il governo è intervenuto il giorno seguente l’insediamento, stanziando un piano di congelamento conti per le famiglie fino al 2024 e per le aziende per i primi 6 mesi. Le misure saranno valide dal 1 Ottobre, ma le modalità di finanziamento saranno definite nella prossima finanziaria. Si parla di una spesa pubblica monstre di 115 milioni di euro.

Anche il sistema sanitario nazionale avrà bisogno di attenzioni: nell’ultima decade il livello del servizio è peggiorato sulle tempistiche di accesso alle cure e nell’intervento sulle emergenze. I sindacati sono sul piede di guerra per la questione salari, mentre ad oggi i finanziamenti stanziati sono destinati più all’assistenza sociale che a strutture e servizi.

Gestione delicata avrà anche la guerra Russia-Ucraina, e il livello di intervento del Regno Unito. Johnson finora ha dato appoggio politico e militare ma non è scontato che in patria si intenda continuare a fronteggiare i costi di questo sostegno. Restare della stessa posizione, del resto, faciliterebbe i rapporti con Washington in politica estera e commerciale.

Altro impegno importante sarà la road map verso le emissioni zero di gas serra previsto per il 2050: percorso difficile, se si considera che la conversione alle rinnovabili, ad oggi, non è molto sviluppata.

Bisognerà fare spazio in agenda anche per la conferma o meno del protocollo d’intesa con l’Irlanda del Nord – che regola l’import-export post Brexit – e per il referendum sull’indipendenza della Scozia. Quest’ultimo, previsto per il 2023, è una questione delicata: Westminster dovrà scegliere se lasciare autonomia di indizione alla Scozia o meno. La scelta peserà sull’impressione internazionale e sui futuri rapporti con l’Ue.

Quale futuro per i Tories?

Della necessità di raccordare e riunire i Tory, Liz Truss è già consapevole: lo si è intuito dal suo discorso d’insediamento. Dopo mesi di lotte intestine, sarà necessario trovare una linea guida interna per affrontare la crisi energetica, quella sanitaria e la politica fiscale cui abbiamo accennato.

In questo senso, il primo ostacolo da superare sarà capire come gestire la votazione su eventuali provvedimenti per Boris Johnson. Verranno date indicazioni ai parlamentari o saranno liberi di votare autonomamente? Per capirlo, Liz Truss dovrà sondare la sensibilità degli stessi parlamentari.

In questi giorni l’attività parlamentare è ferma per lutto ma a breve, dopo i funerali, si attende concretezza sulle strade da intraprendere.

Sara Gullace

Immagine di copertina via scenarieconomici.it

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