Nuovi fondi a centri UNAR e a case rifugio LGBTQIA+ per onorare davvero Chiara

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Il commento di Gianmarco Capogna, portavoce nazionale LGBTQIA+ di Possibile, sulle prossime decisioni del governo Meloni.

Proprio nel giorno in cui ricorreva un anno dalla bocciatura del DDL Zan, accolta dai fragorosi applausi del Senato, abbiamo dovuto registrare il suicidio di Chiara, che a 19 anni ha deciso di togliersi la vita sotto il peso della transfobia e del bullismo.

La sua morte è un fallimento per tutti e deve spingere tutte e tutti noi a riflettere e interrogarci su come riconoscere, sostenere, ascoltare e accogliere le persone trans* che nel nostro paese vivono ancora ai margini della società a causa di stigma e pregiudizio. Il suo suicidio ci riguarda tutte e tutti, politica compresa. Specialmente la politica, in particolare quella per cui le persone LGBTQIA+ sono qualcosa da ignorare, con la volontà di cancellarne l’esistenza, la dignità e i diritti.

E mentre ci trovavamo di fronte ad assurde circolari sulla scelta di Meloni di farsi chiamare IL Presidente, non solo in barba alla grammatica italiana ma, soprattutto, come chiara scelta politica per arginare la rivoluzione queer e femminista che passa proprio dal linguaggio, nemmeno una parola della maggioranza e del governo di fronte alla tragica notizia di Chiara. Un silenzio che conferma l’atteggiamento della destra nei confronti di noi persone LGBTQIA+.

In ogni caso, pensare che a 19 anni, quando si ha tutta una vita davanti, l’unica alternativa sia il suicidio testimonia che lo Stato non ha fatto a sufficienza per sostenere una giovane vita. Nella scorsa legislatura, l’approvazione di un finanziamento per creare centri anti-discriminazioni, di prima accoglienza e case rifugio per le persone LGBTQIA+ tramite l’UNAR ha determinato la strutturazione di una rete territoriale fondamentale per intervenire in casi come questi.

Se si vuole tracciare una strada diversa rispetto a quello che abbiamo visto in tutti questi anni, allora il nuovo Esecutivo deve proseguire sui centri UNAR con nuovi fondi capaci di permettere che queste strutture continuino ad esistere.

Serve un impegno chiaro e netto perché su questi temi non esistono zone d’ombra e Meloni e il governo devono scegliere da che parte stare. E se vogliono scegliere una parte diversa da quella che hanno da sempre scelto di sostenere: ignorare e cancellare le nostre soggettività LGBTQIA+.

Serve anche e proprio perché il suicidio di Chiara avviene a un anno esatto dall’affossamento del DDL Zan, accolto tra applausi scroscianti che noi persone LGBTQIA+ non potremo mai dimenticare.

Lo chiediamo come comunità anche e proprio perché la composizione del nuovo esecutivo sembra più un attacco alle nostre soggettività che la volontà di aprire un confronto sui diritti che ancora mancano per l’uguaglianza.

Non lasceremo che le nostre esistenze diventino oggetto di una guerra di propaganda e ideologia perché dietro gli slogan ci sono le nostre vite, ci sono altre Chiara.

Gianmarco Capogna

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