Brasile, le sfide del presidente Lula per il suo terzo mandato
Povertà, diseguaglianza sociale ed ecologia sono i principali obiettivi: una sfida ardua per Lula, perché al Congresso la sinistra resta in minoranza.
Vincere le elezioni non è stato il passo più difficile. La sfida più ardua per Luis Ignacio Lula Da Silva, 39° presidente del Brasile, sarà governare con la minoranza in un Congresso pro Bolsonaro, . Sebbene sia uscito vittorioso al primo turno e al ballottaggio di fine ottobre, il successo è arrivato con numeri minimi: il 50,9% delle preferenze contro il 49,1% ottenuto dal capo di Stato uscente, che ha fallito la riconferma.
Questo significa che Lula fronteggerà un Congresso in cui il Partito Liberale dell’ex Presidente ed altre sigle di centrodestra presiederanno il 53% degli 81 seggi del Senato. Alla Camera dei Deputati, invece, su 513 seggi i sostenitori di Bolsonaro avranno il blocco più numeroso con 99 seggi contro i 68 di quelli del Partito dei Lavoratori (PT) di Lula. Inoltre, tre dei più grandi Stati del Brasile – San Paolo, Rio de Janeiro e Minas Gerais – avranno ancora governatori pro-Bolsonaro.
Il futuro governo, quindi, sarà una questione di equilibri. La transazione è iniziata lo scorso Giovedì quando il nuovo assetto è entrato al Palacio do Planalto a Brasilia per i primi confronti con i Ministri uscenti ed il 1° Gennaio sarà ufficialmente in carica.
Le principali sfide domestiche di Ignacio Lula
L’appuntamento più urgente sarà l’approvazione del bilancio di Stato, previsto per dicembre. Ma l’impegno del Lula-Ter sarà su più fronti: intanto, livellare la differenza tra questi due blocchi politici presenti nel paese per portarlo a una maggiore unità. “Il Brasile ha bisogno di pace e unità. La sua popolazione è stanca di lotte e faide politiche”, ha detto Lula in una delle prime uscite che, comunque, non è nuovo ad alleanze ed amalgama: l’attuale vice è Geraldo Alckmin, suo sfidante nelle precedenti elezioni.
Il presidente, dunque, avrà bisogno di tutte le sue capacità diplomatiche e negoziali per trovare l’appoggio del Congresso al suo programma di governo. Nella sua “Lettera al Brasile di domani”, Lula ha parlato di democrazia e libertà, sviluppo economico con investimenti, sviluppo sostenibile e transizione ecologica, reindustrializzazione del Brasile e agricoltura sostenibile.
Il primo impegno sarà combattere fame e povertà, in crescita in quest’epoca post pandemica. Durante le sue precedenti presidenze, Lula aveva potuto finanziare la Bolsa Familia grazie all’export nazionale che, oggi, difficilmente potrà decollare. Accanto alla crescita economica, un altro obiettivo sarà l’inclusione sociale, attraverso politiche redistributive e programmi di salute ed educazione pubblica per abbattere le diseguaglianze.
Cambio di rotta su politica estera e Amazzonia
Un comportamento completamente opposto alla gestione Bolsonaro sarà intrapreso rispetto ai rapporti commerciali esteri, per cui si attende la ripresa di un ruolo attivo nel Mercosur. Un deciso cambio di rotta sarà intrapreso per la salvaguardia dell’Amazzonia e delle minoranze indigene, che il governo precedente, invece, ha messo fortemente a rischio. Lula, infatti, intende abbattere radicalmente la deforestazione e le estrazioni minerarie, in nome di una“pace ambientale”.
A ridosso della sua elezione, la Corte Suprema Federale ha dato nuovo respiro al Fondo Amazzonia, creato nel 2008 proprio da Lula ma congelato da Bolsonaro. Il nuovo governo sbloccherà 500 milioni di dollari, con cui verranno ripresi programmi protezione ambientale ed ecologici della foresta pluviale.
Come dicevamo, per Lula è la terza Presidenza: il 77enne ex operaio metalmeccanico ha guidato il Brasile tra il 2003 ed il 2011 per due incarichi consecutivi per poi cedere il testimone a Dilma Rousseff, anche lei del PT. La sua carriera politica ebbe una brutta battuta d’arresto nel 2017 quando viene condannato per lo scandalo Petrobras scontando 580 giorni di reclusione. Le accuse sono state successivamente annullate e Lula è tornato protagonista: “Hanno provato a murarmi vivo – così si espresso a riguardo – ma sono ancora qui”.
Molta fatica sta facendo Bolsonaro ad accettare la sconfitta: l’ex presidente non ha avuto il coraggio di contestare ufficialmente le elezioni. Ai suoi sostenitori in rivolta ha assicurato di “comprendere le vostre ragioni”, pur chiedendo di interrompere il blocco autostradale avviato da diversi giorni in quanto “non costituzionale e dannoso per la nostra economia”.
La comunità internazionale saluta con favore il ritorno di Lula
Bolsonaristi a parte, il ritorno di Lula è stato visto con favore in larga parte del mondo, mettendo insieme posizioni normalmente antitetiche. Al nuovo Presidente del Brasile sono arrivate le congratulazioni da parte di Joe Biden così come di Vladimir Putin, del neo premier britannico Rishi Sunak e di Nerendra Modi.
A questi si sono aggiunti i complimenti di tutta la sinistra al potere in America Latina: Petro, Boric, Maduro, il presidente boliviano Luís Arce, il messicano López Obrador, l’argentino Alberto Fernández. Anche gli ultimi presidi di destra rimasti nel continente – Guillermo Lasso in Ecudor e Luis Lacalle Pou in Uruguay – hanno salutato con favore il ritorno di Lula. Da oltreoceano sono arrivati gli auguri di Macron, dei premier socialisti di Spagna, Portogallo, Australia e Canada, e del capo della diplomazia UE Josep Borrell.
Per quanto l’appoggio esterno sia esteso, comunque, è in casa che Lula dovrà trovare la strategia vincente per mantenere l’impegno preso con i brasiliani.
Immagine di copertina via loe.org, foto di Thayse Ribeiro (Flickr, Mídia NINJA, CC BY NC 2.0)