L’uomo sulla strada: e se non fossi io il cattivo?
L’opera prima di Gianluca Mangiasciutti con Lorenzo Richelmy, Aurora Giovinazzo, Astrid Casali, arriverà nei cinema dal 7 dicembre. Noi di Ghligliottina siamo andati a vederlo in anteprima per voi.
È difficile fare ordine in un film del genere. O meglio, raccontarlo. Perché questo è un film che va visto, e qualsiasi forma di racconto che non sia per immagini, a partire dalla sinossi, perde, alla luce di quello che può rappresentare visivamente. Ma andiamo con ordine.
Già la trama ha qualcosa di incredibile. E non stiamo facendo complimenti gratuiti. Veramente, alla storia, viene voglia di non crederci. L’uomo sulla strada il classico plot, che ti fa dire: “Eh io no, a fare così non ci riuscirei mai”. Il tema è scottante, il trattamento delicato. Eppure, noi ci crediamo, creiamo empatia con i personaggi e non solo.
La fotografia, fredda e cupa, è capace di suggerirci sin dall’inizio, quasi presaga, non solo il tono dell’intero film e l’evento nefasto che in pochi minuti viviamo, ma il dramma interno che vivono i personaggi. Il loro stato d’animo, principalmente attraverso il colore blu fosco, rappresenta la melanconia pura d’animo, che caratterizza i personaggi. Entrambi protagonisti.
La regia sapiente di Gianluca Mangiasciutti, alla sua opera prima, e la sceneggiatura stanno costantemente con i personaggi e non si perdono in orpelli che, creando distacco, fanno perdere il messaggio del film.
“Questo, è un film di cui vado molto fiero – ci racconta Lorenzo Richelmy (Michele, nel film) – perché ho avuto un’opportunità straordinaria: quando sentiamo storie di questo tipo stiamo sempre, ovviamente, dalla parte della vittima, e non scandagliamo mai l’altra parte. C’è una persona. Cosa prova?“.
Poi un piccolo sfogo.
“E ci abbiamo lavorato tanto! Su questo punto questo è un film diverso rispetto al modo di lavorare in Italia, dove spesso risulta una cosa assurda addirittura fare delle prove. Invece io e Aurora Giovinazzo, abbiamo lavorato insieme a Gianluca. Ci siamo presi parecchio tempo per far venire fuori tutte le sfumature possibili dai nostri personaggi“.
L’uomo sulla strada, chi è? Ci domandiamo.
Irene quando ha otto anni è l’unica testimone dell’assassinio del padre, travolto da un pirata della strada. Solo uno schianto. La macchina ferma nella strada fredda, ancora in moto, come in confusa attesa di qualcosa che deve avvenire e non avviene. Lo sguardo tetro di un uomo si incrocia per un attimo con quello di Irene, proveniente dal riflesso del vetro dell’auto, che presto ingrana la marcia e rumorosamente fila via. Così come il ricordo dell’intero volto nella memoria di Irene.
Il buio.
Quel piccolo e fondamentale pezzo mancante ossessiona Irene per tutta la vita. Lo ricerca nella sua memoria continuamente e dovunque. In chiunque veda, per strada o sull’autobus. Un piccolo quaderno è il suo strumento di indagine. Uno schizzo su un foglio bianco, pochi tratti per distinguere una sagoma, un profilo appena abbozzato. Ma gli occhi di quell’uomo no, loro sono ben definiti, nitidi nel foglio così come lo sono dentro di lei.
Il dolore, Irene lo sfoga nella ribellione aperta. A scuola, in piscina -suo unico svago-, soprattutto a casa. Soprattutto con la madre, colpevole di essersi rifatta una vita, al contrario di lei. E questo dolore, questa ossessione, non crea un thriller, un film sulla ricerca dell’assassino. Un Vendetta Movie, che pure è presente. Basta il trailer per capirlo.
Questo è un film universale, come tutti i buoni film. Un’universalità che non vorresti accettare, ma che nel suo distacco crea comunione di spirito.
Irene – un’Aurora Giovinazzo che sembra essere letteralmente stata scolpita per questo ruolo, fisicamente ed emotivamente – lascia la scuola, e trova lavoro in una fabbrica. Si rivela il suo carattere, “scontroso, aggressivo, duro e ostinato” Lo definisce l’attrice. Tipico di chi ha perso qualcosa di importante nella propria vita e fa di tutto per colmare il vuoto lasciato dalla perdita con qualsiasi cosa.
Il titolare della fabbrica, Michele, non è altri che colui che è stato l’artefice del suo inferno. Il pirata, l’assassino. Sin dall’inizio glaciale. Il cattivo. Eppure, con questo personaggio, rappresentato magistralmente da un poliedrico Lorenzo Richelmy, dovremo fare i conti. Lui sa. Sa chi è Irene. Sa ciò che gli ha fatto. E se dapprima fugge Irene, mano mano capiamo che non può sottrarsi ad un percorso da compiere, una strada da fare.
L’uomo sulla strada è lui. E se di questa strada dubiti, sappi che come tutte le strade ignote, ti porterà a qualcosa di nuovo e di intimo. E come tutte le strade, la svolta è dietro l’angolo.
Fino al 7 dicembre, solo qualche metro: Qui il trailer
Andrea Pezzullo