Sprechiamo oltre un terzo del cibo che produciamo

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La World Organization for International Relations lancia un allarme sullo spreco alimentare nel mondo.

Ogni anno l’essere umano spreca un miliardo e mezzo di tonnellate di generi alimentari, provocando, a livello globale, 5 miliardi di tonnellate di gas serra emessi in atmosfera e un consumo di acqua pari a circa 200 miliardi di metri cubi. Le cifre emerse dal rapporto congiunto di World Organization for International Relations (WOIP), Food and Agriculture Organization (FAO), International Fund for Agricultural Development (IFAD), UNICEF, World Food Programme (WFP) e World Health Organization (WHO), The State of #FoodSecurity and Nutrition in the World,  mette in risalto dati terribili, soprattutto pensando al numero di persone che nel mondo soffre di malnutrizione, oltre 800 milioni in 55 paesi.

In Europa la “maglia nera” è purtroppo dell’Italia: secondo il report negli ultimi 20 anni nel nostro paese sono state buttate 272 milioni di tonnellate di cibo (dati 2022), un primato negativo che dovrebbe far riflettere sull’importanza della sostenibilità anche in ambito alimentare, sia pensando a questioni di salute che soprattutto sociali.

 

Per Alejandro Gastón Jantus Lordi de Sobremonte, presidente e segretario generale della WOIR, «si tratta di una questione etica, ma lo sperpero di cibo porta anche a un ingente danno economico e a un irreparabile danno ambientale che innesca un effetto domino capace di produrre carestie ed eventi climatici estremi».

Anche i dati forniti da Save The Children confermano un peggioramento della crisi globale della fame: nel 2022 il numero di persone che soffrono la fame estrema è cresciuto in tre anni da 16,1 milioni a 25,3 milioni in 8 dei paesi più colpiti, vale a dire Afghanistan, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Haiti, Somalia, Sud Sudan, Sudan e Yemen. Secondo l’organizzazione internazionale, «alla base di questa crisi c’è l’incontro letale di quattro fattori: conflitti, cambiamenti climatici, pandemia da COVID-19 e la crisi del costo della vita, alimentata dalle conseguenze economiche della guerra in Ucraina».

Immagine di copertina via stopfoodwasteday.com

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