Nel Mar Mediterraneo c’è tanta, troppa plastica
L’80% dei rifiuti marini dispersi nell’ambiente marino e costiero di Italia, Tunisia e Libano è rappresentato da plastica.
Pochi giorni fa sono stati presentati i risultati del progetto COMMON (Coastal Management and Monitoring Network for tackling marine litter in Mediterranean), finanziato dall’Unione europea con 2,2 milioni di euro attraverso il programma Eni Cbc Med: secondo i dati raccolti nel periodo 2019-2022 in cinque aree pilota, Isole Kuriate e Monastir in Tunisia, Maremma e Salento in Italia la Riserva naturale di Tiro in Libano, l’80% dei rifiuti marini è rappresentato dalla plastica, di cui il 53% di plastica monouso.
Nel corso della ricerca è stato analizzato il tratto gastrointestinale di più di 700 esemplari di 6 specie ittiche commercialmente importanti, come acciuga, sardina, sardinella tonda, boga, triglia e sagoma: un terzo dei campioni analizzati aveva ingerito, in media, microplastiche. Anche la tartaruga marina Caretta caretta è stata analizzata, per comprendere lo stato di salute del bacino: secondo il Programma Integrato di Monitoraggio e Valutazione del Mare e della Costa del Mediterraneo (IMAP) in oltre 140 esemplari provenienti dei tre paesi studiati i livelli di ingestione variano tra il 40% e il 70%.
Il progetto COMMON ha visto la partecipazione di numerose realtà come Legambiente, Università di Siena, Centro internazionale di alti studi agronomici mediterranei Bari per l’Italia, Istituto Nazionale di Scienze e Tecnologie Marine (Instm) e Università di Sousse per la Tunisia, Ong Amwaj of the Environment e riserva naturale di Tiro per il Libano. Nel corso dei 4 anni è stata promossa anche l’iniziativa Clean Up The Med, con il coinvolgimento di oltre 2.000 volontari provenienti da 20 paesi del Mediterraneo per attività di pulizia delle spiagge, con la rimozione di 10 tonnellate di rifiuti marini lungo quasi 24.000 km di costa.
Per Giorgio Zampetti, Direttore Generale di Legambiente, «sebbene il nostro mare sia più piccolo degli oceani Atlantico e Pacifico, è uno degli hotspot di biodiversità più importanti al mondo, ma purtroppo anche uno dei maggior sei, nel mondo, per quanto riguarda la concentrazione di plastiche in mare. Uno dei maggiori ostacoli al contrasto di questo fenomeno è rappresentato dalla presenza di legislazioni e regole nazionali troppo complesse e poco uniformi tra loro. Per questo, con il progetto COMMON, abbiamo promosso l’adozione di politiche comuni tra i paesi che si affacciano sul mar Mediterraneo, perché, è importante ribadirlo, il problema del marine litter va affrontato agendo a livello internazionale, con un’azione congiunta e coordinata dei singoli stati».