Diritti LGBTQ+: Galles e Scozia chiedono autonomia, ma Londra non ci sta
Galles e Scozia hanno avanzato delle proposte per promuovere i diritti LGBTQ+, semplificando le procedure per il cambiamento di genere. Ma Westminster non vuole ingerenze con la legislazione centrale.
In Regno Unito cresce l’attenzione per i diritti LGBTQ+ e la consapevolezza di dover abbattere le discriminazioni verso persone omosessuali, bisessuali, transgender e queer. Ma il governo di Rishi Sunak non ci sta e oppone resistenza: dopo il “no” alla legge sul Riconoscimento di Genere proposta dal Parlamento Scozzese, Westminster ha mosso delle critiche all’analogo Action Plan gallese – mentre si attenderebbe la devoluzione di poteri al governo nazionale per legiferare in materia.
Per i Tories, l’Action Plan entrerebbe in conflitto con le già effettive misure di protezione dell’eguaglianza in Regno Unito: con questa stessa motivazione, un mese fa era stata stoppata l’iniziativa parlamentare scozzese. Lo stop alla proposta di legge ha creato un precedente: non era mai successo, infatti, che venisse respinta una legge di Holyrood adducendo un contrasto con la legge britannica.
In Scozia, la Legge sul Riconoscimento di Genere, era passata a dicembre con 86 voti a favore e 39 contrari. Obiettivo dell’iniziativa legislativa la semplificazione del processo di cambiamento grazie all’introduzione di due misure fondamentali: l’abbassamento da 18 a 16 anni dell’età per poter iniziare il percorso e l’annullamento della certificazione medica di disforia di genere per poter fare richiesta di accesso.
📢 Hundreds of trans people and their allies took to Downing Street to protest the government’s decision to block Scotland’s Gender Recognition Reform Bill.
via @gaytimes https://t.co/GZO0j95ot7
— Openly 🏳️🌈 (@Openly) January 20, 2023
Secondo il nuovo progetto a quanti intendano cambiare genere basterebbe dimostrare di aver vissuto negli ultimi tre o sei mesi nell’identità di genere cui si desidera arrivare. L’attuale percorso, invece, è lungo, burocratico e, soprattutto, più invasivo: il fatto stesso di dover ricorrere a una valutazione medica – tra l’altro duplice – rende chiaro quanto le persone coinvolte siano messe in difficoltà.
In quel caso il Segretario scozzese del Governo Britannico, Alister Jack, aveva riportato la decisione adducendo che “Avere diversi schemi di riconoscimento di genere nel Regno Unito rischierebbe complicanze nonché la produzione di richieste fraudolente o in cattiva fede“. La Prima minista scozzese Nicola Sturgeon, che il 15 febbraio ha annunciato le proprie dimissioni, ha commentato il veto britannico come “Un attacco frontale al Parlamento Scozzese” e la Segretaria alla Giustizia Sociale, Shona Robison, lo ha definito “Oltraggioso” per via dell’intenzione di ostacolare la devolution da parte di Westminster: “Un momento oscuro per i diritti LGBT+ e per la democrazia del Regno Unito”.
Oggi contro l'Hackney, la squadra femminile del @ClaptonCFC è scusa in campo ricordando #BriannaGhey, una ragazza transgender di 16 anni uccisa pochi giorni fa nel Regno Unito.
— Pallonate in Faccia (@pallonatefaccia) February 19, 2023
Il 7 febbraio, il governo gallese – in cooperazione con Stonewall Cymru, associazione di beneficenza di settore – ha proposto un Action Plan isul cambiamento di genere, con l’obbiettivo di sostenere l’uguaglianza e i diritti umani per lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer nel paese.
Perché in Galles – come in Scozia – cambiare genere è piuttosto complesso: ci si deve inserire in un registro di riconoscimento specifico del Regno Unito, presentando anche in questo caso una diagnosi di disforia di genere. Il Primo Ministro Mark Drakeford, nel presentare la proposta, ha parlato, invece, di un sistema autonomo di auto-identificazione rispondente al governo locale.
Per abbattere la discriminazione, i legislatori gallesi hanno pensato a specifiche da applicare nelle diverse politiche legate a sicurezza, istruzione, acceso agli alloggi, alla sanità pubblica e all’assistenza sociale. Con particolare riguardo anche al riconoscimento di persone non binarie e transessuali: affinché possano accedere al sistema senza discriminazioni.
Importantissimo, l’Action Plan sottolinea la volontà di abolire qualsiasi forma di trattamento o psicoterapia volto a cambiare l’orientamento sessuale o di genere di una persona, sopprimendo la sua propria natura.
Le parti coinvolte acclamano la proposta di legge con speranzoso realismo: per la vice ministra alle Relazioni Sociali, Hannah Blythyn si tratta di un “Cambiamento significativo per le comunità LGBTQ+ perché creerebbe una società e un paese in cui le persone LGBTQ+ siano sicure di vivere e amare in modo autentico, aperto e libero” e per la direttrice di Cymru, Davinia Green si tratta di “Un piano d’azione fantastico, che va alla radice della questione. Ma adesso – ha ricordato – vogliamo vederlo attualizzato“.
Tira il freno a mano, invece, il Ministro per le Pari Opportunità, il conservatore Altaf Hussain: “Anche se sono fermamente convinto che sia necessario fare di più per sostenere i diritti LGBTQ+, l’ulteriore devoluzione dei poteri non è la risposta giusta: i membri della comunità – ha sostenuto – non dovrebbero essere usati dal Labour come arma politica per ampliare i propri poteri”.
Proud to be supporting #RugbyRainbowLaces 🏳️🌈
Jamie White and Daryn McCombe from @bisonsrfc explain why @stonewalluk's #RainbowLaces campaign is so important 🏉 pic.twitter.com/x0MYD3oksP
— Premiership Rugby (@premrugby) February 22, 2023
L’aspetto politico della questione sembra preoccupare molto i conservatori britannici. Il Primo ministro Rishi Sunak, infatti, aveva accolto con allarme già il progetto scozzese: “Quello che mi preoccupa – aveva detto – è l’impatto del disegno di legge su tutto il Regno”. La decisione contro lo Scottish Gender Recognition e l’eventuale stop anche dell’Action Plan gallese rischiano di derivare in un significativo scontro costituzionale tra i governi nazionali e quello britannico.
Immagine di copertina via scottishtrans.org