“Sette peccati necessari”, un manifesto per sconfiggere il patriarcato
Lottare per liberarci dalle regole imposte da religioni e istituzioni, governate da sempre, nel corso della storia, da uomini eterosessuali, omofobi e razzisti.
Rabbia, Attenzione, Volgarità, Ambizione, Potere, Violenza, Lussuria. Questi i sette peccati necessari che le donne di tutto il mondo, di ogni religione, etnia e orientamento sessuale, devo usare per distruggere il patriarcato.
Questi i sette peccati contenuti in “Sette peccati necessari“, volume pubblicato a novembre 2022 da Le Plurali editrice per la Collana “Le Sagge”.
L’autrice, Mona Eltahawy, è una giornalista, attivista, femminista, egiziana, queer. Nel 2011 fu arrestata durante le proteste di Piazza Tahrir, al Cairo, in Egitto. Prelevata dalle forze paramilitari egiziane, fu portata in cella, torturata, abusata sessualmente e minacciata di stupro di gruppo.
Riesce ad uscirne viva, con un braccio spezzato e la mano destra rotta. L’ha salvata, come ammette lei stessa, il fatto di essere una giornalista conosciuta. E si chiede: e tutte le altre? Quante hanno subito le stesse o peggiori torture per avere espresso il proprio pensiero?
La prima volta che Eltahawy fu abusata aveva 15 anni. Avvenne durante il suo hajii, il pellegrinaggio musulmano, nel luogo più sacro dell’Islam. Era il 1982, e quando condivise la sua storia, molti non le credettero, altre donne musulmane la intimarono a smettere di raccontare certe cose per non mettere in cattiva luce gli uomini musulmani. Le donne che proteggono il patriarcato sono molte, alleate per ricevere in cambio protezione. E, a questo proposito, analizza molto bene il perché molte donne votarono Donald Trump alle elezioni americane.
Solo nel 2018 l’autrice lanciò su Twitter #MosqueMeToo, che divenne virale.
Il MeToo che tutti conosciamo esisteva già dal 2006, lanciato dalla femminista e attivista nera Tarana Burke. Quando, nel 2017, attrici famose hanno iniziato a utilizzarlo, divenne di conoscenza globale. Ma, secondo Eltahawy, il MeToo lanciato dalle attrici bianche deve superare i limiti di razza, classe, genere, abilità e fede.
Perché il sistema patriarcale colpisce tutte e in qualsiasi luogo.
Fin da bambine ci insegnano ad essere educate e gentili. Che la volgarità non sta bene su una donna, che non bisogna attirare l’attenzione. Che il sesso è cosa da uomini. E se una donna esprime il piacere sessuale o parla di sesso liberamente è sbagliato. Il corpo delle donne è politico ed è proprio sul corpo delle donne che sono state messi in atto i più stretti controlli, fin dall’antichità.
Lo stupro e la violenza sessuale sono sempre stati impiegati in conflitti e guerre per terrorizzare le donne e vengono usati dalle “nostre truppe” e dalle “loro truppe”. I corpi delle donne sono considerati campi di battaglia. E’ un altro promemoria dell’insistenza del patriarcato sul fatto che lui e solo lui possiede i nostri corpi.
Così l’autrice nel momento in cui racconta la sua visita a Sarajevo, a quello che ora è uno Spa Hotel chiamato Vilina Vlas ma che, tra il 1992 e il 1995, durante la guerra bosniaca, fu un campo di stupro.
Eltahawy ci illustra come demolire “tradizioni” e “credenze”. Abbiamo imparato queste istruzioni dalla nascita, ora dobbiamo rovesciare il tavolo. Prenderci spazio, prenderci tempo, attenzione, prenderci potere.
Il potere nelle mani di donne libere fa paura. Fa paura a chi dallo status quo ottiene e mantiene i propri privilegi a discapito, soprattutto, di categorie marginalizzate e maggiormente oppresse.
Non è solo un discorso di femminismo, è un discorso di agentività, autodeterminazione e libertà. Questo saggio ci parla non solo di misoginia, ma anche di razzismo, sessismo, omofobia, ageismo.
Ci mostra come uomini bianchi, etero, misogini, razzisti e omofobi, siano riusciti a stare al potere di uno degli Stati più potenti al mondo e di come si faccia in modo che ciò che minaccia la loro posizione di potere, diventi il nemico da abbattere. Ma il nemico universale è solo uno: il loro sistema patriarcale.
Molti i riferimenti all’Arabia Saudita, luogo in cui Mona Eltahawy ha vissuto per un periodo della sua vita. E molti i riferimenti a donne queer, femministe, di tutto il mondo che hanno fatto cose rivoluzionarie. L’obiettivo è distruggere la Triade della misoginia: Stato, Società, Casa (famiglia), che sono uniti nell’oppressione di donne e ragazze di tutto il pianeta.
Come sostiene l’autrice, è una vera battaglia e il grido che lei stessa urla è solo uno, “Fuck the patriarchy!”. Il patriarcato detta le leggi e noi dobbiamo trasgredirle. L’arma è la disobbedienza. Dobbiamo essere arrabbiate, pretenziose, maleducate, affamate, libere.
Sette peccati necessari è un grido di rivoluzione.
Sette peccati necessari – Manifesto contro il patriarcato
Mona Eltahawy
Le Plurali Editrice, 2022
pp. 304, € 20