Il Regno Unito sfida il diritto internazionale sull’immigrazione

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Nuova stretta per gli sbarchi di fortuna: detenzione e respingimento. Ma la nuova Legge si scontra con le Convenzioni per i Diritti Umani, suscitando critiche dalle organizzazioni umanitarie oltre che dall’opposizione.

La questione immigrazione in Regno Unito si fa sempre più serrata. Il Primo ministro Rishi Sunak, subentrato a Liz Truss lo scorso autunno, il 7 marzo ha presentato la “Legge sull’Immigrazione Illegale”, che punta il dito contro le piccole imbarcazioni riducendo a zero la possibilità di entrata. L’opposizione dei Labour ha contestato la proposta concentrandosi sugli scafisti e le organizzazioni che lucrano sulle traiettorie via mare. In questo modo, dunque, la risposta britannica ai flussi migratori si conferma in linea con altri Paesi europei e dell’Unione. La Legge anti immigrazione britannica, comunque, non riceverà facilmente approvazione per la difficoltà di attuazione delle misure previste e perché si incastra a fatica nell’attuale legislazione internazionale.

I primi a dubitare dell’esito del disegno, tra l’altro, sembrano essere gli stessi conservatori che l’hanno proposto: la Segretaria agli Interni, Suella Braverman, ha pronosticato per il testo di legge “Il 50% delle possibilità di successo”, riconoscendo la scarsa compatibilità con la Convenzione Europea per i Diritti Umani di un progetto che ha presentato come “Nuovo, che cerca di allargare i confini legali con strumenti innovativi”.

Se dovesse passare, come dicevamo, la gestione degli arrivi tramite la Manica sarà ulteriormente irrigidita. La Legge anti immigrazione britannica , infatti, prevede che chi arriverà con “mezzi non autorizzati” affronterà 28 giorni di detenzione e il bando a vita da un eventuale inserimento nel Paese. Nel periodo di detenzione potranno essere avviati verso un “Paese amico” – misura da considerare come prioritaria – e, se non riusciranno ad accedere, verranno respinti. Ci sarà maggiore flessibilità, ma solo temporale, per i minori di 18 anni e per chi si non si trovi nelle condizioni fisiche di intraprendere un altro viaggio. Inoltre, verrebbe abbassato il numero massimo di gestione pratiche di asilo annuale.

Del resto, anche oggi il Regno Unito possiede già degli standard restrittivi per quanto riguarda l’accettazione delle richieste di asilo. Schemi serrati e anche differenziati: Afghani e Ucraini, infatti, hanno facile accesso. Diversamente, si può richiedere asilo se si proviene da un Paese in guerra, se si è ottenuta una sponsorship da un’organizzazione, da un ente o da un’istituzione britannica – oppure se si ha la possibilità di ricongiungersi con familiari in loco.

Senza la VISA o un permesso che rientri nei suddetti schemi, arrivare e pretendere di rimanere in Regno Unito è già illegale e passibile di carcere fino a 4 anni – con rimpatrio o ricollocazione in un “Paese sicuro”. Questa prospettiva, ovviamente, viene ribadita nella nuova legge anti immigrazione britannica. Ad oggi, comunque il numero degli arresti non è decollato perché l’attuazione, da un punto di vista giuridico, è tutt’altro che scontata.

Anche per questo la “Legge sull’Immigrazione Illegale” sembra limitata: è lecito, per il governo, incarcerare chi arrivi oltre mare benché senza un visto o una sponsorhip? Il Regno Unito ha il diritto di detenere queste persone? E poi, ancora, esistono degli accordi adeguati con altri Stati per poter inviare delle persone verso i cosiddetti paesi amici?

Esiste un accordo con l’Albania (dicembre 2022), uno con il Ruanda (maggio 2022) e in questi giorni Sunak sta rafforzando l’intesa con Macron garantendo un piano di investimento di 500 milioni di sterline – spalmati nei prossimi tre anni – per aumentare il numero di agenti a controllo della Manica e istituire un nuovo centro di detenzione in Franca entro il 2026.

L’accordo Regno Unito–Francia trova l’ennesima critica del Labour: “Prima che Rishi Sunak invii ancora più denaro alle autorità francesi per affrontare questa crisi, deve spiegare cosa è stato ottenuto dalle centinaia di milioni che gli abbiamo già dato e come mai gli arrivi in piccole imbarcazioni hanno continuato a salire a prescindere” – così ha commentato la procuratrice generale Thornberry.

Le intenzioni del governo di Sunak non coincidono con quelle della Convenzione ONU per i Diritti Umani del 1948 e della Convenzione per i Diritti dei Rifugiati del 1951. Secondo queste normative internazionali, chi è in cerca dello status di rifugiato non può essere rimandato nel territorio di provenienza dove la sua vita o la sua libertà sarebbero in pericolo – ragione per cui sono state forti e immediate le critiche di Organizzazioni Internazionali che si occupano di diritti umani.

L’UNHCR, Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha descritto le nuove misure come “molto preoccupanti” e ha fatto notare che si correrebbe il rischio di bloccare anche chi, tra i fermati, avrebbe invece buone possibilità di accoglienza. Secondo Vicky Tennanant di UNHCR UK, la legge viola il diritto internazionale: “Riteniamo che sia una chiara violazione della Convenzione sui rifugiati e ricordiamo che anche le persone con buone prerogative non avrebbero l’opportunità di dimostrarle“.

Per la Croce Rossa è “Estremamente preoccupante” la nuova uscita del governo e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha dichiarato che “Tutti hanno il diritto di chiedere asilo in un altro Paese per sfuggire alla persecuzione, e chiedere asilo non può mai essere illegale”.

Nel 2022 ci sono state 89mila richieste di asilo per la Gran Bretagna e 35 mila i casi di respingimento o rientro, volontario o coatto. Il 61% delle richieste, invece, ha ottenuto asilo o qualche forma di protezione sul territorio. Il 45% dei migranti, lo scorso anno, è arrivato proprio su piccole imbarcazioni che hanno attraversato la Manica.

Albania, Afghanistan, Iran e Iraq sono i paesi da cui più facilmente si arriva. Secondo la Commissione europea, i dati del 2021 contano un’incidenza di 87 migranti ogni 100 mila abitanti britannici, collocando la nazione al 12° posto per incidenza su Paesi di oltre 2 milioni di persone. Al 13esimo piazzamento c’è l’Italia. Mentre ai primi posto Austria (423), Slovenia (247) e Grecia (212).

Rishi Sunak, così, porta avanti il suo impegno per la tolleranza zero verso l’immigrazione in Regno Unito. D’altra parte ne ha sempre fatto una questione prioritaria per il suo governo: “Che sia chiaro, chi arriva qui illegalmente non potrà restare”.

Sara Gullace

Immagine di copertina via twitter.com/socialistworker

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