“Dopo la bora”: i pazzi siamo noi, i pazzi siamo tutti
Lo scorso weekend il teatro “Fortezza Est” di Roma ha ospitato uno spettacolo importante, incentrato sui manicomi e sulla rivoluzione della Legge Basaglia.
La scena
Il buco in questione è un manicomio che sta per essere dismesso. Chiuso. E, subito, noi spettatori, con la presunzione tipica di chi vuole essere onnisciente pensiamo alla Legge Basaglia del ‘78. La sapiente regia lo sa e subito ti reprime: la voce evoca altri anni, ‘73, ‘75,’77… in men che non si dica ti schermisci e ti chiedi: cosa sto vedendo?
Vedi un luogo, un buco, appunto, che oggi non c’è più, Parco San Giovanni, un ex manicomio. In tempo che la tua convinzione più orba, credeva di aver identificato ma che subito viene smentita. Tutto è sconosciuto, lontano. Come a noi, piazza romana ed egocentrica, lontana ci appare Trieste, ospite della scena.
🗓️ #13maggio 1978: viene approvata la #legge180, la riforma #Basaglia che impose la chiusura dei manicomi. Per approfondimenti 👉 https://t.co/ZYQ2vA30Dm.@marcocavallo_73 @peppedellacqua pic.twitter.com/CA09m5r9kw
— Ghigliottina News (@Ghigliottina) May 13, 2022
Siamo abituati, noi di nuova generazione (chi più chi meno), a vedere quegli anni -che possono essere considerati a loro modo rivoluzionari- in due modi: hanno fatto bene o hanno fatto male.
Poi ti arriva una domanda scomoda che ti fa cadere dalla tua posizione di vantaggio, tu spettatore onnisciente. Hanno fatto bene a chiudere i manicomi o male ad aprirli? Dipende dai punti di vista.
“Dopo la bora” indaga la vita, di quelli che sono dentro e sono visti da fuori e viceversa. Il tutto con il filo sottile dell’umorismo, o dell’ironia. Con il breve tratto che disegna la bocca di un sorriso, di quello che però fa pensare. Perché siamo in una sempre in una posizione di vantaggio, e possiamo permetterci il lusso di pensare tra un momento leggero e uno introspettivo. Possiamo tentare di leggere, per mezzo di tre bravi attori, attraverso i personaggi, che a loro volta tentano di raccogliere il bandolo di una matassa per sua natura non ricostruibile.
Noi che siamo fuori possiamo goderne. Ma non troppo. “La Bora quando passa fa diventar pazzi”.
“Dopo la bora”, scritto da Francesca Miranda Rossi, diretto da Federica Dordei. In scena una Giulia Chiaramonte sopra gli scudi e i bravissimi Isabella Delle Monache e Nicholas Andreoli.
Vento dell’Est, qualcosa accadrà…dicono.
Andrea Pezzullo
Dopo la bora
di Francesca Miranda Rossi
regia Federica Dordei
con Nicholas Andreoli, Giulia Chiaramonte, Isabella Delle Monache
realizzazione scene Cristina Magliocchetti
consulenza linguistica Costanza Penna