“La mia bottiglia per l’oceano”, giallo firmato Michel Bussi
Nell’incantevole cornice della Polinesia francese va in scena un thriller in cui nulla è come sembra.
A distanza di neanche un anno ci ritroviamo a parlare ancora di un nuovo romanzo di Michel Bussi. Questa volta per La mia bottiglia per l’oceano (sempre pubblicato da Edizioni E/O) il giallista francese ci porta nella Polinesia Francese, nelle Isole Marchesi e precisamente a Hiva Oa, un angolo di paradiso incastonato nell’Oceano Pacifico Meridionale a quasi 7.000 km di distanza dalla capitale del Perù.
Una cittadina che uno dei maggiori interpreti della pittura post-impressionista, Paul Gauguin, scelse come luogo di ispirazione, nel 1901, per dipingere e scrivere e, cosa meno nota, per incitare la popolazione locale a ribellarsi all’oppressione colonialista tanto da essere accusato e condannato per sovversione. Condanna che non scontò mai poiché morì di sifilide poco tempo dopo.
Hiva Oa è stato poi luogo di riposo e meditazione anche per un altro artista: il musicista, attore e poeta belga Jacques Brel. Una sessantina di anni dopo Gauguin, Brel abbandona la carriera artistica in Europa e inizia a girare il mondo sulla sua barca. Giunto in Polinesia si ferma ad Atuona, un villaggio di Hiva O dove inizia una nuova vita, allestisce spettacoli e cineforum per le popolazioni locali. Morto a Parigi nel 1977, fu sepolto anche lui, come Gauguin, nelle Isole Marchesi.
Tutto questo preambolo su Gauguin e Brel è fondamentale per capire il romanzo di Bussi: nel testo l’autore non si sofferma su elementi nozionistici e dà per scontato l’importanza di Brel e Gauguin per l’odierno turismo delle Isole Marchesi e al contempo il loro ruolo e influenza nelle isole marchesi, nell’arte e la vita dei due europei.
Senza indugiare oltre passiamo alla trama.
Nella pensione Au Soleil Redouté, gestita da Tanaé e dalle sue figlie adolescenti Poe e Moana, si svolge un laboratorio di scrittura voluto dal celebre romanziere Pierre-Yves François. Al laboratorio partecipano 5 aspiranti scrittrici vincitrici di un concorso di scrittura che metteva in palio proprio il laboratorio residenziale. Clémence, Eloïse, Farèyne, Marie-Ambre e Martine hanno tutte uno o più segreti e altrettante ragioni per finire su quell’isola. La scrittura e l’ambizione di diventare scrittrici è sicuramente al centro delle loro motivazioni, ma non è solo questo.
Tutte e cinque – accompagnate da altri due personaggi essenziali, ovvero, il capitano di gendarmeria e marito di Farèyne, Yann e la giovanissima Maïma, figliastra di Marie-Ambre – si troveranno a vivere e a raccontare un’avventura inaspettata che le condurrà al centro di delitti, depistaggi e crimini del passato che hanno avuto luogo a migliaia di chilometri di distanza.
Sebbene Bussi abbia preso spesso spunto dai mostri sacri del romanzo giallo come Agatha Christie, questa volta ha forse tratto un po’ troppo dai super classici Dieci piccoli indiani (citato più volte nel libro) e Delitto al sole.
Ma è sull’intreccio e lo stile narrativo, o meglio, sul ritmo della narrazione che lo scrittore francese dà il meglio di sé e in questo libro non mancano emozioni e motivi per rimanere incollati sul libro per vedere cosa accade nella pagina successiva e poi in quella dopo.
In La mia bottiglia per l’oceano, come nei romanzi precedenti di Bussi, l’autore ci tiene con il fiato sospeso fino all’ultima pagina dove tutto, con una manciata di parole, può sovvertire l’idea di finale avevamo in testa fino a quel momento.
Bussi continua a confermare le sue abilità di scrittore e, anche se La Bottiglia per l’oceano non supera le precedenti opere pubblicate in Italia da E/O, questo libro può essere un ottimo compagno per le vacanze estive.
Damiano Sabuzi Giuliani
La mia bottiglia per l’oceano
Michel Bussi
Edizioni E/O, novembre 2022
Traduzione di Alberto Bracci Testasecca
pp.416, € 18