Gli immortali: gli eroi del Grande Torino e la tragedia di Superga
Ci sono squadre che dovrebbero essere amate a prescindere da quella del cuore. Il Grande Torino è una di quelle, un club divenuto leggenda.
“Bacigalupo, Ballarin, Moroso, Martelli, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Ossola e Mazzola”. Con voce orgogliosa ogni tifoso di calcio dovrebbe declamare a memoria questa formazione. Qualunque sia la squadra per la quale si fa il tifo.
Perché questi 11 non erano sono solo giocatori di calcio ma eroi. Le loro imprese erano così straordinarie da farli rimanere nella mente di tutti con l’Appellativo di Grande Torino.
I numeri parlano chiaro. Dal 1942 al 1949 quel Torino vinse 5 scudetti, collezionando ben 121 vittorie, appena 19 sconfitte e 32 pareggi. Solo queste cifre basterebbero a qualificare una squadra eccezionale.
Ma una menzione speciale la meritano i tre uomini che hanno dato vita a questo sogno: Ferruccio Novo, il presidente, Vittorio Pozzo, un consulente molto speciale nonché unico Commissario Tecnico a riuscire a vincere per due volte di seguito la Coppa del Mondo con l’Italia, ed Egri Erbstein.
Questa squadra ha avuto il merito di risollevare le sorti di un Paese distrutto dalla seconda guerra mondiale. Guardare le imprese di questi ragazzi era un palliativo per chi combatteva ogni giorno con le macerie di un’Italia in fase di ricostruzione.
Questa squadra diviene immortale in conseguenza della parola d’onore data da Valentino Mazzola, capitano, leader e ancora ad oggi uno dei più grandi giocatori che il nostro Paese sia riuscito a produrre. Mazzola promise durante un amichevole tra Italia e Portogallo a Francisco “Chico” Ferreira che la sua squadra avrebbe affrontato il Benfica nella partita per l’addio al calcio del portoghese.
Il Torino parte per il Portogallo ma, tristemente, non tornerà a Torino viva. I sogni di questi ragazzi e di alcuni membri dello staff e dei giornalisti al seguito della truppa granata si infransero sulla Collina di Superga il 4 maggio 1949. Quasi un milione di persone erano presenti per le strade della città piemontese, Nicolò Carosio e Sergio Zavoli curarono la cronaca dei funerali. Basterebbe questo per spiegare una squadra che è divenuta leggenda.
A tener viva la memoria di questi eroi ha pensato il Torino di oggi riesumando e ridando vita allo storico stadio di quella squadra il Filadelfia, e cambiando il nome del loro stadio in “Stadio Olimpico Grande Torino”. Perché gli eroi si onorano, non si dimenticano.
Andrea Pulcini