Turchia: Erdogan ancora presidente ma il consenso traballa
Erdogan vince le elezioni in Turchia al ballottaggio, ma con poco margine: l’opposizione saprà approfittare di un sostegno fiaccato?
In Turchia continua il dominio di Recep Tayyip Erdogan: lo scorso 29 maggio il presidente uscente ha vinto nuovamente le elezioni, assicurandosi altri 5 anni alla guida del Paese. Continua così una corsa iniziata nel 2003 come Primo Ministro e proseguita, mandato dopo mandato, fino alla riconferma attuale.
Following Turkey's election win, what problems does Recep Tayyip Erdogan face next? https://t.co/6PhhkRDRQD pic.twitter.com/Ctg30LzcsC
— Al Jazeera English (@AJEnglish) May 29, 2023
Questa volta, però, la vittoria è stata meno scontata: è arrivata soltanto al ballottaggio e con 52% delle preferenze rispetto al 48% del suo rivale, Kemal Kilicdaroglu. Ancora una volta, Erdogan si è imposto nelle regioni centrali mentre l’opposizione ha conquistato l’Est del Paese, la costa Ovest e Istanbul – oltre alla capitale Ankara. “Oggi non abbiamo vinto noi, ha vinto la Turchia”: così Erdogan ha salutato il successo alle urne. Lo sfidante Kemal Kilicdaroglu, invece, non ha ammesso pubblicamente la sconfitta, accusando l’AKP – partito presidenziale – di avere condotto una campagna sleale e pregiudizievole creando squilibri tra le parti nella libertà di espressione e nella presenza sui media.
È una Turchia spaccata in due, quindi, quella che si delinea dopo questo turno elettorale. L’opposizione riparte dal forte consenso del Partito Popolare Repubblicano (CHP), di impronta socialdemocratica e laica, che spinge verso democrazia e decentramento dei poteri. Tra le proposte del CHP, ad esempio, il ripristino della figura di Premier abolita dallo stesso Erdogan, e la spinta al riconoscimento dei diritti civili. Nel prossimo quinquennio, dunque, sarà molto importante il ruolo dei partiti d’opposizione che, comunque, nel 2019 ha già conquistato le amministrazioni di Istanbul ed Ankara.
AST’s new report exposes grave human rights violations carried out by the current Turkish government and unveils a hidden world of abductions, enforced disappearances, and torture under the #Erdogan regime. Here is our statement on this new report 👇🏼https://t.co/zdHwuJSpjT pic.twitter.com/75PMG7xQDZ
— Advocates of Silenced Turkey (@silencedturkey) May 31, 2023
La coalizione che ha fronteggiato il “sultanato” di Erdogan nelle ultime elezioni in Turchia, era composta da sei partiti. Anime molto diverse tra loro, in realtà, che probabilmente torneranno a correre per la propria strada (e secondo la propria visione del mondo). Naturalmente, è ipotizzabile che questa variegatissima commistione di identità (tra centrosinistra, forze nazionaliste e anime islamiste) possa aver contribuito a destabilizzare parte dell’elettorato che ha preferito, alla fine, non cambiare lo stato di cose.
La Turchia attuale vive giorni difficili: l’inflazione si aggira intorno al 43% (e negli ultimi mesi è stata anche dell’80%), la Lira è in caduta libera rispetto al Dollaro, il rincaro dei beni di prima necessità e la ricostruzione post-terremoto sono problemi che affliggono, oggi, la popolazione. Eppure la campagna elettorale di Erdogan è stata incentrata sul nazionalismo islamista, sulla lotta ai militanti curdi – efiniti terroristi – e sulla centralità della Turchia tra Europa, Nato, Usa, Russia e Cina in politica estera. Ed è su questi temi che ha ottenuto la vittoria.
Ora, però, Erdogan dovrà risolvere questioni importanti: in primo luogo, quale strategia adoperare in politica economica. Ovvero, se aumentare o abbassare i tassi di interesse e, di pari passo, la necessità di ricostruire il Paese dopo il terremoto di Febbraio, garantendo sicurezza ad ampio raggio.
L’Occidente osserva la situazione con molta attenzione, specie per quanto riguarda le questioni umanitarie. La libertà d’espressione, il rispetto dei civili verso le identità e le etnie minoritarie, e le politiche nei confronti della comunità LGBT: ad oggi la politica di Erdogan si è connotata di forte autoritarismo e aderenza all’ islamismo.
Erdoğan and his hardline allies have won Turkey – women and LGBTQ+ people will pay the price | Constanze Letsch https://t.co/nkAbXmU3YB
— The Guardian (@guardian) May 29, 2023
Il prossimo dovrebbe essere l’ultimo mandato per Recep Tayyp Erdogan ma la Costituzione potrebbe consentirgli di continuare la corsa. In caso di interruzione della legislatura da parte del Parlamento, infatti, è previsto che vengano indette nuove elezioni, dando la possibilità a Erdogan di correre nuovamente per un incarico pieno. E, non bisogna dimenticarlo, l’attuale composizione del Parlamento vede una nutrita maggioranza delle forze politiche vicine ad Erdogan.
Articolo a cura di Sara Gullace
Immagine di copertina via Wikimedia: Recep Tayyp Erdogan durante una cerimonia nel 2021