The Flash: stesso piatto, nuova ricetta DC

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Il nuovo film targato DC Comics probabilmente farà parlare di sé non tanto per la qualità e la caratura del prodotto, quanto per la dichiarazione di intenti che lo stesso studio ha voluto manifestare davanti al suo pubblico. Noi di Ghigliottina siamo andati a vederlo per voi, e via con l’analisi che non non risparmia teste, com’è nel nostro stile.

Marvel spostati

Si sa, la DC da anni tenta di fare un prodotto che non sia riconducibile alla strada già battuta dalla concorrente Marvel – quella dei tempi d’oro- che per prima e con valore, ha sfornato piccoli capolavori cercando di rendere fruibile al vasto pubblico una materia che sembrava essere destinata al mero uso e consumo degli intenditori. La DC fa bagaglio dell’esperienza ventennale della concorrente atavica e crea una esperienza simile, ma diversa in certi aspetti. Anzi, con The Flash fa proprio il contrario.

Ricetta Marvel

Marvel = prendi un personaggio a caso e creagli attorno un mito, valorizzandone ogni aspetto. Spremilo pure fino all’osso facendone 27 film. Il risultato è una crema omogenea di elementi spuri che ti fanno costantemente andare al cinema ma non ti fanno prendere in mano il fumetto neanche se te lo regalano. Vedi Spiderman, che sta in scena dal ’77 e, a parte le trovate tecnologiche, non sembra essere cambiato. La Marvel è fedele, quasi ottusamente, a se stessa.

The Flash sembra essere un’operazione diversa. Prendi il personaggio che ha avuto meno successo nella storia (dopo Lanterna verde, s’intende, quello non si salva neanche se l’avesse scritto Omero) e cerca di trovargli qualcosa di buono. Rendilo unico. A Forza. Con accanimento. Ma il risultato sarà, previo pizzico di sale, un prodotto che confrontato con l’insipidità dell’ultimo ventennio, ci fa solo dire a boccone pieno: “dai, alla fine è buono”. Cosa che la Marvel è riuscita a fare benissimo con Deadpool. Onestamente, chi lo conosceva prima dell’interpretazione di Ryan Reynolds? La DC non ha Reynolds ma si affida a Ben Affleck, l’unico attore ad aver interpretato tre super eroi diversi, quindi una certa esperienza ce l’ha.

Ricetta DC

Gli ingredienti sono pochi ma ben assortiti e servono allo scopo. The Flash chi è? Il tizio più veloce del mondo. Per antonomasia. Che fa? Il cretino che serve a poco e niente. Un potere enorme dato a una persona qualunque, che non sa che farci. Anzi lo sa. Una cretinata dopo l’altra. Per questo è simpatico, perché, capiamoci, nell’universo DC dove tutti i supereroi sono super seri e si rubano vicendevolmente i poteri, essere cretino è una dote.

Veniamo al film

Difatti uno che ha il potere di andare talmente veloce da riuscire ad “accartocciare” il Tempo, ha una sola regola, se avesse buon senso. Non ti ci mettere, non lo fare. Il passato è andato, modifica il futuro. Invece lui  fa letteralmente il contrario e il risultato è scontato. The Flash, mangiando la mela dell’Eden, cioè facendo l’unica cosa che non deve fare, si scontra con un multiverso infinito di possibilità che non sa gestire e, detta così, l’unica possibilità di andare al cinema a vederlo sfuma.

Se non fosse che a un certo punto ti viene la curiosità. Come ne esce? Questo è l’unico appiglio. La trama scarna non farebbe appeal neanche ad un caciucco. Ma ora viene fuori il colpo di genio.

Operazione Nostalgia

Questo non è un film per neofiti. È un film per chi ha masticato, ruminato fumetti e personaggi, con devozione, nonostante il boccone amaro. Il pubblico abituale della DC. Con una dote in più. Il sale è il gioco. Se prima la DC si prendeva troppo sul serio, ora non lo fa più. Il Flash di Ezra Miller (se ve lo ricordate in “Animali Fantastici“, scordatevelo) è riconducibile alla tradizione ma si prende in giro all’ennesima potenza. Il regista, Andy Muschietti, bravo, viene da cose serie se pur a suo modo. “IT”, per dirne uno. Il resto del cast… è stellare e non lo citiamo perché sarebbe svelare il particolare più piccante del film, insieme ai continui richiami e citazioni, non sempre inerenti all’universo DC, ma al cinema universale e globale. Non quello colto, quello a cui voi lettori di Ghigliottina siete abituati, ma quello che ci piace.

È questo che ci rende The Flash vicino. È come noi, peggio di noi.

Articolo a cura di Andrea Pezzullo

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