Paolo Di Paolo, il grande fotografo che ritrasse l’Italia del dopoguerra e la Dolce Vita

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L’artista, scomparso di recente a 98 anni, ritrasse l’Italia del dopoguerra e celebrità come Brigitte Bardot o Sophia Loren.

Innamorarsi è un atto magico e lo è anche la fotografia. Nel 1952, Paolo di Paolo (1925-2023) si innamorò di una Leica III C esposta in una vetrina e non poté fare altro che abbandonare i suoi studi di filosofia. Con lei, iniziò una relazione di oltre un decennio, ritrasse un’Italia in piena ricostruzione dopo la guerra e rese eterno lo spirito di quella Dolce Vita inventata da Fellini.

Non siamo stati infelici durante il fascismo, per essere infelici è necessario prima aver conosciuto la felicità”, affermava Paolo di Paolo nel documentario che il fotografo Bruce Weber ha dedicato alla vita dell’artista. Lontano dalla letteratura di Thomas Mann, dalla musica rock statunitense e dalla cultura in generale, Paolo di Paolo crebbe in un paese in cui era imprescindibile la capacità di sognare a ogni aperti, dissociarsi da una realtà opprimente e trovar rifugio in quei guizzi di bellezza che la quotidianità poteva offrire.

Ciò nonostante, fu compito di Paolo, e di coetanei come Tommy Vaccaro, mostrare agli italiani la rinascita del loro Paese attraverso i reportage fotografici de Il Mondo. L’Italia rurale, povera e neorealista di Visconti e Antonioni prese forma nella rivista fondata da Mario Pannunzio, in cui non si pubblicavano fotografie ma storie. In esse apparivano uomini, donne e bambini che, privi di qualunque traccia di glamour, rappresentavano uno sguardo verso il passato, ma anche verso il futuro.

Nel fotografarli, Di Paolo si riconosceva in quegli occhi pieni di dolore e speranza. Così che, quando ebbe la possibilità di fuggire e dedicarsi pienamente alla dolce vita, non ebbe dubbi. Come racconta lo stesso artista in The Treasure of his Youth: the Photographs of Paolo di Paolo (Bruce Weber, 2021), iniziare a ritrarre il mondo degli artisti fu una forma per “evolvere spiritualmente” e per trovare la vera felicità. La fotografia è una relazione tra due persone: il fotografo e il suo modello. Il successo di Di Paolo si trova giustamente nella delicatezza ed empatia con cui curò questo legame in ogni fotografia che scattò. Attrici e attori come Anna Magnani, Monica Vitti, Brigitte Bardot, Claudia Cardinale, Gina Lollobrigida, Sophia Loren, Luchino Visconti o Marcello Mastroianni misero la loro vita privata nelle sue mani, trasformandolo in un paparazzo privilegiato dell’alta società italiana degli anni Cinquanta e Sessanta.

Nel 1968, Di Paolo si disamorò della sua macchina fotografica. Il settimanale Il Mondo chiuse, così come un’altra rivista con cui collaborava, Il Tempo Illustrato. Iniziava già allora un cambio di paradigma nella stampa italiana di cui Di Paolo non si sentiva parte. L’intimità e la vicinanza dei suoi ritratti apparivano innocenti e fuori moda. Il suo lavoro rimase sepolto per desiderio dell’artista.

Il suo archivio, però, era troppo grande per non essere scoperto. Prima dalla figlia Silvia, alla quale aveva tenuto nascosto il suo precedente lavoro, che trovò più di 250.000 negativi, provini a contatto, copie e diapositive. Poi da Bruce Weber e più tardi da Alessandro Michele, ex direttore creativo di Gucci e da Pierpaolo Piccioli, direttore creativo di Valentino.

Paolo Di Paolo era uno di quelli che credevano che le fotografie non dovessero essere carine, dovessero essere buone. Prese molto sul serio il concetto di bellezza: non tanto nel senso visivo, quanto in quello emotivo. Perciò la sua opera, per quanto possegga una chiara componente estetica, supera di misura la superficialità. Ebbe quel dono, quello di creare fotografie che raccolgono i frammenti felici di quella terra, l’Italia, che ospita la magnificenza della magia e del mito.

Traduzione di Valentina Cicinelli via elEspanol.com

Immagine di copertina via twitter.com/LaiaMF

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