Il Senegal sfida Macky Sall

Tempo di lettura 4 minuti
Cresce il dissenso per l’autoritarismo presidenziale: Dakar nel caos tra morti e feriti chiede la liberazione dell’oppositore Sonko.

Il Senegal sta attraversando uno dei periodi peggiori della sua storia recente, dalla fine degli anni ’80 ad oggi. Secondo l’ONU, le rivolte di inizio giugno contro il presidente Macky Sall hanno provocato 16 morti, oltre 350 feriti e circa 500 arresti. Attualmente il Paese africano vive nella paura di rasentare una guerra civile: molti negozi e distributori sono stati distrutti, mentre incendi e barricate sono la realtà della capitale Dakar. La tensione è altissima: i civili temono ad uscire di casa e più di una famiglia piange le proprie vittime, in molti casi persone che non avevano preso parte alle manifestazioni e che sono state uccise per caso. Ora queste famiglie chiedono ufficialmente giustizia al Governo. Ma è proprio contro questo governo che monta la rabbia: i manifestanti accusano Sall di metodi autoritari ed antidemocratici.

Le rivolte sono scoppiate il 1° giugno, giorno della condanna in contumacia a due anni di prigione inflitta a Ousmane Sonko, leader dell’opposizione politica senegalese. Sonko, che ad oggi è costretto in casa e non è stato ancora condotto in carcere, è ritenuto colpevole di “corruzione di giovane”, condotta di cui era stato arrestato a Marzo. È caduta, invece, l’accusa di stupro. I fatti risalgono a due anni fa e già nel marzo 2021 Sonko era stato arrestato per “disturbi all’ordine pubblico” provocati prima di entrare in udienza. Anche all’epoca si contarono i morti: 14, per le sommosse a Dakar e nel sud del Paese. In quell’occasione furono i leader religiosi ad intervenire per riappacificare le parti e le acque.

Sonko si dichiara innocente e parla di cospirazione governativa contro di lui, che avrebbe dovuto partecipare alle elezioni presidenziali del 2024 se non fosse stato inibito per via della condanna. L’attacco a Sonko, infatti, è recepito come un chiaro segnale da parte di Sall per eliminare dalla corsa il più pericoloso contendente. In realtà l’attuale Presidente, secondo Costituzione, non potrebbe correre per il terzo mandato se non per una clausola apportata con una riforma costituzionale nel 2016, durante il suo primo incarico. Sall non ha ancora annunciato ufficialmente la sua candidatura ma ha fatto presente che ci sarebbe margine per poterlo fare. Questo scenario preoccupa molto la popolazione senegalese.

Ousmane Sonko, 48 anni, è leader di PASTEF (Patrioti del Senegal per il lavoro, l’etica e la fratellanza) e fonda il suo elettorato soprattutto tra giovani e disoccupati: è entrato in politica negli ultimi anni ma ha avuto una rapida ascesa. Nel 2016 ha lasciato il posto di Ispettore delle Tasse per la carriera parlamentare ed è diventato sindaco della città meridionale di Ziguinchor. Nel 2019 è arrivato terzo alle presidenziali: avrebbe voluto correre alle prossime. Le sue posizioni politiche sono anti-estblishment ed è contrario al nuovo colonialismo dalla Francia e che è sostenuto, invece, da Sall.

Macky Sall, 61 anni, detiene la prima carica del Paese dal 2012: è stato eletto al posto di Abdoulaye Wade, che aveva cercato il suo terzo mandato da presidente nonostante la legge ponesse un limite di due mandati. A sostenere Sall, all’epoca, buona parte dell’elettorato che oggi ne critica l’operato accentratore e l’intenzione di prolungare il mandato: la sua elezione, infatti, era stata salutata come una rottura ed un cambiamento necessario all’accentramento di Wade. E adesso, Sall, vorrebbe imitare il predecessore nell’attaccamento al potere.

L’estate buia del Senegal non desta preoccupazioni solo nei propri confini: intanto, organizzazioni per i diritti umani come Amnesty e L’Alto Commissario per le Nazioni Unite hanno accusato le forze di sicurezza di aver effettuato arresti arbitrari e di aver usato una forza eccessiva ed armi non appropriate – proiettili veri – per reprimere le proteste. Oltretutto desta preoccupazione il sospetto che le forze di polizia arruolino civili per rinforzare i propri ranghi, una strategia che potrebbe spaccare ulteriormente la popolazione.

L’ONU ha fortemente criticato le limitazioni alla libertà di espressione di cui si sta macchiando il governo in questi giorni: la TV privata Walfadjiri TV è stata sospesa per aver trasmesso le manifestazioni free-Sonko, mentre vi s sono state diverse e illegittime restrizioni di accesso a Internet con la scusa di “Fermare messaggi di odio e violenza”, limitazioni praticate in modo arbitrario ed in un vuoto legislativo.

Anche oggi come due anni fa, la mediazione dei leader religiosi ha contribuito a calmare la situazione negli ultimi giorni, ma si temono ulteriori disordini se Sonko venisse imprigionato o Sall confermasse la sua candidatura alle elezioni presidenziali del prossimo anno.

Sara Gullace

Immagine di copertina via twitter.com/kigalidailynews

Potrebbero interessarti anche...

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, scrivi a ghigliottina.it@gmail.com. Cookie Law

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, scrivi a ghigliottina.it@gmail.com.

Chiudi