“Ragazze perbene” di Olga Campofreda: libere senza etichette
Restare fedeli a sé stesse e rifiutare le etichette dettate dai canoni patriarcali della società. La nostra recensione di “Ragazze perbene” di Olga Campofreda (NN Editore).
Quando nasci in una città del sud Italia, in una famiglia che ti impartisce regole di comportamento e stili di vita adatti a farti diventare una ragazza perbene, le opzioni che hai sono due: accettarle e diventare quella che tutti si aspettano, ovvero una moglie e una madre amorevole e attenta; o ribellarti e definire tu stessa chi vuoi essere.
La seconda strada è quella intrapresa dalla protagonista di “Ragazze perbene” di Olga Campofreda (NN Editore, 2023), Clara, che sceglie di rompere le etichette, di non obbedire passivamente, di non reprimere sentimenti e aspirazioni solo per diventare ciò che tutti si aspettano che una donna diventi.
Ci avevano cresciute lasciandoci credere che saremmo diventate donne quando avremmo imparato a badare a una casa tutta nostra, a prenderci cura dei nostri figli, di nostro marito. Crescere non sembrava poi così difficile, le istruzioni erano davanti ai nostri occhi, erano ovunque: a scuola, a casa, in chiesa la domenica, alla cassa del supermercato. Non eravamo pronte a fare i conti con il desiderio, nessuno ce ne aveva mai parlato.
“Ragazze perbene” appartiene alla collana Le Fuggitive e racconta la storia di Clara, nata a Caserta, una città che lei definisce di plastica e dove di plastica sono anche le persone che ci vivono. Vive la sua infanzia sempre insieme alla cugina Rossella, nate ad un mese soltanto di distanza, due sorelle per scelta. Fino a quando, gli anni del liceo rompono questo legame indissolubile e fanno prendere ad ognuna una strada diversa.
Tutto quello che della provincia io ho vomitato via negli anni, mia cugina lo ha cucito addosso come un drappo di mitezza e devozione, come del resto la nonna aveva insegnato a tutte le donne della nostra famiglia
Clara, infatti, una volta cresciuta, rompe il filo che la lega a questi stretti luoghi e si trasferisce a Londra da aspirante scrittrice dove, nel frattempo, per vivere insegna italiano, mentre Rossella rimane ancorata all’ombra della Reggia.
Chi sei quando nessuno ti vede?
Separate, quindi, da chilometri e chilometri di distanza per anni, si ritrovano ormai trentenni, quando Clara è richiamata a casa per il matrimonio della cugina.
Tra rimandi al passato e racconti del presente, si snoda il romanzo con una scrittura fluente e un ritmo incalzante. Campofreda riesce a trasmettere i sentimenti che ingabbiano le protagoniste e far parlare anche i silenzi che per lungo tempo hanno invaso le loro vite.
Quel che Clara trova immancabile al suo rientro è quella sensazione di essere sola e ovattata, che la sua città e le persone di provincia le hanno sempre trasmesso. Compresa la sua famiglia, soprattutto la madre che non ha ancora accettato l’indipendenza e la vita “fuori dagli schemi” della figlia.
Quella solitudine che attraversa la protagonista è data dal sentirsi fuori posto, fuori tempo, fuori luogo. Un rifiuto per un luogo che non l’ha mai accolta davvero, tanto da voler nascondere le sue origini a chiunque le chieda del suo passato. Ma quest’ultimo torna sempre a galla, prima o poi, e bisogna farci i conti. Nella sua permanenza a Caserta, in attesa del matrimonio, Clara scava nella vita di Rossella e scopre che, anche chi sembra una perfetta ragazza perbene, ha delle ombre che l’hanno tormentata per gran parte della vita.
“Ragazze perbene” racconta di legami, di adolescenza, di crescita e di rapporti. Racconta l’importanza di restare fedeli a sé stesse e rifiutare le etichette dettate dai canoni patriarcali di una società, di eliminare gli stereotipi che ancora oggi imprigionano bambine, ragazze e donne limitandone le proprie vite. Non vogliamo essere ragazze perbene, vogliamo essere libere.
Ragazze perbene
di Olga Campofreda
Le Fuggitive
NN Editore, 2023
pp. 224, € 18
Recensione a cura di Giada Giancaspro