Nelson Mandela, uomo libero anche in catene

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Nel 1918 nasceva il premio Nobel per la Pace e simbolo della lotta all’apartheid. Ripercorriamo brevemente le tappe della vita dell’uomo che ha cambiato il destino del Sudafrica (e non solo).

Nelson Mandela nasce il 18 luglio 1918 a Mvezo, villaggio nella regione di Umtata, in quella che una volta era l’Unione Sudafricana.

Sceglie la strada per la libertà già nel 1941, all’età di 23 anni. Costretto infatti insieme al cugino Justice a sposare una ragazza scelta dal capo tribù thembu Dalindyebo, ritenendo intollerabile l’oppressione di un matrimonio combinato, decide di scappare verso Johannesburg.

Proprio qui inizia i suoi studi di legge e, dopo essersi iscritto all’African National Congress per opporsi alla negazione di diritti politici, sociali e civili alla maggioranza nera sudafricana, nel 1944 fonda l’associazione Youth League. Circa dieci anni dopo, insieme al collega Oliver Tambo, fonda un ufficio legale che offriva assistenza legale gratuita o a costi irrisori per molti neri che non avrebbero potuto avere un avvocato. Durante questo periodo, nel 1956 viene arrestato per tradimento.

Durante la sua prigionia, i capi d’accusa aumentarono: sabotaggio, cospirazione e lotta armata, unico reato per cui lo stesso Mandela si dichiarò colpevole. Saranno 26 lunghi anni dietro le sbarre che non gli impediranno però di partecipare attivamente all’opposizione all’apartheid.

Suo è infatti il manifesto del 15 giugno 1980 per l’ANC che recita: “Tra l’incudine delle azioni di massa e il martello della lotta armata, dobbiamo annientare l’apartheid”. Nel frattempo in tutto il mondo si urla lo slogan “Nelson Mandela Libero”.

Dopo la scarcerazione concorre per la carica di presidente del Sudafrica nel 1994 vincendo le elezioni. È il primo presidente nero del paese e seguirà la transizione dal regime di apartheid alla democrazia. Nel 2004 decide di ritirarsi dalla vita politica e di dedicarsi alla sua famiglia. Muore nel 2013 all’età di 95 anni a causa di un’infezione ai polmoni che lo accompagnava dagli anni della sua detenzione.

Mandela diventa simbolo degli oppressi, bandiera delle minoranze e a cinque anni dalla sua morte, sembra ancora di averlo tra noi.

Articolo a cura di Federica Albano

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