Daniel Noboa Azín, il presidente più giovane nella storia dell’Ecuador

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Il Paese sudamericano elegge Noboa e abbandona il “Correismo”. Tra gli obiettivi lotta al narcotraffico, criminalità e risoluzione della crisi economica.

L’Ecuador sceglie Daniel Noboa Azín, chiudendo i conti con il “Correismo”. Il nuovo presidente governerà solamente per 16 mesi, per fronteggiare i cartelli del narcotraffico e limitare un esasperante livello di criminalità. Inoltre, il più giovane capo di Stato del Paese sudamericano dovrà risollevare un’economia deficitaria.

Se il governo Noboa funzionerà, l’Ecuador avrà trovato un’alternativa concreta a Rafael Correa. L’ex presidente è in esilio politico in Belgio a seguito di una condanna per corruzione, ma la sfidante di Noboa, Luisa González, era una sua delfina. Quest’ultima non ha mai nascosto l’intenzione di ricorrere al sostegno ideologico del suo mentore per definire la propria politica, in caso di vittoria.

Tuttavia, gli ecuadoregni hanno scelto diversamente: ad agosto González aveva vinto il primo turno, ottenendo il 34% delle preferenze. Non senza sorprese, Noboa era arrivato secondo ottenendo soltanto il 23% dei voti. Il ballottaggio dello scorso 14 ottobre però ha invertito le posizioni: Noboa ha ottenuto il 52,3% delle preferenze, mentre Gonzalez si è fermata al 47,7%.

Classe 1987, il neo presidente avrà meno di un anno e mezzo per convincere l’elettorato a ripetere la scelta. L’insolito mandato è dovuto alla decisione del predecessore, Guillermo Lasso, di sciogliere il Parlamento per evitare un impeachment in cui l’opposizione lo aveva coinvolto con l’accusa di appropriazione indebita.

Lasso, in carica dal 2021, per evitare il giudizio ha fatto ricorso all’istituto della Muerte Cruzadache prevede lo scioglimento del governo e l’interruzione della carica. Benché la muerte cruzada sia prevista dalla Costituzione dal 2008, è stata fortemente criticata dall’opposizione e dall’opinione pubblica internazionale, poiché giudicata come un rimedio antidemocratico se non dittatoriale.

Daniel Noboa è un candidato profondamente diverso da Correa: mentre quest’ultimo proveniva da una famiglia di media estrazione ed era esponente della socialdemocrazia locale, Noboa è un liberale espressione della destra imprenditoriale. Il presidente eletto, inoltre, è figlio di uno degli uomini più ricchi del Paese, Ivaro Noboa, magnate delle banane – tra l’altro candidatosi per 5 volte alle presidenziali. Il sogno politico lo ha realizzato il figlio, a sua volta imprenditore e a sua volta impegnato nell’impresa di famiglia.

Quali sfide attendono l’Ecuador di Noboa

Sicurezza ed economia, dicevamo, le sfide principali di Noboa. In un Ecuador che ha visto quadruplicare gli omicidi dal 2018 al 2022 – con un tasso di 40 vittime ogni 100mila abitanti all’anno – e che ha un deficit fiscale di 5 milioni di dollari, la sua campagna elettorale ha puntato sull’intransigenza e sugli incentivi economici.

Altra grave questione è la violenza nelle carceri. La soluzione di Noboa è il confino dei criminali più pericolosi su navi-prigione appositamente collocate al largo delle coste nazionali. La lotta ai cartelli della droga, invece, passerà dal rafforzamento della sicurezza lungo i confini – Colombia e Perù – oltre che nei porti e negli aeroporti dell’Ecuador. Sostanzialmente, verranno effettuati controlli a tappeto su carichi e passaggi sospetti.

Per dare un’idea del livello di violenza che affligge l’Ecuador, basti pensare alla drammatica sorte di Fernando Villavicencio. Il delfino di Lasso, candidato presidenziale ed esponente della destra conservatrice liberale, infatti, è stato ucciso il 9 agosto scorso, a ridosso della prima tornata elettorale. In qualità di giornalista investigativo, l’aspirante presidente Villavicencio si è distinto per la lotta traffico di droga e corruzione. Nel corso della sua carriera giornalistica denunciò proprio Correa, reo di aver commesso crimini contro l’umanità.

Per questo motivo, scontò 18 mesi di carcere nel 2014 per ingiuria. Recentemente era stato minacciato di morte dal cartello Sinaloa: ad agosto il suo assassinio a colpi di pistola durante un comizio a Quito. L’organizzazione criminale “Los Lobos” ha rivendicato il gesto: una volta in carcere, i sicari sono stati trovati impiccati in pochi giorni.

Rispetto all’economia nazionale, afflitta dalla crisi post-pandemia, la strada indicata da Noboa riguarderà gli incentivi per le aziende locali ed estere con particolare attenzione alla disoccupazione giovanile. “Domani cominceremo a lavorare per un nuovo Ecuador”, ha affermato il presidente eletto a poche ore dai risultati: “Vogliamo ricostruire un paese minato dalla violenza, dalla corruzione e dall’odio”.

Il prossimo 10 dicembre, Noboa entrerà in carica: da quel giorno potrà cominciare a lavorare alla sua riconferma e dovrà partire dal conquistare più degli attuali 13 seggi su 137 in Parlamento.

Articolo a cura di Sara Gullace

Immagine di copertina via flickr.com

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