“Sono una pazza a volere te”: vite spezzate che fanno rivoluzione

Tempo di lettura 3 minuti
È tornata in libreria Camila Sosa Villada con “Sono una pazza a volere te”, nuovo romanzo per l’autrice argentina che ci riporta alle atmosfere magiche de “Le Cattive”.

Sono una pazza a volere te”, pubblicato da Edizioni SUR lo scorso settembre con l’attentissima traduzione di Giulia Zavagna, è il secondo romanzo di Camila Sosa Villada, scrittrice argentina che aveva lasciato il segno con il suo esordio, sempre per SUR, con “Le Cattive”, recensito da Ghigliottina qui.

Questa volta, Sosa Villada si cimenta in una raccolta di nove racconti, nove storie di vita, alcune con contorni più realistici, altre che sembrano uscite da un mondo fantastico, un mondo dove umanità e natura si mescolano per diventare tutt’uno.

Storie di chi vive ogni giorno in un corpo che sente non appartenergli, di chi, in qualche modo, riesce a trovare la pace con sé stesso/a, di chi deve lottare per sopravvivere. Perché il mondo ancora fatica ad accettare che una persona transgender possa vivere la vita che vuole. Che sia in Argentina, in Messico o negli Stati Uniti.

Mi intristii perché avevo un corpo che non mi apparteneva, che non potevo vestire come volevo, né profumare come volevo, né chiamare come volevo. Me ne stavo lì, con il mio corpo di uomo, vestita da uomo, accanto a Mamma Mercy e ad Ava, che aveva gli occhi celesti pieni di lacrime, e mi sentii triste.

E così, nelle pagine del romanzo, incontriamo un’attrice transgender, un bambino vittima di un padre violento che deve nascondere la sua identità, due parrucchiere trans di Harlem che vivono sempre in bilico, una Billie Holiday a cui nessuno perdona di essere una donna nera e avere successo, una ragazza trans che per anni ha subito violenza sessuale dallo zio, personaggi stravaganti e a volte surreali che affrontano la vita al meglio delle loro possibilità.

C’è un filo che lega tutte le storie: la difficoltà. La difficoltà di sapersi accettare, di sapersi difendere, di sopravvivere alla crudeltà.

Una crudeltà che ritroviamo anche nella scrittura, che a volte disarma e spaventa. L’autrice non fa sconti alle barbarie subite dalle protagoniste, alle sofferenze, dalle dipendenze. È una narrativa violenta, a tratti, e arriva dritto allo stomaco.

Per tutto quello che ci hanno fatto. Per quello che abbiamo sofferto. Per il pane che ci hanno tolto. Per l’amore negato. Che salga al paradiso delle trans.

Sosa Villada riesce a trasmettere il continuo tormento in cui vivono i personaggi, e anche la pace in quei momenti in cui la riescono a trovare.

Altro concetto importante che traspare dalle pagine: quello di famiglia. Ma non la famiglia di sangue, che capita per nascita. La famiglia che salva le protagoniste è quella per scelta. Una famiglia queer.

Ogni protagonista riesce a trovare la salvezza, di sé e della sua anima, in una comunità che accoglie e non respinge. Anime affini che si comprendono, si aiutano, si proteggono, si salvano. Fin dove è possibile salvarsi. Perché non sempre c’è salvezza.

Sono una pazza a volere te” è un romanzo che lascia una sensazione di irrequietezza una volta terminato. E per i tempi che stiamo vivendo, dove la transfobia ancora calpesta le nostre strade, è un grido di rivoluzione.

Sono una pazza a volere te
Camila Sosa Villada
Edizioni SUR, 2023
pp. 220, € 17.50
ebook € 9,99

Recensione a cura di Giada Giancaspro

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