Nigeria: la guerra tra pastori e contadini per il possesso della terra

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Da anni si contendono terra e risorse idriche: gli scontri tra le due parti, in Nigeria, sono sfociati in una guerra che ha prodotto migliaia di vittime. In attesa di un intervento del governo valida per le parti.

Chi ricerca terre verdi e pascolabili per le proprie mandrie, chi difende strenuamente i terreni agricoli che coltiva – spesso al costo della propria vita. In Nigeria è guerra tra pastori e contadini, che si scontrano da oltre vent’anni contendendosi risorse sempre più rare: acqua, fertilità, terra.

I pastori necessitano di tali risorse per sostentare i pascoli di pecore, capre, cammelli o vacche. I contadini le sfruttano per coltivare prodotti agricoli. Quando le due parti si contendono le (scarse) risorse, può accadere che una vacca pascoli in un orto e che il proprietario di quell’orto finisca per uccidere la vacca. E il confronto, a quel punto, diventa uno scontro tra uomini, pastori e contadini.

In Nigeria, com’è noto, i conflitti etnici di matrice religiosa e il terrorismo di Boko Haram occupano la scena delle cronache più brutali. Eppure il Paese da diversi anni vive questa crisi che sta decimando la popolazione e che, ad oggi, non sembra trovare soluzione stabile. La convivenza dei pastori nomadi di etnia Fulani a maggioranza musulmana ed i contadini, invece stanziali, Yoroba, prevalentemente cristiani è in escalation. Scontri e contese hanno assunto la forma del conflitto e sono ragione di instabilità nazionale ed una minaccia alla sicurezza del Paese.

All’origine di questa sorta di guerra scoppiata in Nigeria oltre vent’anni fa, dunque, il possesso di terreni flagellati da desertificazione e siccità – dovute al prosciugamento dei canali idrici, come il lago Ciad. Questa penuria ha comportato l’intensificazione degli spostamenti dei pastori, che nel corso degli anni sono diventati più frequenti ed estesi. Se originariamente le migrazioni dei fulani da nord a sud erano stagionali, oggi si tratta di una vera e propria espansione per assicurarsi il possesso e il controllo dell’acqua a scapito dei contadini che vivono e lavorano le terre oggetto di bramosia.

Il Programma “Ruga”, firmato dal Ministero dell’Agricoltura e approvato dal governo nel 2019, nella realtà dei fatti non ha visto mai la luce: il presidente Muhammed Buhari dovette sospenderlo velocemente, poiché aveva creato un’ulteriore divisione e tensione tra nord e sud del Paese. L’attuazione del programma avrebbe permesso di individuare insediamenti per i pastori sparsi tra i diversi Stati e di programmare una transizione a un sistema di allevamento per aumentare la produzione. I leader politici rappresentanti i contadini erano stati irremovibili davanti alla possibilità di “cedere terreno”.

Il neo presidente Bola Tinubu, in carica da maggio 2023, però, sembra voler riprendere il Ruga. La massima carica dello stato nigeriano, infatti, ha creato un comitato per riformare il settore dell’allevamento e trovare soluzioni a lungo termine alle dispute. Le parti rimangono in attesa di comprendere ulteriori sviluppi, ma sono già sul piede di guerra.

Un ulteriore ostacolo alla risoluzione del problema è  rappresentato dalla non ufficialità delle denunce. Le famiglie colpite vengono da zone dell’entroterra estremamente rurali e, spesso, hanno poco accesso a mezzi di informazione o istituzioni. In assenza di un registro nazionale, sono le Agenzie e i Centri Ricerca per i Diritti Umani ad approfondire e darci una fotografia di quanto sta accadendo.

Secondo Amnesty International, tra il 2016 e il 2018 sono state almeno 3.641 le vittime delle contese. Nello stesso periodo, negli Stati centrali di Kaduna, Nasarawa, Benue, Plateau il numero degli sfollati ha raggiunto le 300.000 persone. Si tratta di individui costretti ad abbandonare abitazioni e proprietà terriere in seguito a violenze e minacce, fuggiti dai propri insediamenti per evitare il peggio.

In attesa che le istituzioni intervengano in maniera più significativa, la popolazione sta cercando di organizzarsi. Nel sud-ovest del Paese, sei regioni hanno messo in piedi Amotekun, un organismo di sicurezza autogestito con l’obiettivo di frenare l’avanzata dei pastori d i loro abusi. Frattanto, le organizzazioni di vigilanza e di autodifesa locali cercano di dialogare con i pastori per mettere un limite alla loro presenza.

Ad oggi, lo sforzo diplomatico ha prodotto scarsi risultati. Nel febbraio 2021, un agricoltore dello Stato di Ondo ha perso la vita in seguito a una disputa e a dicembre 2022, nella stessa zona, un leader religioso locale è stato rapito, malmenato e rilasciato sotto riscatto. I sequestratori, pastori nomadi, lo accusavano di ostacolare le loro attività. Infine, lo scorso Maggio, 85 persone sono state uccise in uno scontro tra pastori e contadini nello Stato di Plateau, Nigeria centrale.

Articolo a cura di Sara Gullace

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