Marco Castello riscalda e riempie il Monk di Roma
Il cantautore siculo, classe 1993, presenta il suo secondo album al pubblico romano
Dopo i tutto esaurito di Milano e Bologna, Marco Castello conquista il Monk di Roma.
Terzo sold-out di questo tour con cui il cantautore siciliano sta presentando il suo nuovo album “Pezzi della sera” completamente autoprodotto e pubblicato con la sua nuova etichetta “Megghiu Suli“.
In apertura il duo chitarra/voce e batteria composto da RBSN e Federico Romeo.
Voce molto particolare quella di RBSN e si sente che c’è un gusto raffinato dietro l’idea di canzone proposta ma personalmente sono rimasto impressionato dalla bravura e dai virtuosismi di Federico Romeo alla batteria, incredibile.
Partiamo dalla line-up sul palco 2 sax, tastiere e synth, basso, batteria, chitarra elettrica e Marco che canta e suona la chitarra acustica.
Questo per farvi capire quanto il suono generale risulti pieno e studiato, pensato per portare le canzoni nel miglior modo possibile.
Anche se l’artista è stato messo in difficoltà dalla tosse a supportarlo non c’era solo la band ma un pubblico numeroso che ha cantato tutte le canzoni e non è un modo di dire.
Il cazzeggio sul palco tra un brano e l’altro, l’interazione col pubblico, il risultato finale del tutto è uno dei migliori live a cui ho partecipato di recente.
Marco Castello conquista anche il buttafuori del locale con cui mi trovo a parlare e che inizia a chiedermi info sul cantante per poterlo seguire su Spotify, lui che di live ne avrà sentiti a bizzeffe è rimasto piacevolmente colpito da questo cantautore siculo che non conosceva.
Chiudo con un semplice appello personale che faccio a Nikki e a Nicola Savino di Radio Deejay, non avete scuse, Marco ha tutte le carte in regola e merita di essere passato in radio.
Scaletta:
- Porci
- Beddu
- Polifemo
- Dracme
- Pipì
- Narrazione
- Villaggio
- Cicciona
- Dopamina
- Sul Serio
- Marchesa
- Palle
- L’ultima luna (cover Lucio Dalla)
- Amara
- Empireo
- Copricolori
- Melo
- Luca
- Torpi
Testo di Dario Patti
Foto concesse da Giulio Paravani