In Argentina il mondo della cultura scende in piazza contro MiIei
Manifestanti riuniti in diverse parti del paese per realizzare un “cacerolazo culturale” in “rifiuto del tentativo di calpestare i diritti”.
Mercoledì 10 gennaio si è compiuto il primo mese di mandato del presidente Javier Milei alla Casa Rosada. In Argentina, però, questa data coincide con un momento chiave in ambito legislativo: è iniziato il dibattito in Congresso sulla Ley Ómnibus, voluta dall’Esecutivo e osteggiata dalla maggioranza della popolazione che la ritiene incostituzionale.
In questo contesto, in diverse parti del paese artisti ed esponenti del settore si sono dati appuntamento per una protesta di massa contro le modifiche proposte dal presidente in ambito culturale. Il governo argentino, in particolare, promuove la chiusura dell’Istituto Nazionale del Teatro (INT) e del Fondo Nazionale per le Arti (FNA) e propone anche tagli al bilancio della Commissione Nazionale di Biblioteche Popolari (CONABIP) e all’Istituto Nazionale della Musica (INAMU).
La protesta, convocata alle 19 (ora locale), ha avuto luogo in contemporanea in diverse piazze, edifici storici e punti nevralgici di ogni regione sulla mappa: gli argentini sono tornati ancora una volta con le loro cacerolas per tentare di frenare alcune misure del Governo, una modalità di protesta che si è affermata nel paese con forza durante la crisi del 2001. Nel caso di Buenos Aires i manifestanti si sono riuniti alle porte del Congresso, luogo dal rilevante valore simbolico rappresentando per molti argentini l’unica possibilità per arginare le iniziative governative. Nonostante un temporale imprevisto abbia rischiato di compromettere la protesta, la pioggia a Buenos Aires non ha impedito che migliaia di manifestanti si riunissero in difesa dei posti di lavoro e delle istituzioni del settore culturale.
Se cierra otra jornada de unión popular. Bajo el mismo frito: ¡La cultura no se vende! pic.twitter.com/iHByuc5iRP
— La Garganta Poderosa (@gargantapodero) January 10, 2024
Per realizzare un “cacerolazo culturale” in “rifiuto del tentativo di calpestare i diritti”, i dimostranti si sono riuniti in diverse parti del paese. Tra di loro editori, librai, bibliotecari, attori e rappresentanti di associazioni di categoria. Hanno partecipato anche sindacati di musicisti e cineasti.
Oltre a striscioni che sottolineavano l’importanza di difendere la cultura, sono state realizzate anche improvvisazioni artistiche e non è mancato da qualche parte il mitico tango. La manifestazione è stata inondata di colore, poiché gli artisti delle diverse discipline hanno realizzato performance dal vivo. Tra gli slogan si leggeva “La cultura non si vende” o “La cultura si difende”.
Le città di Buenos Aires, Córdoba e Rosario sono stati tre dei principali epicentri della manifestazione contro il Governo che, in appena un mese di gestione, si è guadagnato diverse proteste di piazza.
Traduzione di Valentina Cicinelli via abc.es
Immagine di copertina via twitter.com/gargantapodero
Titolo originale tradotto: “La cultura scende in piazza per tentare di frenare le misure volute da MiIei”