Escher in mostra a Roma a Palazzo Bonaparte
A cento anni dall’arrivo di Escher nella capitale, un’esposizione ci fa immergere nel mondo dell’artista più eclettico del Novecento.
Quando ci si addentra nell’universo escheriano si scoprono una grande complessità e una creatività sofisticata ispirate alla matematica e alla geometria. Un mondo fatto di opere che diventano motivi grafici infiniti o rappresentazioni di realtà impossibili.
Il lavoro di Escher, altamente originale e unico, ci mostra come arte e matematica possano intrecciarsi in modo inaspettato e sorprendente.
La genialità dell’artista olandese consisteva infatti nella capacità unica di tradurre il mondo matematico in opere affascinanti, ridisegnando i confini della percezione e dell’immaginazione umana.
Quando il visitatore diventa protagonista
La mostra a Palazzo Bonaparte è allestita in due piani con ben 300 opere originali ci trasporta nella vita e nell’universo creativo dell’artista olandese con uno sguardo attento all’esperienza immersiva del visitatore che durante la mostra può interagire con le opere attraverso supporti multimediali, giocare e addentrarsi in stanze particolari create ad hoc in modalità escheriana.
Cosa rende questa mostra speciale? Ci si può scattare un selfie nella famosa “Mano con sfera riflettente” resa su uno schermo-specchio, o divertirsi a farsi una foto in una stanza in cui le altezze vengono stravolte. Ci si può sentire proprio come Escher nel suo studio, grazie alla sapiente ricostruzione della sua stanza preferita: la scrivania, la parete con le vecchie foto stampate e i suoi strumenti di lavoro esposti incuriosiscono il visitatore raccontando a 360° l’artista.
Palazzo Bonaparte non si smentisce mai per la qualità e la cura degli allestimenti, arricchiti da un’originalità creativa grazie a cui il visitatore può fare un’esperienza differente e mai statica. La mostra, col patrocinio del Comune di Roma – Assessorato alla Cultura e dell’Ambasciata e Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi, è prodotta da Arthemisia in collaborazione con la M. C. Escher Foundation e Maurits ed è curata da Federico Giudiceandrea – uno dei più importanti esperti di Escher al mondo – e Mark Veldhuysen, CEO della M.C. Escher Company.
Il percorso espositivo
“Questa mostra è interamente dedicata alla tecnica, alla bellezza, alle illusioni e ai sogni di uno tra i più celebri artisti grafici del mondo.
Xilografie, xilografie di testa, litografie, linoleografie e mezzetinte: tutto quello che vedrete è stato realizzato a mano dall’artista, poiché all’epoca di Escher i computer non esistevano. Queste stampe sono la testimonianza della passione di una vita, e ancora oggi procurano immensa gioia a chi le osserva!”, parola di Mark Veldhuysen, Presidente della M.C. Escher Foundation, per raccontare la mostra a Palazzo Bonaparte.
L’amore per l’Italia
“Ero incredibilmente affascinato dal paesaggio del sud Italia alle influenze dei mori, come ad esempio quei tetti tondeggianti. L’ho trovato affascinante“.
Così raccontava Escher sulla sua permanenza in Italia, una tappa molto importante della sua esistenza e della sua vita da artista. Ci rimase per più di dieci anni, dal 1922 al 1935, quando dovette lasciare a malincuore Roma a causa dell’inasprimento delle politiche del regime fascista.
Visto il grande amore per il Belpaese la mostra dà ampio spazio ai viaggi e alla permanenza dell’artista in Italia. Tra paesaggi e architetture, rappresentati in tante opere, la vita in Italia influisce in modo forte sulla sua arte.
A Roma in particolare Escher vivrà un periodo felice nella sua casa del quartiere Monteverde dove produrrà anche una delle sue opere più famose, “Mano con sfera riflettente“, che raffigura il suo studio di via Poerio 122.
Le notti romane passate a disegnare, seduto su una sedia pieghevole e con una piccola torcia appesa alla giacca, sono ricordate da Escher tra i momenti più belli di quel periodo. Il periodo romano ha dato vita alla serie completa del 1934 dei dodici Notturni romani, parte interessante della mostra.
La eschermania
La parte finale del percorso espositivo ci fa scoprire come l’arte escheriana abbia influenzato – e tuttora influenzi – tantissimi ambiti di vita. Dalla musica, alla pubblicità, passando per la cultura popolare e per l’arte stessa che riprende i concept dell’artista olandese creando nuove forme di espressione. Il lavoro di Escher continua ad affascinare milioni di persone in tutto il mondo e a ispirare intere generazioni di artisti, architetti, matematici, musicisti e designer, ammaliati dalle sue costruzioni accattivanti e fantasie originali.
Tanti pittori contemporanei e artisti digitali sono stati catturati dal lavoro che Escher ha svolto nel campo della tassellatura e delle forme geometriche. Così come la rappresentazione del paradosso ha ispirato moltissimi musicisti negli anni ’60 che hanno utilizzato le immagini escheriane per le copertine dei loro album.
Persino nel mondo della moda è facile ritrovare le geometrie sui tessuti che alcuni stilisti hanno ripreso. Insomma l’opera di Escher ha avuto un forte impatto e tuttora lo ha su tutti i settori creativi.
Un aneddoto divertente riguarda la lettera che Mick Jagger, leader dei Rolling Stones, scrisse a Escher nel 1969 chiedendogli se potesse disegnare la copertina del nuovo disco, “Let it bleed”. Escher rispose con un “no” molto diretto dicendo che non avrebbe voluto ne potuto perdere tempo per la pubblicità. E invitando il “signor Jagger” a non chiamarlo più per nome, come aveva fatto Mick Jagger nella lettera chiamandolo confidenzialmente “Maurits”.
Da non perdere perché…
Escher è un artista che lascia il segno e una mostra che ne celebra il genio nella misura della sua mente fuori dai confini ordinari è imperdibile.
Siamo tutti un po’ escheriani quando cerchiamo una nuova prospettiva da cui guardare le cose. Anche se può sembrare difficile da comprendere, la realtà tangibile non è l’unica possibile e a volte non ci resta che sfidare e ribaltare la nostra comprensione ordinaria del mondo. Basta uscire da quel piano scontato per catapultarsi in una nuova prospettiva prima non visibile.
La mostra sarà presente a Palazzo Bonaparte fino all’1 aprile 2024.
Articolo a cura di Elena Murgia