Soluzione a due stati, Borrell: “Qual è alternativa? Cacciare via i palestinesi? Ucciderli tutti?”

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L’Unione europea, preoccupata per la regionalizzazione del conflitto, inizia a delineare un piano di pace per il Medio Oriente e istituisce un quadro di sanzioni specifico per chi finanzia Hamas.

Dobbiamo discutere con loro (Israele) di quali soluzioni abbiano in mente. Cosa propongono? Cacciare via i palestinesi? Ucciderli tutti?”. Si è espresso così l’alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza dell’Unione europea, Josep Borrell, prima della riunione del Consiglio Affari Esteri con il ministro israeliano, Israel Katz. Sono in agenda anche incontri con gli altri attori coinvolti nel conflitto in Medio Oriente, come l’Autorità Palestinese o i paesi arabi promotori della proposta di pace. Le parole di Borrell arrivano quando la Ue ha iniziato a elaborare un piano di pace che passa per la costituzione di due stati, la “unica” opzione che i 27 considerano fattibile per garantire la pace nella regione. Borrell ha assicurato che si tratta di un “approccio complessivo”.

Il piano delineato dal dipartimento diretto da Borrell mira alla stabilità di tutta l’area e passa per il riconoscimento dei due stati con un forte sostegno da parte della comunità internazionale. “Non è realistico pensare che in un futuro prossimo israeliani e palestinesi (questi ultimi rappresentati dalla OLP) diano avvio a negoziati bilaterali per arrivare a una pace completa, e ancor meno che portino a compimento tali negoziati senza un forte coinvolgimento della comunità internazionale. Affinché ci sia un’alternativa politica a Hamas i palestinesi avranno bisogno di una OLP più forte, mentre gli israeliani dovranno trovare la volontà politica per avviare significativi negoziati verso la soluzione dei due stati. Nel frattempo, è responsabilità degli attori esterni, ovvero di paesi partner e vicini come la Ue, sostenere le parti in conflitto preparando il terreno per una pace completa”, indica il documento inviato agli stati membri.

La proposta perciò mette da parte Hamas al contempo che la Ue aumenta la pressione sull’organizzazione terroristica con sanzioni ai responsabili e la creazione di un quadro specifico per colpire chi fornisce mezzi materiali e finanziari. Il pacchetto, approvato venerdì, include sanzioni a sei persone.

Per dare avvio al processo di normalizzazione, il testo raccomanda di organizzare una conferenza di pace “preparatoria”, in linea con la proposta spagnola accolta dai 27 ad ottobre, con la partecipazione della Ue, Egitto, Giordania, Arabia Saudita, Lega Araba e possibilmente gli Stati Uniti con l’obiettivo di delineare un piano di pace da completare entro un anno. Durante la sua elaborazione, saranno consultate le “parti in conflitto” considerato che si presuppone che i lavori inizino anche se la guerra prosegue.

“Un punto essenziale del Piano di Pace dovrà essere lo sviluppo di solide garanzie di sicurezza per Israele e il futuro Stato indipendente della Palestina, subordinate al pieno riconoscimento diplomatico reciproco e all’integrazione sia di Israele sia della Palestina nella regione”, recita la proposta di dodici punti. Questa arriva mentre anche i Paesi arabi stanno elaborando una propria proposta, che passa per un cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi israeliani a Gaza come precondizione per una normalizzazione delle relazioni se si intende fare passi avanti “irreversibili” verso la creazione di uno Stato palestinese, secondo quanto ha anticipato il Financial Times.

Dobbiamo smettere di parlare di pace, di processo di pace, e iniziare a parlare più concretamente di un processo per una soluzione a due stati”, ha chiesto Borrell ai giornalisti al suo arrivo al Consiglio Affari Esteri. In un discorso lo scorso venerdì ha raccomandato che la soluzione a due stati sia “imposta” a Israele ”dall’esterno” dal momento che continua a opporre un netto rifiuto. “Hamas va sconfitto ma non è questo il modo. Stanno alimentando l’odio per generazioni”, ha messo in guardia il capo della diplomazia: “La pace e la stabilità non possono costruirsi solo con mezzi militari, e sicuramente non nel modo in cui stanno usando i mezzi militari”.

La situazione umanitaria non può essere peggiore. Non ci sono parole per spiegarla”, ha avvertito l’alto rappresentante, che ha ricordato che ci sono centinaia di migliaia di persone “sfollate senza cibo e sotto le bombe”. I ministri degli Esteri sono stati concordi sulla necessità che gli aiuti umanitari arrivino alla Striscia di Gaza.

Ciò su cui ancora non c’è consenso la richiesta di cessate il fuoco. Paesi come la Germania non sono d’accordo e ritengono che Israele abbia il diritto all’autodifesa contro Hamas. E coloro che propugnano il cessate il fuoco divergono su come qualificarlo. Per esempio, lo spagnolo José Manuel Albares ha parlato di un “cessate il fuoco permanente”. Il Belgio di un “cessate il fuoco immediato” e la Finlandia lo ha definito “umanitario”. “Dobbiamo lavorare in questa direzione affinché il cessate il fuoco possa portare ad uno più lungo e le due parti possano negoziare”, ha aggiunto la ministra finlandese Elina Valtonen. “Abbiamo bisogno prima di tutto di un cessate il fuoco, non mi importa come chiamarlo”, ha evidenziato da parte sua Xavier Bettel, ministro del Lussemburgo.

I Ministri degli Esteri dei 27, che temono un’escalation degli scontri a livello regionale con la tensione tra Iran e Pakistan, affronteranno il conflitto in Medio Oriente con tutti gli attori coinvolti, tra cui il ministro degli Affari Esteri di Israele Israel Katz, i ministri degli Esteri dell’Arabia Saudita, Faisal bin Farhan Al Saud, della Giordania, Ayman Safadi, e dell’Egitto, così come con il segretario generale della Lega degli Stati Arabi, Ahmed Aboul Gheit. E con il capo della diplomazia dell’Autorità Palestinese, Riyad al-Maliki.

Traduzione di Valentina Cicinelli da www.eldiario.es

Immagine di copertina via arci.it
Titolo originale tradotto: “No” di Israele alla soluzione a due stati. Borrell commenta: “Qual è alternativa? Cacciare via i palestinesi? Ucciderli tutti?”

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