La questione Somaliland divide Etiopia e Somalia

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Addis Abeba promette sostegno alla causa indipendentista del Somaliland, in cambio di accesso alla costa. Mogadiscio rigetta l’accordo e l’intera area inizia a tremare.

Nuove tensioni in Corno d’Africa. I rapporti tra Somalia ed Etiopia sono sempre più tesi, dopo che il Primo ministro etiope, Abiy Ahmed, e il presidente del Somaliland, Muse Bihi Abdi, si sono incontrati ad Addis Abeba. Il bilaterale ha sancito la firma di un Memorandum d’Intesa (MoU) che ha stabilito l’accesso al mare per l’Etiopia in cambio di una quota della compagnia aerea di bandiera etiope e, soprattutto, l’impegno di Addis Abeba a promuovere il riconoscimento dell’autonomia per il Somaliland.

Pochi giorni dopo, il 6 gennaio, il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud ha rigettato l’intesa firmando una legge che “annulla” il MoU perché trova il contratto tra Somaliland ed Etiopia come un’aggressione alla sovranità del proprio Stato – la Somalia, infatti, ritiene il Somaliland suo territorio.

Del resto il MoU ha scosso anche il sistema politico interno: a qualche giorno dalla ratifica si è dimesso il Ministro della Difesa dello stesso Somaliland, Abdigani Ateye. Quest’ultimo ha accusato Bihi Abdi di aver preso una decisione molto importante senza consultare il proprio governo – che ha appreso la notizia dai mezzi di informazione.

L’Etiopia, Repubblica con più di 120 milioni di abitanti in un territorio di oltre 1 milione di km quadrati, reclama dunque uno sbocco sul mare per scopi commerciali e militari. La scorsa estate Abiy aveva già presentato l’argomento, sottolinenando quanto “l’accesso al mare per il nostro Paese sia di vitale importanza”.

Secondo Abiy, il diritto dell’Etiopia al Mar Rosso ha ragioni geografiche, storiche, etniche ed economiche – compreso il fatto che sia stato concordato nella Carta delle Nazioni Unite. Aveva così invitato Gibuti, Eritrea e Somalia a “iniziare a discutere del tema, non solo per il presente, ma anche per assicurarsi una pace duratura”. Inutile dire che tali dichiarazioni avevano fatto presagire il peggio, sebbene lo stesso Abiy avesse smentito intenti nefasti assicurando che “L’Etiopia non ha mai invaso alcuna nazione, né lo farò in futuro”.

Per l’Etiopia, il MoU ripara ad “un errore storico” di esclusione di Addis Abeba da un accesso al mare dopo l’indipendenza dell’Eritrea, avvenuta nel 1993, e ha assicurato che l’intesa con il Somaliland “Non influenzerà alcun partito o Paese”.

Dal canto suo, il presidente somalo Mohamud ha spiegato che la legge contro l’accordo: “È una dimostrazione del nostro impegno a salvaguardare unità, sovranità e integrità territoriale secondo legge internazionale”. Al momento la Somalia godi di supporto a livello internazionale: Stati Uniti, Egitto e Turchia si sono dichiarati contrari alla possibilità di riconoscere l’indipendenza del Somaliland e favorevoli a sostenere “Sicurezza e stabilità” a Mogadisho – come ha affermato il presidente egiziano al–Sisi. L’Unione Africana (UA), invece, ha cercato di mitigare le tensioni, con il presidente Moussa Faki Mahamat che il 3 Gennaio è intervenuto chiedendo a Etiopia e Somalia “calma e rispetto reciproco per allentare la tensione”.

In mezzo a tali discussioni si inserisce il Somaliland. Questo  territorio, protettorato britannico fino al 1960 e in seguito annesso alla Somalia, nel 1991 si è proclamato indipendente – dopo aver combattuto una sanguinosa guerra d’indipendenza. Oggi il Somaliland è una piccola Repubblica autonoma di nemmeno 6 milioni di abitanti, per un’area di quasi 180 mila km quadri. Ha una propria capitale, Harghesia, e proprie moneta e forze dell’ordine, si regge su elezioni regolari ed un indipendente sistema politico.

Tuttavia, la sua autonomia non è stata mai riconosciuta a livello internazionale. Almeno fino allo scorso 1 gennaio: in cambio dell’impegno a sostenere la lotta indipendentista, l’Etiopia ha ottenuto l’accesso per 50 anni a 20 km di costa adiacenti il porto di Barbera, nel golfo di Aden, con annessa possibilità di installare una base militare.

L’IGAD, l’Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo del Corno d’Africa, intende riappacificare le parti avviando un dialogo tra Etiopia e Somalia in queste settimane. Ai colloqui, mediati dal Gibuti come Nazione attualmente alla Presidenza dell’Organizzazione, parteciperanno i membri dell’UA come gli altri partner esteri, pronti a fare valere mire e interessi per il mantenimento, o meno, dello status quo.

Articolo a cura di Sara Gullace

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