Berthe Morisot: scoprire la pittrice dimenticata del movimento impressionista
Fino al prossimo 3 marzo il museo Marmottan Monet di Parigi ospita la mostra “Berthe Morisot e l’arte del XVIII secolo”, un’occasione per esplorare l’influenza del secolo dei lumi su una delle fondatrici del movimento impressionista, a lungo rimasta all’ombra dei suoi colleghi maschi.
Il mondo dell’arte si è interessato ai dipinti di Berthe Morisot a partire dagli anni 2010. Un riconoscimento gradito, ma tardivo. Se i suoi omologhi maschili – Monet, Renoir, Pissarro, Cézanne… – sono sempre stati celebrati e hanno potuto farsi strada nel nostro immaginario collettivo, il nome di Berthe Morisot resta ancora poco noto al grande pubblico. Come tante artiste di talento, che hanno avuto un ruolo determinante nei grandi movimenti artistici dei secoli scorsi, il suo unico torto fu di essere nata donna, in una società patriarcale.
Diventare pittrice indipendente nel XIX secolo.
Se le porte delle Belle Arti erano per lei chiuse in quanto donna, Berthe Morisot ha avuto il privilegio di nascere, il 14 gennaio 1841, in una famiglia francese dell’alta borghesia. Riceve perciò una solida educazione artistica, seguendo corsi di acquerello con le sorelle. Il loro maestro, Joseph Guichard, è convinto che Berthe e Edma Morisot diventeranno grandi pittrici. “Nell’ambiente della grande borghesia di cui fate parte, sarà una rivoluzione, quasi una catastrofe oserei dire”, scriveva.
La mostra Berthe Morisot et l’art du XVIIIe siècle evoca questi anni di formazione. L’artista è cresciuta all’interno di una società che celebra l’arte del secolo XVIII, nel mobilio, negli oggetti del quotidiano – si possono vedere i ventagli di Berthe Morisot, fra cui figura una scena galante illustrata da Boucher – nei suoi centri di interesse, come la natura e la cura per i giochi di luce.
Le sorelle Morisot vengono presto affidate al pittore Camille Corot, che le inizia alla scienza dei colori e alla pittura en plein air. Berthe lascia i colori scuri per una tavolozza più chiara. Nel 1864 le sorelle Morisot presentano i loro primi dipinti all’Accademia delle Belle Arti. Al Louvre conoscono i plagiari e anche il pittore Edouard Manet. Le Morisot inoltre ricevono a casa loro il fior fiore degli intellettuali dell’epoca: i Riesener, i Manet, Baudelaire, Zola, Tissot… A proposito del talento pittorico delle sorelle Morisot, Manet scrive al pittore Henri-Fantin Latour: “Sono d’accordo con voi, le signorine Morisot sono affascinanti, è un peccato che non siano uomini”.
Mentre Edma nel 1868 si sposa e mette fine alla sua carriera di pittrice, Berthe porta avanti il suo lavoro in maniera indipendente. Posa anche per Manet, in almeno 14 ritratti. Edouard Manet e Berthe Morisot hanno un rapporto professionale e personale complesso, non privo di una dinamica di potere e di una forma di desiderio. Manet ritocca eccessivamente certe opere della pittrice, che è molto infastidita da questo. I critici d’arte hanno notato un’influenza reciproca nei loro lavori. Nel 1874 Berthe Morisot sposa Eugène Manet, fratello di Edouard e fervente sostenitore dell’opera di sua moglie. Nel 1878 avrà una figlia, Julie. Diversamente da sua sorella, Berthe continua a dipingere. Non solo: firma i quadri con il suo cognome da nubile.
La svolta impressionista
In quel periodo, Cézanne, Monet, Renoir, Pissarro, Degas e Morisot fondano la Société anonyme des artistes peintres, sculpteurs et graveurs (“Società anonima degli artisti pittori, scultori e incisori”), allo scopo di esporre le loro opere fuori dal recinto del Salone, organizzato dall’Accademia delle Belle Arti. La loro prima mostra si tiene in quello che era lo studio di Nadar: vi sono esposti 29 pittori, fra cui una donna, Berthe Morisot. Il nome “impressionismo” viene affibbiato al gruppo con tono beffardo dal giornalista Louis Leroy du Charivari, che schernisce il capolavoro di Monet “Impressione, sole nascente”. Nasce così il movimento impressionista.
Berthe Morisot diventa una figura imprescindibile di questa avanguardia artistica, partecipando a sette delle otto mostre organizzate dagli impressionisti. Dipinge la vita domestica delle donne appartenenti al suo ceto sociale: le passegiate nei parchi, e soprattutto la loro intimità, con quadri come “Femme à sa toilette” (1875-1880), in cui è raffigurata una donna di spalle, con il collo nudo. Un dipinto fatto di delicate sfumature di grigio e bianco e pennellate ben visibili, che Émile Zola definisce una “vera perla”.
“L’angelo del non finito”, troppo presto dimenticata
Se la pittrice resta classica nei soggetti, nella realizzazione si mostra audace e innovatrice. Rovesciando il cliché della musa donna, il marito diventa uno dei suoi modelli. Il quadro “Eugène Manet e sa Fille dans le Jardin de Bougival” (1881) rappresenta una scena bucolica fra un padre e sua figlia e mostra un modello di paternità inedito per l’epoca. negli anni 1880, il Louvre e altri musei puntano i riflettori sui grandi pittori del XVIII secolo come Watteau, Boucher o Fragonard. Ispirata, Berthe Morisot si lancia in una versione del quadro di Boucher “Apollo che rivela la sua divinità alla pastorella Isse” (1750), ingrandendo il particolare delle due ninfe abbracciate.
Per l’amico poeta Mallarmé, lo stile di Berthe Morisot è “una punta di ‘700 sublimata di presente”. Il suo unico autoritratto, dipinto nel 1889, riprende una posa emblematica del XVIII secolo, con il busto di profilo e lo sguardo deciso. Il suo essere donna causa sconcerto e ci ricorda a che punto la sua posizione era eccezionale. Non è un caso se è fra gli impressionisti – un club di maschi, ma in rotta con la scuola classica – che abbia trovato il suo posto.
“Non credo ci sia mai stato un uomo che abbia trattato una donna da pari a pari, ed è tutto quello che avrei chiesto io. Perché so di valerlo” (Berthe Morisot)
A partire dal 1885, dopo aver scoperto il lavoro del pastellista Perroneau, per i suoi quadri Morisot usa sia i pastelli sia l’olio. Trova in questa tecnica una libertà del gesto, e una resa che dà un senso di istantaneità. I suoi quadri fremono di vita, come se i soggetti potessero in qualsiasi momento uscire dalla cornice. Artista radicale, Berthe Morisot ha un debole per il non finito. I suoi quadri somigliano a schizzi, come a insistere sulla pulsione creativa originaria. Però tutto è pensato nella sua arte, specialmente la composizione dei suoi dipinti – personaggi di spalle, fuori fuoco, in controluce… – quasi fotografica.
Berthe Morisot muore nel 1895, a seguito di un’influenza, lasciando dietro di sé un’opera composta da oltre 400 dipinti. E pensare che il suo certificato di morte dice “nessuna professione”! Due anni più tardi, le Belle Arti aprono le porte alle donne. Il subdolo occultamento delle artiste ad opera dei decisori del mondo dell’arte si mette in moto: bisognerà aspettare 100 anni prima che gli Stati Uniti, e poi la Francia, propongano delle retrospettive (alla National Gallery of Arts di Washington nel 1987 e al Palais des Beaux Arts di Lille nel 2002). Nel 2012 e nel 2019 il Marmottan e il museo d’Orsay finalmente celebrano Berthe Morisot. L’attuale mostra su di lei e suoi suoi legami con il XVIII secolo ha il merito di farcela vedere da un’angolazione diversa e di inserirla all’interno di una storia dell’arte che per troppo tempo l’ha sottovalutata.
Traduzione di Sara Concato via madmoizelle.com