“Nos Corps, Nos Decisions”: l’aborto in Francia è costituzionale

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Il diritto all’aborto in Francia diventa costituzionale. Il Parlamento lo approva con una maggioranza schiacciante ed è il primo Paese al mondo

La Francia entra nella storia: il 4 marzo 2024 il Parlamento ha approvato una legge per inserire il diritto all’aborto nella Costituzione. È il primo Paese al mondo, pertanto si tratta di una decisione particolarmente importante. Indubbiamente farà comodo al presidente Macron per riguadagnare il consenso di una sinistra sempre più lontana, ma quel che conta maggiormente è la portata di una posizione netta ed assoluta che riconosca il concetto di “Mio il corpo, mia la scelta” – in un momento storico di diffusa recrudescenza conservatrice.

Il provvedimento ha ottenuto ben 780 voti a favore e 72 contrari. Per il presidente Emmanuel Macron è “orgoglio francese” nonché “Un chiaro messaggio universale”. Il giorno del voto, Gabriel Attel, Primo Ministro, ha ricordato l’importanza di “inviare un messaggio a tutte le donne: il vostro corpo vi appartiene e nessuno ha il diritto di controllarlo al posto vostro“.

La legge, che modifica la Costituzione del 1958 promulgata all’epoca di De Gaulle, determina le condizioni per cui si garantisce libertà alla donna di ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza. La misura, infatti, dichiara che l’aborto fino alla 14esima settimana è una “libertà garantita” – supervisionata dalle leggi del Parlamento.

Ciò significa che i futuri governi non sarebbero in grado di “modificare drasticamente” lo status quo, se non tornando a modificare ulteriormente la Carta Costituzionale. L’approvazione della legge riflette il diffuso sostegno all’aborto da parte della popolazione, sia tra i civili che tra gli attivisti. Uno Studio condotto dall’Ipsos nell’estate del 2023, infatti, ha rivelato che la Francia è il secondo sostenitore mondiale del pieno diritto all’aborto – piazzandosi alle spalle della Svezia.

Nello stesso periodo, una ricerca del Ministero della Sanità ha sottolineato che il 17% delle donne è costretta a spostarsi dalla propria regione di residenza per riuscire abortire. Normalmente, ciò accade per la mancanza di relative strutture e servizi. Garantire l’aborto nella Costituzione, quindi, è un cambiamento fondamentale che comporterà ulteriori conquiste, come la risoluzione della disomogeneità dei servizi sul territorio.

La Francia sta dimostrando che il diritto all’aborto non è più un’opzione, ma una condizione della nostra democrazia” – ha affermato Mélanie Vogel, senatrice del Partito dei Verdi nonché principale sostenitrice del disegno di legge.

La Francia lotta per il diritto all’aborto dal 1971, quando 343 donne francesi firmarono un manifesto redatto dalla scrittrice femminista Simone de Beauvoir in cui dichiaravano di aver intrapreso aborti clandestini e illegali, chiedendo una legge di riferimento per poter interrompere la gravidanza in sicurezza. Quattro anni dopo, la ministra Simone Veil, riuscì a far approvare una legge temporanea che depenalizzava gli aborti. Dal 1975, quindi, abortire è diventato legale e per nove volte, successivamente, la legge è stata ampliata con ulteriori estensioni migliorative.

In una sentenza del 2001, il Consiglio fondò la sua approvazione dell’aborto sul concetto di libertà sancito nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1789 – che tecnicamente fa parte della Costituzione. Su questi argomenti si basa la critica di alcuni giuristi conservatori che ritengono la nuova legge non necessariamente sbagliata di per sé, ma non necessaria. Bersaglio delle accuse è Macron, che avrebbe strumentalizzato la causa per riguadagnare consenso nell’anima più progressista del governo e dell’elettorato.

La svolta d’oltralpe ha riscosso largo consenso tra la stampa europea e statunitense – almeno quella di parte democratica. La Francia viene incoronata quale Paese pioniere dei diritti civili: il Washington Post, El País, Die Welt, El Clarin ed il NY Times hanno preso ad esempio le gesta dei parlamentari francesi, portandole a monito per i propri governatori.

Un ovvio e preannunciato muro, invece, è arrivato dai conservatori e dai gruppi di estrema destra – oltre che dal Vaticano. Quest’ultimo si è rivolto a “Tutti i governi e tutte le tradizioni religiose, affinché facciano del loro meglio perché la tutela della vita diventi una priorità assoluta”.

Il passo francese è un momento realmente storico: l’inserimento in Costituzione eleva l’aborto a diritto fondamentale della donna. Ad oggi sono ancora troppi i Paesi dove l’interruzione di gravidanza è tuttora vietata, in tutti e 5 i continenti. In Europa, ricordiamo l’estremismo di Ungheria e Polonia mentre è tristemente nota la retromarcia degli Stati Uniti nel 2022 per cui i singoli governi possono vietare l’aborto, anche dove prima era possibile.

Ma abortire non è immediato anche dove è legale: costumi morali, obiezione di coscienza e limitati accessi a territoriali rendono irrealizzabile il compimento di questo diritto che dovrebbe essere sempre più scontato oltre che fondamentale.

Articolo a cura di Sara Gullace

Immagine di copertina via twitter.com/DocumentWomen

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