I Nobraino si svegliano dal letargo e tornano a fare gli Animali Da Palcoscenico

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Le fiere di Riccione portano sul palco il nuovo disco pubblicato il primo marzo per Baobab Music e distribuito da Universal Music Italia.

I Nobraino tornano, dopo un lungo letargo, con un nuovo disco e con un nuovo tour, il 18/04 sono passati da Roma e siamo andati a sentirli.
Probabilmente in riferimento al nome dell’album e del tour, appena entrati nella sala concerto di Largo Venue, la prima cosa che notiamo è una rete installata sul palco, di bensoniana memoria, pronta a contenere gli Animali Da Palcoscenico.


A calcare il palco troviamo un chitarrista texano, un batterista indiano d’America, un bassista incantatore di serpenti, una domatrice di chitarre e pianoforte e un cantante contadino in salopette.
La band infatti perde il pelo ma non il vizio e chi ha visto i Nobraino almeno una volta sa che i loro live sono uno spettacolo a tutti gli effetti.
Un concerto diviso in due parti, nella prima parte si sono dedicati alle canzoni dell’album di recente pubblicazione e nella seconda parte invece hanno eseguito le canzoni di repertorio più rappresentative della band.

Sarà stata la gabbia che ha creato una sorta di muro tra la band e il pubblico, sarà che ogni brano veniva preceduto da diversi minuti di spiegazione, in ogni caso la prima parte ha fatto un po’ fatica a decollare e a prendere il giusto ritmo.
Anche Kruger si è accorto della insolita quiete dei fan.
Prima lancia una frecciatina cercando di smuovere le anime dei presenti, poi, da intrattenitore professionista, decide di varcare la rete, buttarsi tra il pubblico e pogare con i presenti.
La tecnica ha funzionato e tra dildo di gomma che sparano acqua e maschere a forma di dito medio si arriva alla pausa.

Interessante il fatto che nessuno ha aperto il concerto ma durante quel breve intervallo sono saliti sul palco, in versione chitarra e voce, una rappresentanza della band romana Kutso.

Cambio d’abiti per i Nobraino, inizia la seconda parte e la gabbia viene aperta dopo pochissimo.
Insieme ai costumi è cambiata anche l’energia, il pubblico è visibilmente più coinvolto, cantano, si agitano, interagiscono molto di più.
Il nuovo mood galvanizza la band e soprattutto il frontman che inizia a lanciarsi sul pubblico, a spruzzare gin tonic con la sua Gintanica, una pompa a spalla di quelle che si usano per trattare le piante.
Grande chiusura con uno dei brani più conosciuti della band, inizialmente scritto per una cantante che l’ha rifiutata, Film Muto mette il punto ad un concerto partito in salita ma finito col botto.

Testo di Dario Patti

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