Maternità e lavoro nell’Italia del 2024
Save The Children ha pubblicato il rapporto “Le equilibriste” con lo scopo di evidenziare il duro percorso che deve intraprendere una donna italiana quando sceglie di diventare genitore.
Il rapporto, pubblicato per il nono anno consecutivo, mostra come le madri di oggi facciano veramente tanta fatica a resistere nel mondo del lavoro: una lavoratrice su 5 lascia il lavoro dopo la maternità e il 72,8% delle dimissioni convalidate riguarda le donne.
Dati sulla maternità e gender gap in Italia
Questa condizione precaria delle donne ricade inevitabilmente sulle nascite: nel 2023 ne sono state registrate meno di 400mila, il 3,6% in meno rispetto al 2022. Sono diminuiti il numero di figli per donna, 1,20, e si è alzata anche l’età media delle donne al parto (32,5 anni). L’Italia inoltre ha il primato in Europa di donne, con l’età media più alta, che partoriscono il primo figlio (31,6 anni): l’8,9% di primi nati da madri over 40.
Nel 2023 il tasso di occupazione in Italia per le donne di età compresa tra i 15 e i 64 anni è stato del 52,5%, quasi il 10% in meno rispetto alla media europea (65,8%). Il gender gap è altissimo: considerando la fascia di età tra i 25 e i 54 anni, solo il 57,8 % di donne con due o più figli risulta occupata rispetto al 68,7% di donne senza figli che lavorano; invece il tasso di occupazione maschile per chi ha due o più figli sale al 91,6% rispetto al 77,3% per chi non ne ha.
La differenza tra generi compare anche se si confronta l’occupazione nei lavori a tempo pieno e part time: sono le donne a coprire di più questa seconda modalità lavorativa, con una percentuale del 31,3 (gli uomini sono solo il 6,6%); invece le donne con figli con un lavoro part time salgono al 36,7% rispetto ai padri che risultano essere solo l’8,7%.
Elevato è anche il numero di donne che, una volta diventate madri, si dimettono volontariamente dalla loro occupazione (il 63,6%). Per le donne risulta particolarmente difficile conciliare lavoro e maternità, non ricevendo servizi di assistenza e non riuscendo ad organizzarsi nel modo sperato. Gli uomini che si dimettono dopo essere diventati padri sono solo il 7,1%.
Negli altri Paesi europei il sostegno arriva dal Governo
In Europa diversi Paesi da anni stanno fronteggiando i problemi di denatalità e invecchiamento della popolazione:
- Francia: sostegno finanziario per le famiglie e una garanzia di accesso a servizi per l’infanzia;
- Finlandia: è stata messa in atto un’innovativa riforma sul congedo parentale;
- Germania: i genitori ricevono supporto economico per i figli, hanno la possibilità di usufruire di un congedo parentale part time e i bambini dopo il primo anno di età anno diritto ad un posto in un asilo nido;
- Repubblica Ceca: le madri possono approfittare di lunghi periodi di astensione dal lavoro.
Secondo Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children Italia, “bisogna sanzionare ogni forma di discriminazione legata alla maternità, rendere obbligatorio il family audit e promuovere l’applicazione sulla parità di retribuzione. Occorre inoltre assicurare ai nuovi nati l’accesso ai servizi educativi per la prima infanzia così come alle cure pediatriche”.
Top e flop delle regioni italiane per il “Mother friendly”
Il rapporto mette in luce, in collaborazione con l’Istat, una classifica delle regioni italiane dove per le madri è più facile vivere. Tra tutte spicca la Provincia Autonoma di Bolzano, poi Emilia Romagna e Toscana. C’è però ancora un gap abbastanza ampio con le regioni del Sud, dove mancano investimenti sul territorio, portando a una carenza di servizi e lavoro.
L’analisi prende in considerazione 7 dimensioni: Demografia, dove la Provincia Autonoma di Bolzano ha il primato assoluto; Lavoro, in cui spiccano le Marche, seguite da Piemonte, Abruzzo e Liguria, dove per le madri il mondo del lavoro è più accessibile e il numero di dimissioni e delle riduzioni di ore di lavoro non volontarie dopo la nascita di figli sono più bassi; Rappresentanza, per cui il Lazio è primo; Salute, con l’Umbria in prima posizione; Servizi, dove primeggiano la Provincia Autonoma di Bolzano e la Valle d’Aosta; Soddisfazione Soggettiva, con ancora la Provincia Autonoma di Bolzano che raggiunge il livello più alto; Violenza, in cui il Friuli Venezia Giulia presenta il maggior numero di centri anti violenza e case rifugio per le donne.
Le regioni meridionali occupano le ultime posizioni in tutte le dimensioni, ma nel 2023 si può notare come i divari territoriali si siano ridotti, dal momento che la distanza tra Basilicata, che occupa l’ultimo posto assoluto, e la Provincia Autonoma di Bolzano, prima, è di soli 7 punti.
La Responsabile Ricerca e Analisi Dati di Save the Children Italia, Antonella Inverno aggiunge: “In questa direzione va anche il recente provvedimento che finanzia circa 25mila posti nella rete dei servizi educativi all’infanzia, anche se non siamo ancora agli obiettivi fissati inizialmente dal PNRR“.
I progetti di Save The Children per sostenere la genitorialità
Save the Children ha realizzato progetti a sostegno della genitorialità con programmi dedicati all’area della prima infanzia e rivolti ai bambini e alle bambine 0-6 anni, collaborando con organizzazioni territoriali. Sono attivi i programmi ‘Fiocchi in Ospedale‘, che interviene sui primi 100 giorni di vita; ‘Spazio Mamme‘, per sostenere i genitori, soprattutto se in condizioni di fragilità; ‘Per Mano in Piazza‘ a Torino, uno sportello di bassa soglia nella zona di Porta Palazzo in collaborazione con l’ente comunale torinese; a Milano ‘Per Mano QuBì‘, che collabora con le reti di welfare territoriali con l’obiettivo di contrastare la povertà infantile; ‘Poli Mille Giorni‘, poli educativi integrati territoriali, con sede a Moncalieri, Tivoli, Bari, San Luca, Locri e Catania, che hanno offerto servizio a più di 1.905 bambine e bambini e a 1.528 genitori; infine ‘Nuovi Percorsi Roma‘, a supporto di nuclei parentali ad alta vulnerabilità.
Il rapporto completo “Le equilibriste” di Save The Children Italia è disponibile qui.
Articolo a cura di Francesco Dicuonzo