Argentina in sciopero contro le “misure shock” del presidente Milei

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Ancora uno sciopero generale e manifestazioni contro il pacchetto di riforme e privatizzazioni promesso, e concretizzato, dal nuovo Governo: il Senato discute in questi giorni.

L’Argentina di Javier Milei continua la striscia di scioperi e manifestazioni contro le politiche economiche messe in piedi dal nuovo presidente. Il 9 maggio scorso il Paese si è fermato per uno sciopero generale che ha chiuso, o quasi, scuole, trasporti, banche e molti negozi. Il secondo della stagione Milei, l’altro era stato a gennaio, ad appena un mese dall’inizio mandato.

Nell’occhio del ciclone il pacchetto di riforme denominato Leggi Base di Ripartenza, che riguarda privatizzazione, lavoro e tagli pubblici. La Legge è stata approvata dalla Camera il 30 Aprile, attende la discussione al Senato ed è stata firmata da Libertad Avanza, partito di ultra destra al Governo, con 142 voti a favore, 106 contrari e 6 astenuti. A fermare le attività, l’iniziativa della Confederazione Generale del Lavoro (CGT), preoccupata in modo particolare dai cambiamenti apportati al comparto lavorativo e nettamente svantaggiosi per lavoratori e lavoratrici.

Il testo prevede una riforma del lavoro, l’eliminazione della moratoria sulle pensioni, potere al Presidente di eliminare organizzazioni pubbliche, un regime di investimenti con benefici fiscali e privatizzazione, dicevamo, delle aziende pubbliche.

In campo lavorativo, è stata aumentato il periodo di prova, portato da 3 a 6 mesi per grandi aziende ed addirittura di un anno per le micro imprese, ed ancora, a favore delle aziende, sono sparite le multe sul lavoro in nero e sostituite le indennità di disoccupazione con la possibilità di un Fondo di assicurazione sul fine rapporto dove gli stessi lavoratori finanzierebbero la propria disoccupazione. Proposte che cambiano la struttura della legislazione argentina sul lavoro e che, appunto, stanno infuocando le posizioni di popolazione e sindacati.

Per quanto riguarda il passaggio al settore privato, i comparti coinvolti riguardano acqua, carbone, trasporto aereo, energia e poste, tra gli altri. Da questa lista, è stata rimossa la banca nazionale, il Banco Nacion, obbiettivo dichiarato di Milei che, quindi, ha dovuto mediare con la controparte. Almeno per ora. E su questo compromesso ha insistito Milei, che ha criticato l’iniziativa di sciopero, rispondendo ai Sindacati che le misure di riforma siano “Necessarie al Paese per ridurre il forte deficit e l’inflazione” e intendendo che non ci sarà più margine per altre modifiche o concessioni all’opposizione. Per le unioni sindacali, con il portavoce Draher “Le misure non sono sostenibili – ha ribattuto in questi giorni – e molti comparti economici cadranno in un baratro da quale non riemergeranno”. A causa dei tagli.

E meno di un mese fa, erano stati gli studenti universitari scendere in piazza contro i tagli alle strutture pubbliche che, nell’opinione del Presidente, rappresentano un centro di indottrinamento socialista. A decine di migliaia hanno manifestato a Buenos Aires per chiedere maggiori sovvenzioni statali rispetto all’anno passato per fronteggiare l’inflazione che ha tolto potere al budget previsto. Ad oggi, le richieste non hanno trovato spazio: il settore Pubblico, per l’attuale governo non è che un peso da ridurre il più possibile.

Ricordiamo che Milei lo scorso dicembre aveva superato alle presidenziali il rivale Sergio Massa di Unione per la Patria con il 56% delle preferenze: la sua campagna elettorale aveva promesso misure ultraliberiste, come il suo orientamento del resto, con espansione del settore privato, tagli al Pubblico, nazionalizzazione del dollaro ed una serie di restrizioni conservatrici su temi sociali e diritti umani.

Milei, bisogna dirlo, eredita un Paese in crisi economica. Iperinflazione vicina al 300% annuale, una delle più alte al mondo. Proprio la situazione di sprofondo economico gli ha permesso di vincere. A questo si è aggiunto il fatto che Massa fosse un candidato “debole”: ministro dell’Economia al precedente gabinetto, il suo passato e la speranza di una rivoluzione “shock” sono valsi la maggioranza a Milei.

Secondo l’Indec (l’ufficio di statistica nazionale) in questo primo trimestre di tagli e “aggiustamenti” la situazione economica non sembra migliorare: l’attività industriale ha registrato lo scorso marzo un calo del 6,3% rispetto allo scorso febbraio, con conseguenze sulla domanda. In un confronto con l’anno precedente, ancora, l’industria è crollata del 21,2% rispetto allo stesso mese del 2023, mentre nel primo trimestre il settore manifatturiero ha accumulato un crollo del 14,8%. Se la produzione non decolla, migliora il quadro fiscale presentato dal Ministero dell’Economia: ad Aprile si è registrato il quarto avanzo fiscale consecutivo dopo 16 anni di continui deficit.

Le prossime settimane saranno decisive per l’approvazione del pacchetto di riforme, per l’Argentina e per il suo popolo.

Articolo a cura di Sara Gullace

Immagine di copertina via facebook.com/hugoyaskyok

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