A Roma la nuova Factory della Pop Art

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Lo spazio espositivo all’EUR ha presentato al pubblico una nuova mostra e un festival di tre giorni.

Giovedì 12 settembre siamo andati in anteprima per voi alla presentazione della mostra “Viaggio nella Pop Art: un nuovo modo di amare le cose” che sarà visitabile a La Vaccheria all’EUR a Roma, con ingresso libero, fino al 31 marzo 2025. Questo nuovo progetto espositivo, inaugurato il 13 settembre e curato da Giuliano Gasparotti e Francesco Mazzei, porta nella Capitale circa 200 opere provenienti da collezioni private e raccolte dalla Collezione Rosini Gutman di Gianfranco Rosini, finemente accolte negli spazi de La Vaccherianel Municipio IX Roma EUR, in un percorso colorato e coinvolgente.

A due anni dall’inaugurazione, il grande casale dell’agro romano, un tempo adibito a stalla, con questa nuova mostra mira a diventare la Casa romana della Pop Art, un punto di riferimento quindi per i giovani talenti e artisti del territorio, nonché nuovo importante polo culturale per i cittadini romani e turisti stranieri.

Tale progetto è stato fortemente voluto dalla Presidente del Municipio IX Roma EUR con delega alla cultura Titti Di Salvo, con il supporto di Roma Capitale e la collaborazione di Zètema Progetto Cultura. “La Casa Romana della Pop Art era necessaria secondo noi – ha dichiarato la presidente Di Salvo ai margini della presentazione –, necessaria perché vuol dire avere un luogo in cui gli amanti del genere, cioè tutti, possano trovarsi, guardare alla bellezza produrre ulteriore cultura. Questo è un luogo, una casa in cui gli artisti giovani possono esporre gratuitamente e il pubblico può ammirarli gratuitamente“.

A dare il via a questo processo di trasformazione ha contribuito, oltre alla mostra, la prima edizione di From Pop to Pop, festival dedicato alla cultura pop, lo scorso fine settimana.

L’AMORE PER IL POP

Attraversando quasi otto decenni, il percorso espositivo di “Viaggio nella Pop Art: un nuovo modo di amare le cose” vuole raccontare la corrente artistica anticonformista e “popolare” per definizione. La “popular art” è infatti un movimento artistico emerso nel Regno Unito e negli Stati Uniti negli anni Cinquanta, i cui esponenti hanno sfidato le tradizioni delle belle arti includendo nelle loro opere immagini tratte dalla cultura di massa e popolare, come la pubblicità, i fumetti e gli oggetti commerciali di uso comune. Uno dei suoi obiettivi è stato ed è ancora quello di utilizzare immagini della cultura “popolare” nell’arte, enfatizzando gli elementi banali o kitsch, il più delle volte attraverso l’uso dell’ironia. Nella pop art, il materiale è talvolta visivamente rimosso dal suo contesto originale, isolato o combinato con materiale non correlato. “Ciò che la Pop Art vuole è desimbolizzare l’oggetto,dargli l’opacità e l’ottusa caparbietà d’un fatto“, si legge in uno dei cartelli a corredo della mostra.

Si consolida così una vocazione già manifestata nel settembre 2022, quando La Vaccheria ha celebrato la sua apertura con una grande mostra dedicata al genio di Andy Warhol, uno dei principali esponenti del pop, riuscendo a reinterpretare e restituire alla fruizione del pubblico lo spirito di un movimento che, con la sua visione del mondo leggera ma mai superficiale, concettuale e al tempo stesso comprensibile, ha letteralmente rivoluzionato il “modo di amare le cose”.

IL PERCORSO ESPOSITIVO IN TRE DIRETTRICI

La mostra presenta al pubblico, come detto, circa 200 opere di 45 artisti italiani e internazionali, riconducibili alla Pop Art e alle sue varie articolazioni moderne e contemporanee. Artisti diversi e distanti tra loro ma uniti da tratti comuni, ugualmente impegnati nella volontà di comunicare un’emozione, un’idea, uno stato d’animo attraverso un’esplosione di energia pura e dinamica, di colori sgargianti, luce, vitalità, movimento.

L’esposizione si snoda lungo tre direttrici.

La prima è un focus sui grandi protagonisti della Pop Art americana (Andy Warhol, Roy Lichtenstein e Robert Rauschenberg) e della New Pop (Marco Lodola e Mark Kostabi). In mostra opere iconiche di Andy Warhol, come Liza Minnelli e Cow, unite ad alcuni suoi lavori che testimoniano il suo rapporto profondo con l’Italia e la società del tempo. Tra queste è celebre il Fate Presto, interpretazione in stile Pop Art della prima pagina del quotidiano Il Mattino del 26 novembre 1980 che esortava il tempestivo intervento in soccorso delle vittime del terremoto che sconvolse l’Irpinia. A completare il viaggio nella corrente americana opere iconiche di Roy Lichtenstein (Sunrise, Shipboard Girl), Robert Rauschenberg (Sky Rite) e Robert Indiana (Liebe Love).

I temi cari a Warhol, dal rapporto con la musica e con i media alla mescolanza di linguaggi, tecniche e materiali, sono reinterpretati in chiave postmoderna da Mark Kostabi, di cui l’esposizione presenta, tra le altre, l’opera Gaming the Course of History, qui esposta per la prima volta. L’esplosione di colore presente in quest’opera è bilanciata dalla presenza in mostra di alcuni disegni a matita preparatori che costituiscono la fase iniziale del suo percorso artistico e testimonianza concreta della produzione del suo Kostabi World, lo spazio newyorkese in cui il collettivo che ruota intorno all’artista reinterpreta i temi cari a Warhol in chiave contemporanea.

Colori e tratti vibranti caratterizzano anche la produzione artistica di Marco Lodola, fondatore del Nuovo Futurismo, del quale la mostra presenta, tra le altre, il Jim Morrison e l’imponente scultura tridimensionale Abbey Road, al centro del percorso espositivo con i suoi monumentali pannelli portanti per 8 metri di larghezza e 4 di altezza.

La seconda direttrice della mostra si concentra sul protagonismo femminile e sulla forza dirompente delle artiste donne della New Pop Art, raccolte intorno alle Nana dansant di Niki De Saint Phalle, sospese dentro un tornado di tessuti sgargianti, in una sensuale esplosione di vita e femminilità. La presenza artistica femminile è inoltre valorizzata dalle opere di artiste quali Ilaria Rezzi, vicina alla corrente pop surrealista che, con tecnica abile e potente, ci porta in un regno incantato popolato da omini blu; Ludmilla Radchenko, con la sua arte “urlata” e piena di ironia; Erika Calesini e gli oggetti esausti trasformati in qualcosa di utile e funzionale; Olivia Gozzano, che fonde fotografia e tecnica pittorica in una continua ricerca tra spirito e materia; Annalisa Benvenuti con le sue sculture in metallo, e ancora Sandra Tomboloni, Elena Arzuffi, Laura Lanci, Rita Mancini, Marina Roos.

Infine, ma non certo per importanza, l’ultima direttrice del percorso espositivo ci porta nel cuore della Roma degli anni Sessanta, alla riscoperta delle radici italiane della Pop Art che affondano nella Scuola di piazza del Popolo, nata presso il Caffè Rosati e la Galleria la Tartaruga di Plinio De Martis attorno ai fondatori Franco Angeli che realizzava quadri con stencil e vernice spray o pittura e strati di garza (in mostra con Olimpico e Olimpico svastiche), Tano Festa con i suoi dipinti monocromi (presente con la sua opera Manet del 1981), e Mario Schifano, esponente di spicco e tra le figure più poliedriche e affascinanti del gruppo (in esposizione alcune foto da lui ritoccate con smalti e l’omaggio a De Chirico Piazza delle Muse inquietanti).

Infine, a completare il percorso espositivo, le consuete installazioni ideate da Giuliano Gasparotti e Francesco Mazzei e realizzate da KIF Italia negli spazi de La Vaccheria. Sia l’installazione sospesa Pixell, un riferimento all’utilizzo delle Polaroid in dialogo con il ritratto di Liza Minnelli, che la video opera Pop Mirage, all’interno della Mirror room, saranno un omaggio al genio di Warhol che ha rivoluzionato il modo di produrre arte nella sua Factory; mentre Hurricane sarà un tornado di colori fluorescenti che travolgerà le Nana dansant di Niki de Saint Phalle. Tre installazioni con cui KIF Italia intende mettere in evidenza i tre temi portanti della mostra: il sistema della factory, l’utilizzo dei colori e l’influenza della musica e delle celebrità.

IL FESTIVAL

La mostra è stata accompagnata dalla prima edizione del Festival From Pop To Pop, manifestazione organizzata dal Municipio IX Roma EUR che, dal 13 al 15 settembre, ha regalato tre giorni di eventi a ingresso libero e gratuito, anche in orario serale, dedicati alla cultura pop.

Il 13 settembre si è tenuta una Passeggiata nella Pop Art, visita alla nuova mostra con Francesca Romano, a cura di Tam Tam Cultura Aps della Consulta della Cultura del IX Municipio Roma EUR, seguita da una lectio magistralis sulla Pop Art a cura di Alessio Bertini (Fondazione Pistoia Musei). Infine, la sera è stato proiettato il film Diabolik (1968) di Mario Bava con musiche di Ennio Morricone.

La giornata del 14 settembre si è aperta con gli ascolti guidati sul jazz a cura del maestro Livio Ventura, proseguendo poi con la visione del film Blow up (1966) di Michelangelo Antonioni e colonna sonora di Herbie Hancock. La sera e la notte hanno lasciato spazio alla musica con il concerto jazz del Lucrezio de Seta Quintet ispirato proprio alle sonorità di Hancock.

La domenica 15 settembre dalle 11 un Pop Art Brunch accompagnato dall’ascolto di vinili, per riprendere, nel pomeriggio, con “Dopo Carosello iniziano i sogni”. Ricercare Pop Art, spettacolo teatrale liberamente tratto da un testo di Sandro Gindro, di e con Francesco Pezzella, sul palco insieme ad Andrea Biondi e Alessandro Palermo e la voce fuori campo di Roberta Pia. Alle 19.30, Andrea D’Ammando (Sapienza Università di Roma) e il gallerista e collezionista Gianfranco Rosini, con la moderazione di Titti di Salvo (presidente IX Municipio Roma EUR), hanno dialogato su Quel filo tra Pierpaolo Pasolini e Andy Warhol. A conclusione della kermesse, alle 20.30, è stato proiettato il film La decima vittima di Elio Petri (1965). Il tutto, e per tutta la durata del Festival, arricchito da una postazione fissa per l’ascolto di musica in vinile e proiezioni LED di un’intervista ad Andy Warhol.

Articolo a cura di Chiara Ferraro con informazioni concesse dall’ufficio stampa

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