Senza armi non c’è guerra. La Spagna chiede l’embargo di armi a Israele
Il Primo ministro spagnolo ha chiesto all’UE di sospendere l’accordo di associazione con Israele e ha aggiunto: “Netanyahu vuole solo una cosa, imporre con la forza un nuovo ordine in Medio Oriente”.
Mentre prosegue l’offensiva di Netanyahu non solo a Gaza, dove i morti sono 43.000, ma anche in Libano, dove nel corso degli ultimi giorni ripetuti attacchi hanno colpito i caschi blu dell’ONU nel sud del paese, il Primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha chiesto ancora una volta di interrompere la vendita delle armi a Israele, armi che la Spagna ha continuato a fornire dopo il 7 ottobre 2023 in virtù di precedenti accordi commerciali, secondo quanto afferma lo stesso governo spagnolo.
“La comunità internazionale deve sospendere immediatamente l’invio di armi a Israele, come ha fatto la Spagna, e il motivo è tanto semplice quanto incontrovertibile ovvero che senza le armi non si può fare la guerra”, ha dichiarato Pedro Sánchez durante il suo intervento al World in Progress, forum organizzato dal Gruppo PRISA. “E per la stessa ragione”, ha aggiunto, “ritengo che la Commissione Europea, il Governo di tutti i cittadini e le cittadine europee, debba rispondere una volta per tutte alla richiesta formale di Spagna e Irlanda, avanzata ormai 9 mesi fa, e interrompere l’accordo di associazione con il Governo di Israele se si constata, come tutti gli elementi suggeriscono, che è in atto una violazione dei diritti umani. E analogamente, la comunità internazionale deve blindare il proprio appoggio alle Nazioni Unite”.
Pedro Sánchez, sobre el embargo a Israel: “Sin armas no hay guerra”https://t.co/I7tVnhPNFT
— elDiario.es (@eldiarioes) October 14, 2024
Sánchez ha ricordato che a capo della missione ONU in Libano c’è il generale spagnolo Aroldo Lázaro e che il contingente spagnolo conta 650 militari: “Voglio ribadire anche qui che condanniamo, e non potrebbe essere altrimenti, e continueremo a condannare in maniera categorica la dichiarazione di domenica scorsa del primo ministro Netanyahu, perché non ci sarà nessun ritiro di UNIFIL perché, dopo aver assistito a quel che sta accadendo, oggi più che mai è necessario il nostro impegno a sostegno delle norme internazionali”.
“È ora che la comunità internazionale si svegli”, ha detto Sánchez. “È ora di agire con enorme empatia nei confronti del popolo israeliano per quel che ha sofferto, ma anche con decisione contro un governo e contro un primo ministro, in questo caso Netanyahu, che vuole solo una cosa ovvero imporre con la forza un nuovo ordine in Medio Oriente, e questo porterà solo maggiori disordini e maggiore distruzione nella regione e, di conseguenza, maggiore instabilità a livello globale”.
“L’ordine internazionale deve fondarsi sulle norme che ci siamo dati tutti, non sulla forza di pochi”.
Il Primo ministro spagnolo ha affermato inoltre che “non ci sarà una pace duratura e giusta se non si affrontano le cause profonde del conflitto e se non si lavora per l’unica soluzione possibile, quella di due stati, Israele e Palestina, in grado di convivere in pace. Per me è chiaro che il primo ministro Netanyahu ha un solo obiettivo, distruggere di fatto la soluzione politica dei due Stati. Quello che sta succedendo in Medio Oriente è una violazione del diritto internazionale che non viene rispettato da paesi che fanno parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”.
Eppure, l’Unione Europea continua a essere divisa sul conflitto in Medio Oriente. Ci sono volute più di 48 ore perché i 27 concordassero una posizione comune per condannare gli attacchi di Israele alla missione di pace UNIFIL che coinvolge 16 stati membri. Nelle ultime ore della domenica, l’alto rappresentante, Josep Borrell, è riuscito alla fine a ottenere l’unanimità richiesta in materia di politica estera e ha emesso un comunicato nel quale, in confronto ai testi precedenti, i toni contro Israele si alzano ricordando che gli attacchi ai caschi blu costituiscono una violazione del diritto internazionale.
“Sono inaccettabili. Gli attacchi devono cessare immediatamente”, dichiara Bruxelles, che chiede spiegazioni a Israele e una “indagine esaustiva” su quanto è accaduto. “Chiediamo a tutte le parti che rispettino l’obbligo di garantire la sicurezza del personale di UNIFIL in ogni momento e che permettano che la UNIFIL porti avanti il proprio mandato” riporta il testo sulle truppe dispiegate nel sud del Libano.
“Siamo molto preoccupati per i razzi che continuano a essere lanciati su Israele da parte di Hezbollah, offensiva che deve cessare, e per gli attacchi delle Forze di Difesa di Israele (FDI) in zone densamente popolate del Libano, che provocano un elevato numero di vittime civili e l’evacuazione di molte persone. Chiediamo a tutti di rispettare il Diritto Internazionale Umanitario, in qualsiasi circostanza”, sottolinea, allo stesso modo, il comunicato che ribadisce la necessità di un cessate il fuoco.
“La situazione in Medio Oriente non fa che peggiorare”, ha avvertito Borrell prima della riunione con i ministri degli Esteri della UE di questo lunedì in Lussemburgo.
“Non è il segretario generale dell’ONU a decidere se la missione debba continuare o meno, è il Consiglio di Sicurezza a prendere questo tipo di decisioni, quindi smettano di dare la colpa a António Guterres”, ha aggiunto in riferimento all’atteggiamento ostile di Netanyahu contro il massimo responsabile delle Nazioni Unite, che ha dichiarato persona non gradita.
“Avrei preferito una reazione più rapida a una cosa così evidente”, ha ammesso il capo della diplomazia europea a proposito della difficoltà di arrivare a una posizione condivisa.
Intervistato in merito alla richiesta di Pedro Sánchez e Emmanuel Macron di imporre un embargo di armi a Israele, Borrell – che già si era detto favorevole – ha ammesso che gli stati membri “sono profondamente divisi” e rimanda questa possibilità nelle mani dei singoli governi, essendo una “competenza nazionale”. Per essere adottata dalla UE, questa misura dovrebbe essere votata all’unanimità, cosa che al momento sembra impossibile.
Traduzione di Valentina Cicinelli via eldiario.es
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