A Roma in mostra Joan Miró, il costruttore di sogni
Colori accesi, linee semplici e in libertà: questa mostra è un ritorno ai sogni insieme a Joan Mirò, un’immersione nel mondo di uno degli artisti più importanti del ‘900.
Una mostra, tanti colori e linee, un uomo che nella sua vita fu davvero “un costruttore di sogni“: il catalano Joan Miró, che insieme a Picasso e Dalí fa parte di quel tris di artisti spagnoli che rivoluzionò la storia dell’arte del secolo scorso. Rappresenta, tra i tre, decisamente l’aspetto più ludico e gioioso dell’arte, quel lato che traspare al cento per cento in questa mostra romana che lo celebra.
L’arte di Miró
Quello di Miró è sicuramente un linguaggio visivo immediatamente riconoscibile. Un artista conosciuto perlopiù per il suo contributo al Surrealismo ma che con il suo ampio lavoro ha attraversato vari stili artistici ed esplorato forme e tecniche innovative. Joan Miró era originario di Barcellona, e ha trascorso la sua infanzia in una casa vicino al mare, circondata dalla natura, che ha avuto un impatto profondo sul suo immaginario artistico. Le sue opere spesso richiamano elementi naturali come stelle, uccelli e la terra.
Le figure di Miró sono essenziali, quasi schematizzate, ma piene di espressività; i suoi colori sono i colori primari intensi (rosso, blu, giallo) combinati con il nero e il bianco. Visitando la mostra si percepisce questa forza potente del colore di Mirò, che nelle sue opere ha un ruolo emotivo e simbolico. Con queste esplosioni di colore, in bilico tra figurazione e astrattismo, Mirò è in grado di evocare quella gioia di vivere spesso repressa nella nostra quotidianità.
La mostra
Si è aperta il 14 settembre al Museo storico della Fanteria la mostra dal titolo “Miró: il Costruttore di Sogni” che si protrarrà fino al 23 febbraio 2025. L’edificio, che ospita la mostra, situato nel quartiere Esquilino, in piazza di Santa Croce in Gerusalemme, è un palazzo in stile liberty, circondato da un grande e curatissimo giardino, arricchito da reperti archeologici e oggetti monumentali che merita anch’esso una visita per la diversa prospettiva su Roma che offre.
L’esposizione è articolata in più sezioni che vanno dalla fase creativa di Miró delle illustrazioni di libri di poesia, alla fase della lavorazione della ceramica fino alla pittura e alle litografie. La mostra si compone di 150 opere provenienti da vari musei spagnoli e francesi tra cui dipinti, tempere, acquerelli, disegni, sculture e ceramiche. Il racconto sull’artista è reso più profondo e interessante grazie all’esposizione di alcuni libri e documenti e grazie a una sezione fotografica e dei video che danno modo di conoscere meglio l’artista anche nel suo privato.
Le litografie
La grafica è stata per Miró un pilastro della sua arte. Negli anni ’40 e ’50 Miró comincia a lavorare assiduamente con la tecnica della litografia, un procedimento artistico che permette, attraverso l’uso di pietre o lastre sulle quali sono direttamente trasportati scritti o disegni da stampare.
La mostra ci offre una bella panoramica su tantissime litografie che accompagnano il percorso della vita di Joan Miró, scandita da collaborazioni celebri e da eventi importanti su cui ha lasciato la sua memorabile impronta creativa e che ancora oggi a vederle ci portano a colpo d’occhio a ricordarlo.
Basti pensare alla celeberrima locandina dei mondiali di calcio del 1982, proprio quelli vinti dalla nazionale italiana ospitati dalla Spagna, paese natale dell’artista. Per questo evento Miró creò per l’occasione una litografia intitolata “El mundo unido por un balón” (“Il mondo unito da un pallone”). La bellezza del significato di questo lavoro è che cattura lo spirito universale del calcio come forza unificatrice globale e rappresenta l’essenza della visione di Miró, caratterizzata come sempre da un’astrazione gioiosa e da colori molto vivaci. Il pallone da calcio è il fulcro, attorno al quale si sviluppano forme che simboleggiano l’energia, il movimento e l’unione tra i popoli.
Gli amici di Miró
Le amicizie che hanno segnato profondamente la vita dell’artista sono quelle con i “colleghi” artisti Picasso e Dalí in primis, ma anche quelle con tanti poeti e letterati del periodo.
Picasso ammirava la freschezza e l’originalità delle opere di Miró, che esploravano mondi surreali e poetici. Miró, dal canto suo, guardava a Picasso come a un pioniere che sfidava le convenzioni artistiche. Entrambi cercavano di rompere con la tradizione accademica e contribuivano all’evoluzione dell’arte moderna. Sebbene non abbiano mai collaborato direttamente Mirò e Picasso furono entrambi coinvolti nel sostegno alla causa repubblicana durante la Guerra Civile Spagnola.
Mentre con Picasso, Miró mantenne un’amicizia basata su stima reciproca e impegno politico, con Dalí il rapporto si incrinò a causa di differenze sia personali sia artistiche e a causa dell’avvicinamento di Dalí al franchismo.
Tuttavia, entrambi i legami riflettono il ruolo centrale di Miró nella scena artistica del suo tempo e la sua capacità di dialogare con figure di primo piano, pur mantenendo una forte identità personale.
Una vita da Mirò: perché visitare la mostra
Questo sguardo, non solo sull’arte ma sull’anima di Miró come artista e come uomo, porta al visitatore una nuova sferzata di energia e gioia creativa.
Miró e i suoi colori, le sue forme, lasciano istantaneamente nel visitatore un’impronta che resta ben impressa. È un po’ come quando ci troviamo di fronte alla sua firma inconfondibile, dove aggiungendo un punto sopra la “i” di Joan Miró, l’artista ha voluto richiamare simbolicamente le stelle.
Un costruttore di sogni, profondamente radicato nella sua terra, ma anche aperto alla sperimentazione e al mondo onirico, con quell’incredibile capacità di trasformare l’ordinario in straordinario che ci stupisce.
Articolo a cura di Elena Murgia
Immagine di copertina via Flickr – licenza Creative Commons