Ultimi giorni per scoprire Botero a Roma, a Palazzo Bonaparte

Tempo di lettura 8 minuti
Una grande mostra nella capitale omaggia l’artista colombiano, scomparso nel 2023.

Tutti i grandi artisti sviluppano uno stile proprio, riconoscibile anche nelle forme più semplici. Un’arancia dipinta da Cézanne è diversa da una di Picasso, Van Gogh o Botero. Senza uno stile unico un artista non esiste veramente.

Fernando Botero

Botero. La Grande Mostra“, è la prima grande esposizione a un anno dalla morte del maestro colombiano (avvenuta il 15 settembre 2023), ritenuto uno dei pittori più importanti del XX secolo. Un artista celebre per il suo stile unico caratterizzato dalle forme volumetriche e dalle linee curve e abbondanti, inconfondibili. Venuto a mancare recentemente questa mostra ha il compito di farlo vivere ancora potentemente tra noi, grazie alla sue opere.

Botero e l’Italia

L’Italia ha avuto un’influenza cruciale sulla carriera di Botero e sull’origine suo stile artistico. La sua formazione è stata influenzata fortemente dal Rinascimento avendo studiato anche all’Accademia di Belle Arti, a Firenze.

Visitando musei e chiese, l’artista colombiano si immerse completamente nella cultura e nell’arte rinascimentale italiana. Qui approfondì lo studio di maestri come Giotto, Piero della Francesca e Michelangelo che influenzarono profondamente il suo uso del volume e la ricerca di proporzioni ideali, reinterpretate poi attraverso il suo linguaggio distintivo.

Botero si rifà alla tradizione rinascimentale, in particolare ai colori e alla luce che caratterizzano le opere di molti maestri italiani quando utilizza i colori in modo vibrante, creando le sue composizioni luminose e gioiose. Fu proprio osservando le opere degli artisti classici che Botero comprese l’importanza del volume e della proporzione nell’arte. Questa scoperta lo portò a sviluppare uno stile personale, in cui le forme venivano esagerate e rese monumentali.

Nella prima parte della mostra troviamo subito una sezione dedicata a questa formazione – e ispirazione – tutta italiana.

Fin dai primissimi viaggi in Europa dal 1952, l’artista ha realizzato numerosi omaggi a celebri esponenti della storia dell’arte universale. Omaggi che si si sono tradotti in una serie di “Versioni”, tra cui alcune presenti in questa mostra che sono meravigliose perché danno vita a opere diverse dalle originali, proprie dello stile di Botero. “L’arte”, diceva Botero, “è la possibilità di ricreare la stessa opera in modo differente”.

Tra queste “Versioni” esposte a Palazzo Bonaparte stupiscono: “El Diptico”, ispirato a Piero della Francesca e La Fornarina, citazione di Raffaello tra i rinascimentali. “El Matrimonio Arnolfini”, da Jan van Eyck e “El retrato de los Burgueses”, che riprende Rubens.

La mostra

La “Grande Mostra”, curata dalla figlia dell’artista Lina Botero e da Cristina Carrillo de Albornoz, grande esperta della sua opera, ripercorre sessant’anni di carriera con un corpus di oltre 120 opere, allestite in 11 sezioni.

Questa esposizione è il racconto – e la dimostrazione – di come Botero riuscì a esaltare i volumi come mai visto prima nella storia dell’arte.  Le sezioni vanno dalla fase delle cosidette “versioni” in cui sono esposti i dipinti ripresi dai capolavori dell’arte da lui riprodotti e reinterpretati, alle nature morte, passando per le sale che raccontano la sua Colombia, con i musicisti e i ballerini, con le scene politiche e religiose e la critica sociale, il circo e le corride.

Dipinti, acquarelli, sculture e opere inedite riempiono le sale di Palazzo Bonaparte con i loro colori intensi e vivaci e le forme piene e abbondanti regalandoci un “viaggio boteriano” indimenticabile.

Botero e le sculture

La mia estrema passione per la forma mi ha portato alla necessità di trasformare i soggetti della mia pittura in veri e propri volumi tridimensionali e tattili“, diceva Botero, che chiedeva sempre alle persone di toccare le sue sculture. Alcune delle opere  di Botero sono esposte nelle sale della mostra e la completano, creando un’armonia insieme alle tele. L’artista che iniziò a scolpire a metà degli anni Settanta con opere di piccolo formato ogni estate andava a Pietrasanta, in Toscana. Questa città con una straordinaria tradizione scultorea, dove c’erano sette fonderie, gli permetteva di dare forma alle sue sculture.

Le nature morte

Alla fine del XX secolo non erano molti gli artisti che si cimentavano ancora sul tema delle nature morte, genere che invece ha esercitato un grande fascino su Botero, che quindi lo ha fatto diventare uno dei suoi temi ricorrenti e che ritroviamo ampiamente in una sezione della mostra.
Con le nature morte l’artista rivendicava qualcosa di fondamentale: più che il tema in se, ciò che conta è soprattutto lo stile. “ll tema è talmente poco importante che praticamente scompare. Quello che conta e che va messo in risalto in una natura morta è lo stile specifico e individuale dell’artista”. “È la capacità creativa di fare qualcosa di distintivo” diceva.

L’esperienza multimediale

A Palazzo Bonaparte si resta sempre sorpresi dalla multimedialità e dagli effetti ottici delle installazioni presenti. In una grande sala è stata ricreata un’atmosfera che ci porta nel mondo dell’artista per un’esperienza immersiva.

Entrando in una sala di specchi possiamo vivere l’arte di Botero tra riflessi e Illusioni ottiche, capaci di moltiplicare la bellezza senza tempo delle opere caratterizzate dalle inconfondibili forme dilatate che trasmettono sensualità e vitalità.

Qui l’arte del Maestro colombiano diventa viva, permettendo allo spettatore di immergersi nel suo mondo come mai prima d’ora.

I temi della mostra

Alcuni temi fondamentali ricorrono continuamente nella vita artistica di Botero. Temi che provengono dalla sua infanzia, dal suo vissuto e dalla sua cultura latina ben visibile nella sua arte. Botero ha rappresentato soprattutto la vita quotidiana con un occhio attento ai dettagli e con una grande dose di ironia. Le sue opere ritraggono scene di vita familiare, personaggi popolari, nature morte e paesaggi, sempre con un tocco di umorismo e di umanità.

Musicisti e ballerini

La musica e il ballo sono tematiche che ritroviamo spesso nei dipinti e nelle sculture di Botero. La musica e la danza, elementi fondamentali della cultura latinoamericana, sono spesso rappresentati nei suoi quadri per celebrare la gioia, l’intensità emotiva e il senso di comunità. Botero trae ispirazione dalla sua terra natale, catturando l’atmosfera di feste popolari, serenate e momenti intimi che trasmettono il profondo legame tra le persone e le loro tradizioni.

Tra le opere presenti la famosa “Ballerina”, anche protagonista della locandina  ufficiale della mostra e “I quattro musicisti”.

Il circo e la corrida

Tanto il circo quanto la tauromachia sono temi ampiamente raccontati ne “La Grande Mostra”. Temi che offrono grandi libertà e possibilità plastiche perché permettono di giocare con la composizione, il colore e la luce.
Botero cominciò a realizzare raffigurazioni ad acquerello dei tori a quindici anni, copiando i manifesti delle corride. Lo zio infatti lo aveva iscritto alla scuola di banderilla che gli diede la prima ispirazione come pittore.

Il tema è stato ripreso ripetutamente in dipinti ad olio, disegni, acquerelli, carboncini, pastelli, sanguigne e un’infinità di bozzetti, in un’incontenibile ondata di energia e creatività.

Anche il circo è un tema universale e plastico. Il circo ci fa capire che nulla di quello che uno fa risulta eccessivo perché è sempre tutto possibile. Il circo è tutto questo: un meraviglioso mondo a sé.

Botero iniziò a confrontarsi con questo tema nel 2006, durante una delle visite annuali a Zihuatanejo, in Messico. Lì scoprì un circo che vantava un autentico sapore latino-americano.

Anche se nelle opere appaiono nel pieno dell’azione, gli attori del circo riflettono la serenità e la staticità proprie dei personaggi boteriani. I trapezisti, i pagliacci e i contorsionisti sono i protagonisti di questa serie di opere che si caratterizza per i colori, la malinconia e l’incanto poetico.

La sua Colombia

“Per essere universale, l’arte dovrebbe essere locale, radicata nella propria terra, nel proprio patrimonio e nella propria vita. Nel mio lavoro reinvento i miei ricordi, dando loro nuova vita, nuovi colori e forme esagerate.”

Botero era profondamente legato alla sua terra e alla sua cultura. L’artista ha sempre intrecciato profondamente le sue opere con le sue origini colombiane. Affermava che l’arte e l’autore devono assicurarsi che le proprie radici continuino ad affondare nella propria terra per tutta la vita.

Una grande ricchezza di colore e forma con richiami latini pervade le stanze di Palazzo Bonaparte nelle opere che raccontano la vita colombiana, delle ballerine o dei danzatori, ma anche nelle rappresentazioni di critica sociale.

Nonostante abbia viaggiato e vissuto in diverse parti del mondo, la Colombia è rimasta un punto di riferimento costante e una fonte inesauribile di ispirazione, con colori, soggetti e ambientazioni tipicamente latine. Queste rappresentazioni sono vere e proprie celebrazioni della cultura e della vita quotidiana colombiana, viste attraverso la lente della sua particolare estetica.

La critica sociale e la violenza

Al di là dell’apparente leggerezza e dell’estetica gioiosa, le opere di Botero nascondono spesso una sottile critica sociale. In Botero, come in Picasso e in Goya, l’arte ha il potere di tenere nel tempo la memoria di un episodio. Il mondo ricorda il bombardamento di Guernica durante la Guerra Civile spagnola perché Picasso lo ha dipinto. Lo stesso è accaduto con Goya e le esecuzioni del 2 maggio.

L’arte diventa anche in Botero una testimonianza che vince il tempo e cattura degli episodi nella memoria collettiva. Tra le opere presenti nella mostra una delle più intense è sicuramente “Il Massacro delle 20.15“.

Questo dipinto del 2004 rappresenta una svolta nella produzione artistica di Botero. L’artista si concentra su un evento tragico, un massacro, che sconvolge l’osservatore. Il quadro rappresenta appunto un evento violento in cui le figure, pur mantenendo le caratteristiche forme boteriane, sono deformate dal dolore e dalla paura. Questo contrasto tra la rotondità tipica dell’artista e l’espressione della sofferenza crea un impatto visivo molto forte.

Botero, con questa opera, denuncia metaforicamente la violenza che affligge la società, in particolare quella colombiana, di cui è originario e in particolare i crimini legati al conflitto armato e alla lotta contro i cartelli della droga.

Un’opera che denuncia

Una sezione della mostra racconta un momento a noi molto vicino nel tempo e nel ricordo: lo scandalo di Abu Ghraib del 2004.

Botero ha trasformato delle immagini scioccanti provenienti dalla prigione di Abu Ghraib in arte, raccontando attraverso i suoi dipinti l’episodio scandaloso delle torture perpetrate dalle forze statunitensi in Iraq.

Le opere su Abu Ghraib mostrano la crudeltà dell’uomo nei confronti del suo simile, esaltando l’aspetto grottesco e degradante delle torture. Ci scuotono e ci fanno riflettere.

Info e costi

È possibile visitare la mostra a Palazzo Bonaparte, con ingresso in Piazza Venezia, fino al 19 gennaio 2025 tutti i giorni fino alle 19. Sabato 18 e domenica 19 gennaio per la chiusura l’apertura sarà straordinaria fino alle ore 23.00 con ultimo ingresso alle ore 22.00.

Il biglietto è prenotabile online. Si consiglia questa opzione per evitare code.

Perché visitarla?

Fernando Botero morì poco più di un anno fa il 15 settembre 2023, realizzando il suo sogno di continuare a lavorare fino all’ultimo, lasciando un’eredità monumentale che continua a ispirare il mondo dell’arte.

La forza della sua opera sta proprio nel suo messaggio così forte e nell’aver saputo trasformare i ricordi della sua infanzia, le esperienze vissute nella sua terra natale e l’amore per la sua cultura in un linguaggio universale, capace di emozionare e coinvolgere un pubblico vasto e diversificato che ci arriva qui a Palazzo Bonaparte con tutta la sua potenza.

Questa mostra è un invito alla riflessione. Botero, è soprattutto colore e gioia ma qui ne “La Grande Mostra” grazie alle sue opere più profonde, ci invita a riflettere sulla violenza, sulla sofferenza e sulla necessità di costruire un mondo più giusto e pacifico di cui al giorno d’oggi abbiamo urgente bisogno.

 

Articolo a cura di Elena Murgia

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