Turchia. Arrestato Ekrem Imamoglu, sindaco di Istanbul e principale oppositore di Erdogan

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L’accusa è di corruzione e favoreggiamento. In un video girato poco prima dell’arresto ha dichiarato: “Ci troviamo di fronte a una grande tirannia”. Vietate manifestazioni e oscurati i social.

Il sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, è stato arrestato la mattina del 19 marzo con l’accusa di corruzione e terrorismo: secondo i media turchi avrebbe aiutato l’organizzazione terroristica Pkk. Oltre a Imamoglu sono stati fermati circa un centinaio di persone a lui vicine, tra cui uomini d’affari, giornalisti e altri rappresentanti eletti.

Poco prima di consegnarsi alle forze dell’ordine turche, ha diffuso un video su X in cui ha dichiarato: “Ci troviamo di fronte a una grande tirannia. Ma voglio che sappiate che non mi arrenderò. Mi dispiace dire che un pugno di menti sta cercando di usurpare la volontà della nostra nazione”.

Le future elezioni e le precedenti accuse

Il prossimo 23 marzo sono previste le primarie del partito di Imamoglu, in cui è il favorito. La sua intenzione è quella di candidarsi alle elezioni presidenziali del 2028 come principale avversario di Recep Tayyip Erdogan.

Questa non è la prima accusa giudiziaria contro Imamoglu: già nel 2022 era stato condannato a oltre due anni di carcere per insulto a pubblico ufficiale. Proprio quella sentenza gli aveva impedito di concorrere alle elezioni del 2023 contro Erdogan.

Manifestazioni vietate e social oscurati, la reazione dell’opposizione

Vietate manifestazioni o altri tipi di riunioni per 4 giorni, dal 19 al 23 marzo, per “mantenere l’ordine pubblico in tutta la città e prevenire eventuali azioni provocatorie”. I principali social network come X, Instagram, YouTube e Facebook sono stati oscurati e alcune fermate della metropolitana sono state chiuse proprio per evitare proteste.

Ozgur Ozel, segretario del Chp, partito di opposizione nonché partito di Imamoglu, è stato uno dei primi a contestare l’arresto: “In questo momento è in atto un’imposizione per impedire alla nazione di determinare il prossimo presidente”.

Anche il presidente del partito filo-curdo Dem, Tuncer Bakirhan ha commentato quanto accaduto: “È un chiaro attacco alla democrazia e alla volontà popolare”.

Articolo a cura di Francesco Dicuonzo

Immagine di copertina via Instagram

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